Splendor Parthenopes, friarielli e gelo

Splendor Parthenopes, sfarzoso ristorante napoletano aperto in zona piazza Cavour a Roma, è stata una delle novità più reclamizzate dell'anno (ne parlammo qui). Inaugurazione pomposa, spreco di testimonial, comunicati stampa. Ed entrando, l'impressione che siano stati spese ingenti quantità di denaro (ma cos'è questa crisi?) è più che palpabile. Poi, però, alla seconda visita, e superata la meraviglia iniziale, le perplessità avanzano e si scontrano contro lo slogan dello Splendor: "Più di un locale: un'idea, un'esperienza, una passione". Ecco, siamo sicuri? I 700 metri quadri di "spazio polifunzionale" (a quando l'abolizione della parola?), progettati per l'ingegnere napoletano Luca D'Angelo dall'immancabile Roberto Liorni (Gusto, Porto Fluviale, Mo' Mo' etc etc) vorrebbero essere il tentativo di creare uno spazio cosmopolita: pareti in mattoni e tufo, volte alte sei metri, colonne in ghisa,  lucernaio, una cantina dalla volta a botte. Per carità, tutto molto bello. Però poi ti siedi, ti guardi intorno e c'è qualcosa che non va. Un'impressione di freddezza, di artificiosità, di mancanza d'anima. E mangiando l'impressione che qualcosa non vada cresce.

Si mangia male?, chiederete voi. Ecco, non è questo il problema principale dello Splendor: Nel menu ci sono piatti napoletani anche originali e interessanti. E all'assaggio, alcuni risultano buoni, come il fritto napoletano (crocche’ di patate, palle di riso, zeppoline di alghe, montanare), leggero e gustoso. Discreti i burger di salsiccia con friarielli saltati al peperoncino (14 euro), mentre non sono nulla di speciale le polpette al ragù. Tra i piatti si può assaggiare una delle pizze (Margherita a 9 euro) ad alta digeribilità (lievitata 48 ore) o una quaglia alla cacciatora con purè di patate, zeppole di cardi e alghe (16 euro). E dunque? Dunque quello che non va è nell'impostazione complessiva. Ai tavoli siedono uomini d'affari, funzionari con gessato, clientela in linea con la zona (siamo vicini a piazza Cavour). Uno spazio che pare troppo grande, gestito da un nugolo di camerieri partenopei impettiti e disorientati. Tutti vestiti uguali, tutti apparentemente ignari di quel che portano a tavola. Nessun barlume di vita nel loro sguardo, alla richiesta di spiegazioni sui piatti. Non parliamo dei vini (carta trascurabile). Una malcapitata coppia di americani si siede a un tavolo e prova a capire qualcosa nel menu. Naturalmente il cameriere non sa una sola parola di inglese. Alla domanda se la rucola è cheese, annaspa. Lei chiede se c'è in menu steak e per lui è buio assoluto. Alla fine lei si mangia una margherita senza mozzarella, lui rinuncia e cena con un gin tonic, servito con tristissime noccioline. Imbarazzante, quanto meno. Si esce con l'impressione che "la passione", se c'è, sta altrove o è ben nascosta.

Bonus: la magnificenza degli arredi

Malus: la freddezza dell'ambiente e l'inesperienza del servizio

 

I voti di Puntarella Rossa

Cucina: 6,5

Ambiente: 6 (7 per la bellezza, 5 per la freddezza)

Servizio: 4

Splendor Parthenopes, via Vittoria Colonna 32/c, Roma. Tel. 06 683 3710