Bowerman: “Un insetto al forno? Non lo scambierei con una bistecca”

Cristina Bowerman e gli insetti a tavola. Ebbene, una succulenta bistecca no, ripugnanti cavallette sì? Dopo averci terrorizzato sui rischi del consumo della carne rossa, gli insetti a tavola potrebbero diventare anche da noi una realtà, se l’accordo sul novel food (approvato dal Parlamento europeo) avrà il via libera definitivo dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. La proposta scuote gli animi degli chef e scatena il terrore nelle cuoche casalinghe. C’è anche chi si dice pronto alla novità: “Li cucinerei, sì, ma non credo gli italiani siano pronti alle larve nella nostra dieta”: parola di Cristina Bowerman, la chef romana di Glass e Romeo.

insetti italia mangiare

Alcuni chef internazionali hanno già inserito nei menu dei loro ristoranti piatti a base di formiche, cavallette, scorpioni e altre prelibatezze, si fa per dire, del genere. All’Expo abbiamo assaggiato i grilli al cioccolato. Lei, Cristina Bowerman, utilizzerebbe insetti e larve nella sua cucina?
“Sì, utilizzerei gli insetti nel mio menu ma solo come novità. L’utilizzo degli insetti è troppo lontano dalla nostra cultura per essere apprezzato, ed è uno di quei sapori per cui il palato va educato. Insomma mi sembra difficile che un italiano dica “mmhh portami delle formiche culone con la mia birra” invece di patatine fritte”.

Come pensa che potrebbe reagire la clientela italiana a un piatto di insetti inserito nel menu di un ristorante?
“Penso che ne sarebbe incuriosita. Forse. Ma non sostituirebbe mai un piatto di insetti con una bistecca”.

La possibile introduzione dei “novel food” nella nostra dieta può essere utile per ridurre la pressione alimentare?
“Il fatto che la pressione alimentare possa essere alleviata dalla distribuzione di nuovi alimenti è un fatto assodato. Su quanto io lo consideri necessario e attuabile, ho i miei dubbi. Rimango convinta che trapiantare nuove abitudini alimentari sia un processo lunghissimo, e a volte neanche positivissimo, poiché non si tratta solo di cibo ma di cultura”.