Italo 2 / Date da bere agli assetati

(ha collaborato Agrette Sauvage) Out of order. Non si può dire che la nuova Italia che si è messa in moto con Montezemolo, equivalente ferroviario del gabinetto tecnico dei Professori, non sappia l'inglese. Diremmo che finora è l'unica differenza con la vecchia, decrepita Italia. Ma forse è l'ipoglicemia che parla. Perché di fare colazione sul nuovo Italo non se ne parla, almeno nella Smart, che poi nel chador verbale di Ntv, non è altro che la seconda, vecchia classe. Date da bere agli assetati, dice il Vangelo. Ma se la macchinetta è out, non c'è verso. Niente carrozza bar, niente acqua, niente caffè, niente di niente. Arsura e bile. E in Prima? In Prima passa un carrellino triste che serve una sbobba marrone nel termos da guerra. Insieme alla sbobba ti ritrovi con un pugno di inutili noccioline in mano e un biscotto. Dico, uno (nonostante la foto sulla confezione ne ritragga, beffarda, tre). Ottimo, straordinario, una delizia. Ma uno. Lo assaporiamo lentamente, briciola per briciola, per farlo durare di più.
(qui la prima puntata su Italo – Eataly)

Sia chiaro, non è che noi si abbia il dente avvelenato con Ntv. Né ci esalta Trenitalia, che tanti danni ha fatto. Però pare che i nuovi arrivati ce la stiano mettendo tutta per deragliare. Chi sarà stato il genio che ha munito la classe Smart solo di una macchinetta delle bevande? Se si rompe, e si rompe, il viaggio si trasforma in un calvario. Bimbi assetati, madri sconsolate.

E se funziona, un caffè ti costa la bellezza di 1,5 euro. In piazza di Spagna, per quel prezzo ti danno anche il cioccolatino insieme al caffè. E allora mille volte meglio Trenitalia: nella vecchia carrozza bar (foto sopra), ci sono l'espresso, la spremuta d'arancia e lo yogurt. Se vuoi mangiare, mangi seduto sereno, senza differenze di classe. Sulla Smart, invece, c'è l'apartheid classista: se vuoi mangiare, o perlomeno assaggiare le esigue prelibatezze di Eataly, devi cambiare classe.

In Prima, neanche la graziosa signorina color amaranto riesce a districarsi in un menu del quale non ricorda cosa si deve ordinare via internet e cosa si può ordinare a bordo. Il soffice croissant è previsto solo sui "futuri treni No stop". Chissà perché e chissà cosa sono i treni no stop. Mentre malediciamo la tecnocrazia idiota, allunghiamo le gambe sulle belle poltrone Frau ma le ginocchia doloranti premono sul sedile davanti: contrariamente ai Freccia Rossa, c'è solo un tavolino ogni carrozza, per il resto si procede stipati come in un cinema di quart'ordine. Proviamo a connetterci al wifi, offerto gratuitamente da Italo. E ci mancherebbe che lo pagassimo, perché naturalmente non funziona. Chiamiamo il tecnico, che smanetta per mezz'ora, poi si arrende. Ma ci fa delle foto all'ipad: "Così le faccio vedere al mio capo". All'atto della prenotazione, abbiamo scelto la carrozza cinema, offerta gratuitamente anche lei, e naturalmente siamo finiti altrove.
Scesi dal treno, passiamo urgentemente da Pompi e ingurgitiamo una doppia razione di tiramisu, mentre recitiamo assortiti l'antico adagio: "Partire è un po' morire".

1 Commento

  1. Non sapevo fosse un ristorante…ho sempre visto Italo come un treno concorrente al frecciarossa in un'Italia troppo abituata al monopolio e ai treni sporchi, in ritardo e mal gestiti. Forse sarebbe meglio valutare Italo per i suoi orari, la sua comodità, la facilità di acquistare i biglietti e altre cose relative ad un sistema di trasporto…poco male se a bordo non hanno la mia merendina preferita, 2 ore passano…non vi trovate d'accordo?
    P.S. i no stop sono dei treni a lunga percorrenza (ad esempio Roma-Milano) senza fermate intermedie
    Francesco

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*