
Birre artigianali 2020, le nuove tendenze tra gluten free e bassa fermentazione. Novità interessanti dal mondo dei birrifici italiani, che sono pronti ad affrontare il nuovo anno tra sperimentazioni e certezze. Sono sempre di più, e non solo all’estero, i birrifici che ad esempio dedicano una linea al gluten free, mentre sembra che chi voglia innovare si cimenti nella produzione a bassa fermentazione. Il Ballo delle debuttanti (che da dieci anni a questa parte è l’evento di lancio della Settimana della Birra Artigianale organizzata dal blogzine Cronache di Birra e dal suo padre fondatore Andrea Turco) ci ha aiutato a destreggiarci tra le nuove tendenze brassicole per questo 2020: birrifici provenienti da tutta Italia hanno presentato 18 birre inedite tra certezze e nuove tendenze. Dopo che MC77 e Ritual Lab, due birrifici di seconda generazione e dall’eclettica verve produttiva, si sono aggiudicati i concorsi più prestigiosi in questo inizio 2020 (Birraio dell’Anno e Beer Attraction), arrivati a marzo possiamo tastare meglio il polso di questo mondo sempre in fermento.
Le diverse birre che abbiamo assaggiato, alcune presentate anche dai mastri birrai, ci danno uno spaccato della scena brassicola italiana. Dopo dieci anni di crescita costante, il settore si è stabilizzato su numeri importanti e i birrifici di tutta Italia cercano di mantenere la loro posizione nonostante una concorrenza sempre molto agguerrita. Vediamo come.
Luppolo sì, ma ricercato
Per molti il primo approccio con il mondo craft sono state le IPA e il loro grande successo le ha rese le rappresentanti dello stile birrario più prodotto. Ciò fa capire quanto siano piaciute Ales di carattere e buon corpo, caratterizzate da note agrumate e dall’intenso amaro finale. Ma dalla messa sul mercato di mostri sacri come la Spaceman di Brewfist e la Reale di Birra del Borgo di tempo ne è passato. Ad ogni modo, IPA e simili vanno ancora molto forte e sono state oggetto delle sperimentazioni più disparate.
Dopo averne esaltato l’aromaticità con l’aggiunta dei frutti più insoliti, rese più morbide in bocca con l’utilizzo di lieviti particolari o di lattosio, oggi il trend è la ricerca di luppoli sempre nuovi o magari auto prodotti. Ne è un esempio la HBC 692 di Rebel’s (6,8%) che prende il nome dall’omonimo luppolo sperimentale recentemente lanciato sul mercato. Una varietà di origine tedesca ma con caratteristiche tipiche dei suoi cugini americani, dalle nette note di pompelmo. Il suo sapiente utilizzo rende la HBC 692 sicuramente un’ottima birra, appagante e molto facile da bere. Anche Baladin ha presentato un prodotto simile. Dopo più di venti anni di gloriosa storia per la prima volta il gigante piemontese produce una IPA (L’Ippa, 5,5%) e lo fa con luppolo totalmente coltivato in Italia, all’interno di un progetto per promuovere la filiera italiana.
Il Gluten Free
Il mondo artigianale strizza sempre di più l’occhio a coloro che per scelta o impossibilità non possono assumere glutine. Quello delle birre artigianali gluten free è un fenomeno che all’estero presenta numeri più importanti, ma ultimamente anche in Italia sempre più birrifici gliene dedicano una linea. Proprio come Birra Salento, che ha lanciato la sua Igea (5,3%). Una Golden Ale realizzata con aggiunta di spezie, realizzata in maniera molto ben bilanciata, grazie a un attacco maltato e un finale delicatamente amaro, fresco e agrumato. In questo caso il glutine viene eliminato aggiungendo nella fermentazione un enzima che ne fa decadere la presenza , senza intaccarne il sapore o modificarne la qualità organolettica.
L’utilizzo di prodotti legati al territorio
Non avendo una tradizione birraria forte, i mastri birrai nostrani fin dall’inizio si sono sbizzarriti cimentandosi negli stili più diversi, ma soprattutto aggiungendo ingredienti insoliti da trovare in una birra. Dalla frutta, agli antichi cereali, passando per spezie e radici, i birrifici hanno sempre sperimentato, mostrando orgogliosi il vessillo del loro territorio. Emblematico a tal proposito è la Mela Pirongia (8%) di Birrificio di Cagliari. I produttori sardi non sono nuovi a queste scelte: al Ballo delle Debuttanti di tre anni fa presentarono una birra brassata con aggiunta di fico d’india. Quest’anno hanno rispolverato la mela cotogna, prodotto antico e troppo spesso dimenticato, con cui hanno impreziosito la loro tripel. Il risultato è una birra dal complesso ventaglio aromatico tipico delle tripel belga cui si uniscono le note intriganti ed eleganti di questo particolare frutto.
Meno acide, più basse fermentazioni
Rispetto alle scorse edizioni, il Ballo delle Debuttanti ha presentato un numero minore di birre a fermentazione spontanea. La corsa dei birrifici di tutta Italia a botti, invecchiamenti e lieviti naturali degli ultimi anni d’altronde sembra essersi fermata. Che sia finito l’hype delle birre acide a tutti i costi? Piuttosto, sembra che chi vuole innovare la propria linea di produzione si cimenti nella produzione a bassa fermentazione, con l’obiettivo di ottenere birre dagli aromi puliti, ma soprattutto apprezzabili anche da palati meno navigati.
Il birrificio romano ECB si è fatto conoscere per l’impronta marcatamente americana dei suoi prodotti, perlopiù Ales dal carattere forte ma che difficilmente stancano. Nel corso di questa manifestazione il mastro birraio Maurizio Graziani ha presentato la sua Rauch in pieno stile tedesco, o meglio Francone. La Vesta (5%) intriga per la sua piacevole affumicatura che dona note di speck e legno bruciato. È inoltre riscontrabile una leggera nota pepata e di caramello, nonché un lieve tono erbaceo proveniente dal luppolo utilizzato.