Patentino d’immunità: le opinioni e i dubbi dei ristoratori di Milano

Kanji Milano sushi

Patentino d’immunità? Bocciato dai ristoratori di Milano. Nella ricerca di una soluzione temporanea mentre la campagna di vaccinazione va avanti, il governatore della Campania De Luca ha annunciato che rilascerà un patentino d’immunità a tutti i suoi cittadini dopo la seconda vaccinazione (come richiede la procedura Pfizer). Abbiamo già analizzato i pro e i (tanti, tantissimi) contro di una soluzione difficilmente praticabile ma in una situazione di tale incertezza, non ci sentiamo di escludere a proprio davvero nulla. A questo punto non resta che chiedere ai ristoratori di Milano e dintorni la loro posizione su un’eventualità del genere.

Patentino d’immunità: l’opinione dei ristoratori di Milano

Valerio Stumpo, Mamma Rosa

Mamma Rosa Milano

«Sono fortemente contrario a qualsiasi ipotesi di patentino. Senza mezzi termini: per me il patentino di vaccinazione porta con sé un alone di discriminazione e non è la soluzione per i posti pubblici. Cosa fare? Per me bisognerebbe fare un liberi tutti e aprire, certo, sempre nel rispetto delle norme sanitarie, anche eventualmente inasprendo certe regole, come portare il distanziamento da un metro a un metro e mezzo, se necessario. Altrimenti qui si muore di fame: un conto è stare fermi per uno, due, tre mesi, altra cosa è uno stop di un anno. Non è sostenibile neanche da chi è più strutturato. I soldi sono finiti»

Gabriele Santoro, Pasticceria Martesana

Gabriele Santoro

«Siamo assolutamente pro vaccino, ma crediamo che quella di De Luca sia una soluzione troppo estrema. Le persone vaccinate sono ancora molte poche e applicare una normativa del genere permettere ad un numero limitatissimo di clienti di entrare nei locali, una situazione che si protrarrebbe per svariati mesi. Crediamo sia fondamentale rispettare tutte le indicazioni come distanziamento sociale e uso delle mascherine, sicuramente il vaccino sarebbe una garanzia ulteriore, ma ci sembra una soluzione davvero estrema per i locali»

Fabio Titone, All’Origine Ristorante

Fabio Titone chef

«Potrei persino essere d’accordo con l’idea di un patentino d’immunità, a patto che le vaccinazioni avvengano in tempi ben più brevi di quelle previste. Altrimenti quella strada non diventa percorribile: impossibile pensare di escludere per un tempo eccessivamente lungo le fasce d’età in cui rientrano non solo la maggioranza dei cliente ma anche dei lavoratori del settore. Mi rendo conto sia difficile ma se invece ci dicessero che da qui a giugno tutti avranno la possibilità di accedere al vaccino, in discorso cambierebbe e sarai favorevole anche a “lasciare in attesa” chi decide di non farlo, aspettando che si sia raggiunta l’immunità di gregge»

Sabrina Magnaldi Chacòn, Tripburger

Sabrina Tripburger

«Avere una certificazione di immunità potrebbe essere visto come una panacea per settori come la ristorazione o il mondo dell’arte e dello spettacolo. Tuttavia siamo ancora in un’epoca dove, nonostante siamo noi in prima persona a pubblicare ogni nostro movimento, il diritto alla privacy è ancora un’utopica necessità. Non trascurabile è la disponibilità del vaccino: categorie come quella dei ristoratori e tutti gli operatori del comparto, ma anche semplicemente le fasce d’età di riferimento, cioè 30-45 anni, saranno tra gli ultimi ad essere vaccinati. L’idea perciò non mi dispiace in assoluto ma credo potrebbe essere usufruibile non prima della fine del 2021. Perché quindi non considerare tra le categorie a rischio proprio la nostra? Oltre che metterci al sicuro ci permetterebbero di tornare al lavoro, cosa di cui abbiamo bisogno con estrema urgenza»

Michele Capuano, Il Santo Focaccerie Genovesi

Michele Capuano - Il santo focaccerie genovesi

«Sono contrario all’ipotesi del patentino. Non ci sono date certe per le vaccinazioni, si sa soltanto che gli under 60, ovvero il nostro core business, saranno gli ultimi. Partire da subito con un patentino significa escluderli e questo ci penalizzerebbe troppo. Inoltre ci sono anche limiti pratici. Io lavoro con il take away e la richiesta di dover visionare un patentino ogni volta richiederebbe tempistiche e risorse in più. Sicuramente un incentivo alla vaccinazione può rivelarsi utile ma non credo sia questo»

