Chef Rubio e il populismo di “Camionisti in trattoria”: “Mangiare al ristorante ti fotte”

Chef Rubio e Camionisti in trattoria: il populismo gastronomico contro la casta degli chef. D’accordo per anni ci siamo sentiti un po’ presi in giro, da certi eccessi mediatici, dai cuochi diventati chef e poi star della tv, dalla nouvelle cuisine, dalle porzioni risibili, dagli estremismi estetizzanti che sovrastavano la cucina vera, dalle mode di sifoni e piatti destrutturati. Ma buona parte di questo mondo è morto e sepolto, la cucina nelle sue varie forme ed espressioni è tornata nei ristoranti e si può goderla e parlarne come di un’altra espressione della creatività e della cultura. Restano però dei rigurgiti di chi della battaglia contro quel mondo ne ha fatto una ragione di vita e di successo, creandosi personaggi specularmente odiosi. Uno di questi è Chef Rubio, che ha ottenuto il successo mediatico non tanto per le sue presunte qualità di cuoco, quanto per le sue posizioni estreme e per la creazione di un personaggio, l’antichef. (qui è quando disse “t’hanno cacato nel piatto”) (e qui è in una garbata rissa con Bonci)

chef rubio camionisti in trattoria

“Se non usi lo zenzero non sei nessuno”

Basta leggere l’intervista di oggi al Fatto quotidiano, che anticipa la messa in onda del suo programma Camionisti in trattoriaAlessandro Ferrucci lo descrive così: “A differenza di altri colleghi celebri, veste in maglietta, mantiene l’accento romano,  la parolaccia lo accompagna, è tutto tatuato, affonda le mani nel piatto,  non ha filtri rispetto alle mode culinarie (“ormai se non utilizzi lo zenzero non sei nessuno” e non teme polemiche con chef stellati e vegetariani”. Perfetta rappresentazione di qualcuno che crea la propria identità in contrapposizione. Se è una moda usare lo zenzero, lo è altrettanto criticarlo. Per il resto, ecco lo chef uomo del popolo, che mangia con le mani, odia i vegetariani in nome della tradizionale predisposizione carnivora dell’italiano vero, rifugge dal formalismo estetico dello chef ma indulge in quello “tutto tatuato” dell’uomo del popolo.

“Gareggiare in tv sul cibo è da coglioni”

Eccolo poi, alle prese con i suoi giudizi taglienti, perfetti per la creazione del personaggio Chef Rubio. Iscritto a Giurisprudenza, non ha dato esami: “Quando mi chiamavano, non mi alzavo. Non mi piaceva quella liturgia“. Eh beh, davvero fastidiosa, sì,  questa cosa che ti fanno domande e devi rispondere. Persino alzandoti. Gli chef non gli piacciono: “Pippano“.  E va bene. E la tv? La fa ma in ambiente sterile: “Non vado quasi mai agli studi,  registro in esterni”. Il capolavoro lo dice qui: “Mangiare fuori fotte le persone“. Per lui i termini “croccante” e “acidità” sono ridicoli.  In effetti croccante fa ridere, cosa vorrà mai dire, il contrario di morbido? Ad aprire un ristorante non ci pensa proprio: “Semmai una trattoria“.  Naturalmente.  “Dove cucino per me, abbondo e semmai offro agli altri”. Eh? E che razza di trattoria sarebbe? Casa sua? Andare in tv a gareggiare sul cibo “è da coglioni“. I soldi che guadagna li usa in viaggi “e donazioni“. Ma non ne parla. Ah sì, ne ha appena parlato. Ma “i soldi non mi interessano”.

“Il mio piatto preferito? Pane, salame e formaggio”

Chef Rubio non riesce a dire una frase che non sia un clichè. E’ prevedibile come una canzone di Sanremo, come un hamburger di McDonald’s. Il suo piatto preferito? Dai che lo indovinate: “Pane, salame e formaggio“.  Il populismo esibito di Chef Rubio è allo stesso grado sconcertante e scontato ai limite della noia: “Non ho mai votato, non mi faccio rappresentare da chi non conosco”. Così si fa rappresentare da chi non vota, ottimo risultato. Finale con machismo passivo-aggressivo: “Ho cinque stalker donne”.

“Con 15 euro si mangia da paura”

E va beh. Si va a vedere il suo “Camionisti in trattoria” (terza serie, 21.25, sul canale Nove), quinta essenza del luogo comune, eletto a nuova verità. Mio nonno diceva che bisogna andare nelle trattorie dei camionisti, che lì si mangia bene con poco. Chef Rubio è d’accordo con mio nonno, anzi, di più: “Con 15 euro si mangia da paura“. E’ con questa retorica da quattro soldi che si diventa famosi e si demolisce chi produce e serve qualità. Ma tant’è.  Finiremo così, a pane e salame.

Buon appetito.

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