Gelateria la Romana in via Ostiense, vi sveliamo il mistero delle code interminabili

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Code alla Gelateria La Romana Ti avvicini a via Ostiense e vedi un insolito assembramento, al semaforo all’incrocio con Porto Fluviale. Che sarà mai successo? Il solito incidente? Una manifestazione sindacale? Marziani a Roma? Ma no, è lei, sempre lei, l’interminabile e disciplinatissima coda fuori dalla Gelateria La Romana. Da quando ha aperto questa gelateria riminese dal nome quanto mai opportuno a Roma, è il delirio. Nella sede di via Ostiense, più che in quella di via XX Settembre (e in quella nuova fiammante in via Cola di Rienzo 2). Ma pure lì non si scherza. L’altro giorno un’amica mi chiedeva: “Ma com’è possibile?!? Sono pazzi?!? Una coda di mezz’ora per un gelato?!?”. L’abuso di esclamativi e interrogativi dà il senso dello sbigottimento, oltre che dell’essere sopra le righe della fanciulla. E allora, mettendo un attimo da parte l’eccesso di emotività femminile (ma no, si scherza, mica femminile), ho provato a capire il perché delle lunghe code. E ho capito perché. 

Almeno, credo di aver capito. Non un solo perché, ma diversi. Il più importante, per me, è che la Gelateria La Romana, nata a Rimini nel 1947 e sbarcata a Roma un paio di anni fa, ha avuto un’idea semplicissima e brillante: modificare il format finora in voga delle gelaterie. Che sono di solito degli stanzini angusti, invivibili, con una temperatura troppo calda o troppo fredda, zero sedie, poco sfogo esterno, zero gradevolezza estetica. Provate a pensare alle gelaterie romane più note, dai Gracchi a Fata Morgana. Voi mi direte: non fare il foodie radical chic, chissenefrega dell’ambiente, basta che sia buona. Sbagliate. Il principio di realtà, come insegna Freud, non va mai ignorato. E la realtà è che il nuovo format della Romana spacca: un ambiente grande, confortevole, piacevole, con molti tavolini e sedie, una grafica accattivante e divise ben studiate per commesse e commessi. E, dulcis in fundo, un’offerta di prodotti standardizzata ma pensata nei dettagli, insieme al design. Non solo il classico cono o coppetta, ma la fontana di cioccolato, il semifreddo, il cioccocrok, i profiteroles. E ancora: la card prepagata, la app, il packaging ecofriendly che occhieggia agli ambientalisti. E, insomma, fossi in voi, proprietari di gelaterie, andrei a studiarli un po’.

Va bene, ma è buono ‘sto gelato? Niente male, anche se un po’ troppo cremoso, a mio avviso. Ma questi, cari amici, son particolari. Se azzecchi il format, diventi trendy e si fanno le code (magari provocate ad arte, come faceva all’inizio Grom a Torino), chi ti ferma più?

Detto questo, una coda di mezz’ora per un gelato alla Romana? Io, nemmeno morto.

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