‘Street food selfie’: dal Texas la moda dell’autoscatto del cibo

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Street food selfie: dal Texas la moda dell'autoscatto che coinvolge il cibo. Un tempo si chiamava “autoscatto” e non se lo filava nessuno. Poi l’hanno ribattezzato “selfie” ed è diventata una specie di malattia contagiosa. Tutti a farsi foto da soli nelle più improbabili situazioni e poi di corsa a condividerle sui social network nella convinzione che a qualcun’altro possa davvero interessare vederle. D’altronde è “moda”, e richiede solo che tante persone facciano la stessa cosa, mica che la cosa in sé abbia senso. Quanto ci poteva volere perché il selfie si combinasse con il cibo, altro incolpevole soggetto di infinite foto di dubbia utilità? Ebbene l’attesa è finita, è arrivato il momento dello “street food selfie”.

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Il merito di cotanta invenzione è di Nick Mollberg, 31enne di Austin (Texas, USA) viaggiatore per vocazione e per lavoro visto che la sua professione di consulente informatico lo porta abitualmente ai quattro angoli del globo.

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Questo giovane americano ha iniziato circa 5 anni fa a scattare fotografie che ritraevano specialità culinarie del posto dove si trovava collocate su uno sfondo che rivelasse uno scorcio della località in questione. All’inizio era solo per aggiornare gli amici sui suoi spostamenti, ma poi si è trasformato in un vero e proprio rito e sul suo profilo Facebook l’album “Food Eats” è andato continuamente arricchendosi attirando l’attenzione degli altri frequentatori della Rete. Le immagini hanno poi trovato posto anche su Flickr e Mollberg ha così deciso di continuare nella sua singolare impresa.

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L’inizio furono dei pasticcini a Parigi, lungo la Senna, e poi sono arrivati, tra gli altri, le arance in Marocco, l’ananas in Belize, i salumi a Romadolci ad Amsterdam e Praga: «Per comprendere la cultura di un Paese è fondamentale provare la sua vera cucina – ha spiegato Mollberg al “Daily Mail” – per questo cerco sempre di vagare e allontanarmi dalle zone più turistiche per sperimentare le reali specialità locali, magari insieme agli abitanti del posto». Un’abitudine che l’ha reso ormai un esperto di street food: «Non ho niente contro i grandi ristoranti eleganti, ma alcune delle pietanze più buone che abbia mangiato in vita mia le ho trovate in locali piccolissimi o in camioncini sulla strada». Con alcuni luoghi che gli sono rimasti nel cuore: «A Istanbul la cultura dello street food è fenomenale. E anche a Fez, in Marocco, con tanti tortuosi vicoletti che brulicano di bancarelle piene di cibo. Senza dimenticare Praga, ricca di dolcetti e ottime salsicce».

© Il Fatto Quotidiano / Puntarella Rossa

A cura di Fps Media

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