Birra Vale la pena e Rebibbia, da detenuti a birrai: “A piede libero” da Eggs a Roma

birra Vale la Pena

Birra Vale la pena e Rebibbia, Eggs Roma. Una birra preparata mentre si sconta una pena, per aiutare i detenuti a ridurre il rischio di recidiva, ovvero per evitare che chi esce dal carcere commetta un nuovo reato. È il fine che nel 2011 ha portato Paolo Strano, insieme ad altre tre persone, a creare “Semi di Libertà”, un’associazione no profit da cui un anno dopo è nato il progetto di inclusione “Birra Vale la Pena”. Il progetto ha portato nove persone recluse nel carcere di Rebibbia, con accesso a misure alternative (permessi e semilibertà) ad avvicinarsi alla produzione della birra, grazie gli insegnamenti di noti birrifici  (da Birra del Borgo a Turan, da Birradamare fino a Stavio). E così nel piccolo laboratorio situato nei locali dell’Istituto agrario “Sereni” di Roma, concesso tre anni fa in comodato d’uso alla onlus, vengono prodotte diverse etichette: dalla Fa er bravo alla A piede libero, dalla Drago n’cella fino alla Er fine pena. Ipa, Apa, Blanche, Stout e così via, che trovate da Eggs Roma, il bistrot di Trastevere aperto a marzo 2017 in collaborazione con Zum, la bottega del tiramisù e Puntarella Rossa.

birra vale la pena

“L’obiettivo – spiega Strano a Puntarella – è di non far tornare in carcere chi ha già scontato una pena. La nostra mission è appunto quella di combattere la recidiva”, che ad oggi riguarda il 70% delle persone che non hanno accesso alle misure alternative al carcere, “e solo il 2% tra coloro che vengono inseriti in progetti produttivi come il nostro”.

birra vale la pena

Semi di Libertà è nata nel 2011 a seguito di una esperienza personale a Regina Coeli”. Lì, insieme ad altre tre persone, “ho scoperto il mondo carcerario con tutte le sue storture e tensioni”. “Molto spesso – aggiunge Strano – non si tratta di reinsegnare un lavoro o di professionalizzarli ma di ricostruirli, perché la detenzione, in certe condizioni, è destrutturante”. Dopo quella esperienza, con l’obiettivo “di dare una nuova opportunità ai detenuti” di Rebibbia, “abbiamo deciso di creare un nuovo progetto”. Così è nata “Birra Vale la pena”.

birra Vale la Pena

Nel 2012 l’associazione partecipa e vince un bando con cui riesce a finanziare il progetto, tramite risorse stanziate dal ministero dell’Istruzione. Viene così finanziato l’Istituto agrario “Sereni” per l’acquisto e l’installazione degli impianti per produrre la birra. Mentre il ministero della Giustizia si è occupata dei costi dei corsi di formazione ai nove detenuti di Rebibbia.

stabilimento birra

Il mini-birrificio però ha dovuto quasi subito far i conti con problemi burocratici. Dopo appena sei mesi di produzione infatti ne è stata bloccata la produzione. Motivo? L’impianto di depurazione della scuola, utilizzato per la produzione, non era a norma. Ci sono voluti venti mesi per capire di chi fossero le responsabilità e per adeguare gli impianti alla produzione. “Abbiamo attraversato grandi difficoltà – dice Strano – perché senza un impianto stabile i costi sono aumentati e non è stato possibile né assumere tutti i detenuti ipotizzati né formarne degli altri”.

Birra Vale la Pena

La onlus ha comunque continuato a produrre birra, ma non con poche difficoltà. Da una parte affittando diversi laboratori in cui produrre e, dall’altra, inventando forme alternative di commercio, come i carretti mobili per la vendita su strada. A gennaio 2017 l’impianto finalmente è stato riaperto. “Ora stiamo lottando – aggiunge Strano – per avere un altro fermentatore, per allargare la produzione”, in quanto al momento la capacità produttiva è circa 200 ettolitri ma l’obiettivo è quello di aumentarli.

Le birre

Birra vale la pena (FILEminimizer)

Le birre in produzione sono una decina. E, come detto, le trovate anche da Eggs in vicolo del Cedro 26. Quattro sono “fisse”, altre otto si alternano (invernali ed estive) e alcune sono dette “speciali”. Tra le “fisse” troviamo la Fa er bravo, stile American Pale Ale (prodotta in collaborazione con Orazio Laudi di Turan), A Gatta Buia, Schwarzbier (Ioan Bratuleanu di Birradamare) e Er Fine PenaGolden Ale (Marco Meneghin di Birra Stavio).

fermentazione

Tra le estive ci sono una Belgian Session Ipa, LegAle (prodotta in collaborazione con Leonardo di Vincenzo di Birra del Borgo), Saison al Farro biologico (a Piede Libero), Blanche (Stamo ‘n Banche) e American Lager (Opena Poho). E ancora: le invernali sono due: Sèntite Libbero, ossia una Saison d’Hiver, e Chiave de Cioccolata, una Milk chocolate stout. Infine, le speciali: Drago ‘n Cella (Belgian Specialty Ale) e Amarafemmena (Harvest Ipa). L’etichettatura delle bottiglie e il packaging vengono realizzati in team con i ragazzi autistici di L’emozioneNonHaVoce onlus.

Birre Vale la Pena, da Eggs Roma in vicolo del Cedro 26. Aperto dalle 8 alle 16, dalle 18 alle 23. Tel. 065817363

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umbra e giornalista