
L'Enoteca La Torre a Villa Laetitia. Per gli appassionati di gastronomia, l'Enoteca La Torre è un nome celebre, associato con Viterbo. Ma da inizio giugno bisogna aggiornare la mappa: perché il ristorante dello chef Danilo Ciavattini è sbarcato a Roma, in una villa spettacolare, di proprietà della stilista Anna Fendi e che vale almeno una visita. Nella sala interna c'è il ristorante gourmet, ma presto ci sarà anche l'aperitivo in quello che è destinato a diventare uno dei più bei giardini di Roma.
Villa Laetizia è stata progettata nel 1911 dall'architetto romano Armando Brasini e unisce elementi rinascimentali ad altri di arte barocca. Si trova sul Lungotevere delle Armi, nel quartiere della Vittoria, nella stessa area che ospitò Buffalo Bill e il suo circo.
La stilista Anna Fendi (a sinistra nella foto) ha ristrutturato la foresteria, con l'aiuto del nipote Giulio Cesare (Dio l'aiuti, con quel nome) e allestito una residenza di lusso.
Quel che si dice un "hotel boutique", finora privo di ristorante. Ed eccolo qui, elegante e raffinato.
Dal 6 giugno è infatti arrivata l'Enoteca La Torre: non un ristorante qualunque, visto che è stella Michelin dal 2010, ha 2 forchette del Gambero Rosso ed è considerato uno dei migliori ristoranti italiani.
In cucina c'è Danilo Ciavattini (subentrato al noto Nodaro Kota, ora al Jumerah di via Veneto, andato via in circostanze rocambolesche), il sommelier è Luigi Picca. A Viterbo rimane il Ristorantino dell'Enoteca La Torre. Il piatto più famoso di Ciavattini, chef viterbese classe 1980, è la "patata interrata".
Ma come si mangia a Villa Laetizia? E come si sta nel salone del ristorante?
La prima cosa da sapere è che si tratta di un'esperienza piuttosto formale: niente bistronomia alla francese, qui siamo al lusso e all'affettazione italica dei ristoranti di alto lignaggio. Un esempio? Il grissino single che ci viene portato in pompa magna nel suo apposito piatto. Buono, per carità, ma in copia singola e anche piuttosto corto (che non si sia in linea con il formalismo, lo dimostra l'imperdonabile dimenticanza del cellulare sul tavolo, che va a turbare la raffinata sobrietà del mono grissino). Poco prima il cameriere aveva pronunciato una frase che non dimenticheremo presto: "Vi presento i nostri pani" (ottimi, tra l'altro). Ci siamo presentati ai pani, a nostra volta, e li abbiamo guardati con rispetto, prima di ingerirli. Se poi pensate di scambiare due chiacchiere in intimità con il/la vostro partner, girate al largo: presentazione dei piatti, convenevoli e dintorni non consentono di finire più di due frasi di seguito. Detto con il dovuto rispetto per un servizio attento ed encomiabile.
Quello che vedete, in artistica foto sfocata, è l'uovo ripieno di olio di Blera (un olio della Tuscia, Viterbo). Il cameriere lo ha portato con cautela, come fosse pericoloso. E infatti ha premesso: "Mi raccomando facciamo attenzione che ha una forte acidità". Raccomandazione utile, perché davvero appena si rompe il guscio e fuoriesce l'olio si produce una scarica di acidità che lascia senza parole per qualche secondo, con la gola che brucia. Niente di grave, anzi, alla fine un'esperienza sensoriale e gustativa notevole.
La carta presenta piatti elaborati, in cui lo chef Ciavattini usa i prodotti dell'orto e della cacciagione che ha imparato ad apprezzare a Viterbo e li mette al servizio di una creatività mai scontata.
Capitolo a parte per i vini. La carta parte con una sezione tutta dedicata ad Anna Fendi, targati AFV. Non che si sia messa a produrre vini. Semplicemente ha scelto alcune etichette (21) e le ha "vestite" con il suo marchio (con il suo "marqueting). Che dire? Operazione discutibile, ma si può tranquillamente passare oltre e trovare molte etichette, anche di qualità e a prezzi non esorbitanti.
Cominciamo con un antipasto: una saporita tartare di manzo, con foie gras affumicato alle erbe e uno spicchio di fico (25 euro)
Ecco uno dei piatti forti del ristorante già viterbese: agnello della Tuscia, con patate chips e erbarelle di campo. Sapori forti ma ben equilibrati. Le tre parti dell'agnello, coscia, costoletta e controfiletto, hanno tre tipi e gradi di cottura differente. La carne ha un ruolo predominante nel menu: solo con il trasferimento a Villa Laetizia si è affacciato qualche piatto a base di pesce.
Piatto decisamente originale, con sapori che però si sposano bene: insalata "emersa" con gelato all'olio di oliva e gelatina all'aceto balsamico (14 euro)
Lo chef ama sorprendere e allora eccoci al maialino in tempura, gelato all'acciuga e pomodoro al sapore di pizza (25 euro). Piatto tutto giocato sui contrasti, a cominciare dal caldo-freddo, e che però non ci entusiasma fino in fondo.
Il dolce che vedete si chiama "Anatra all'arancia": in realtà è composto da soufflé ghiacciato all'arancia, sacher torte con marmellata di foie gras e burro caramellato al sale e arancia.
Chibouste (crema pasticcera con meringa) al Miele e Lavanda, Mele Tatin e Sorbetto al Cioccolato (15 euro).
Sfilata di dolcetti finale per chiudere in bellezza la cena: l'impressione del tutto è positiva, ma la parole entusiasmo non si addice alle nostre sensazioni finali.
Un'ultima occhiata alla bellissima porta che separa la sala dal giardino.
Ed eccolo il giardino: una sistemata, un nuovo sistema di illuminazione e presto ci si potrà sedere in cotanta bellezza per un aperitivo pre cena o un bicchiere finale.
Enoteca La Torre a Villa Laetizia, Lungo Tevere delle Armi 22-23, Roma. Tel 06/45668304