Piero e Massimo Contino, Arrow’s

Arrow's Milano

«Per noi non è corretto percorrere questa strada. L’attesa è troppo lunga prima che l’idea di un patentino possa avere senso, finirebbe con l’essere più discriminante che utile. Apertura sia a pranzo che a cena con misurazione della temperatura, sanificazione regolare, obbligo di mascherina quando non si è seduti al tavolo e distanziamento. Quaranta, cinquanta coperti… il necessario per riuscire a lavorare. La nostra clientela in questo momento o rimasta fuori Milano o comunque lavora da casa, si reca da noi per un’esperienza al tavolo e non per l’asporto. Abbiamo attivato la possibilità di take away ma non è in alcun modo sufficiente»

Jay Lin, Kanji / Ramen Shifu / Fusho / Wok’In

Jay Lin - Kanji Milano

«Il patentino potrebbe essere uno strumento utile nel caso in cui il vaccino possa essere somministrato ad un’ampia fetta di popolazione in tempi brevi. In questo momento hanno giustamente la priorità le fasce deboli, quindi le misure più efficaci rimangono le misure di sicurezza che abbiamo adottato nel corso del 2020»

Barbara Clementina Ferrario, Capra e Cavoli

Capra e Cavoli Milano

«Il patentino di vaccinazione? Con tempistiche certe potrebbe aiutare noi operatori a lavorare in più sicurezza, oltre a mettere i clienti in una situazione di maggiore tranquillità quando decidono di frequentare luoghi pubblici»

Liwei Zhou, MU Fish (Nova Milanese)

Mu Fish Nova Milanese

«Il patentino porterebbe con sé necessariamente delle discriminazioni, che penalizzerebbero tanto i ristoratori quanto i consumatori. Non sono quindi in alcun modo d’accordo, la ripresa sarebbe ancor più lenta. Per me l’ideale sarebbe ricominciare a lavorare appena possibile, con la massima serietà e rispettando tutte le norme, avendo sempre tutte le accortezze necessarie verso i clienti, come d’altronde è nella nostra filosofia da sempre»

Pasquale Nastri, Porcobrado

Porcobrado Milano

«Da ristoratore sarei contento di ospitare nuovamente i miei clienti ma non mi sembra la soluzione migliore perché comunque non garantisce la totale serenità nell’esperienza di ristorazione. Al momento quel che sappiamo è che il vaccino ripara al 100% dal contagio. Non mi piace poi l’idea di escludere determinate persone che non possono avere accesso a questo patentino. La soluzione ideale non esiste ma un tracciamento serio, totale e obbligatorio come fatto in altri Paesi aiuterebbe un processo di ritorno alla normalità»

Luca Sala, Cascina Selva (Ozzero)

Luca Sala - Cascina Selva

«Se da una parte posso comprendere che l’iniziativa possa essere un incentivo per vaccinarsi, resto contrario. Il ristorante è un luogo di condivisione, di emozione e confronto. Limitare l’accesso a chi è stato vaccinato, lasciando fuori chi non l’ha fatto è discriminante. Nell’ultimo anno noi ristoratori, forse più di chiunque altro, abbiamo imparato il vero significato del distanziamento. E come noi anche la clientela si è abituata a maggior spazi, alle precauzioni necessarie. A maggior ragione il patentino non diventa necessario»

Simona De Simone, Festina Lente (Seregno, MB)

Simona De Simone Festina Lente

«Non sono d’accordo. Nel momento in cui vengono rispettate le norme stabilite dal Governo, non ritengo sia necessario “patentarsi” per poter andare al ristorante o in altri locali pubblici. Mi sembra una limitazione della propria libertà individuale e delle proprie scelte»

Luca Leone Zampa, Immorale

Luca Zampa

«Al netto di ideologie ed idealismi vari, se mi dessero la possibilità di aprire solo per i pochi primi vaccinati con patentino ed incassare qualcosa, io direi di sì, anche “discriminando” una marea di persone. Mi rendo conto degli incredibili limiti di questa soluzione ma la situazione è disastrosa, in questo momento nessuno ci sta aiutando. Davvero nessuno»

In apertura: Kanji Fusion Restaurant Milano

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