Le migliori nuove aperture a Milano nel 2024 (e quelle così così)

Cucina Franca Milano

Le migliori nuove aperture a Milano nel 2024, ristoranti ed enoteche da provare secondo Er Murena. Questa è una lista molto personale. Come tutte, del resto, a meno che non crediate che le liste siano oggettive e imparziali e costruite secondo criteri scientifici. E quindi vi invito ad approcciare anche questa con laicità e curiosità, per scoprire quali nuove aperture nel 2024 siano meritevoli di una perlustrazione. Visto che siamo in tema di selezione tra le molte aperture, vi segnalo anche quelle che per ora mi son sembrate così così. Non ho considerato le riaperture, per quanto meritevoli, come Manna, Uovodiseppia e Cerere. E alcune che non ho provato, come Procaccini.

Le migliori nuove aperture a Milano nel 2024

Prima, un discorsetto introduttivo

Scorrendo le nuove aperture dell’anno – fino a ora, perché mancano tre mesi importanti – si nota decisamente una calma piatta nelle novità. E soprattutto si nota un dato piuttosto evidente: mancano i ristoranti. Nel senso che sono sempre meno i ristoranti veri ma anche le trattorie. Ci sono decine di street food di ogni foggia, centinaia di wine bar e sedicenti tali, cocktail bar, format bizzarri, ma pochi locali di fascia media. Media nel senso di un ristorante / trattoria / osteria nel quale andare a fare quello che si faceva una volta: una cena “normale”, seduti. Perché? Il motivo è chiaro: non ci sono più soldi. La crescita dei costi delle materie prime, l’inflazione degli anni scorsi e il costo della vita hanno dato una frenata alle cene degli italiani. Poi, certo, c’è la bolla del food che si è un po’ sgonfiata rispetto agli anni scorsi e c’è il riflusso dopo l’ondata di entusiasmo dell’anno scorso, anno post Covid, nel quale si festeggiava la ritrovata libertà. Passerà? Staremo a vedere.

Detto questo, tra le nuove proposte spopolano, oltre ai wine bar, le osterie moderne, con cucina originale e spensierata, vini naturali, prezzi corti. Sarà questa la strada da prendere? Vediamo.

Cucina Franca – Porta Romana

Cucina Franca a Milano sala

Insieme ai Fiori blu rappresenta la new wave dei nuovi locali (per fare un esempio, Botoi, e il compianto Sala Bistrot). Qui è tutto in scala minore, per fortuna. Le dimensioni del locale innanzitutto. Una piccola cucina a vista, una piccola sala, un piccolo dehors. Della serie piccolo è bello, anche il menu è piccolo. Nel senso che è breve, come va di moda ora. Una paginetta scarsa, che però sprizza vitalità da ogni ingrediente. Nomi fantasiosi, con quello che potremmo definire “uno spirito di patata”: come “Famo la scarpetta al mare” o “Pesce crudo per la causa” e “Arepami tutto“. Ma sono tutti piatti originali, divertenti, unici. Dimenticate gli antipasti, i primi, i secondi. Qui ci sono ingredienti come la salicornia (sempre sia lodata), l’harissa, il nasturzio, l’amaranto, la spuma di mais. Non siamo allo strano ma vero, però: sono tutti piatti molto piacevoli e ben fatti. E i prezzi sono assolutamente calmierati, come le porzioni. Qualche esempio: Se nos quemò la zucchina, ovvero “Zucchine alle brace-ceci neri-qualche spezia-vongole” (11 euro); il “Pesce crudo per la causa“, Crudo di pesce secondo pesca-salsa huancaina- nasturzio (14 euro); “Radici tonnate, come un vitello però più buone“, ovvero carpaccio di rape-salsa tonnata (12). C’è pure una minisezione di streetfood, dalla quale segnaliamo lo “Shokupan alla Patricio Rey“, che sarebbe “ricotta-peperoni dolci affumicati-basilico e qualcosa croccante”. Insomma, avrete capito: cucina disinvolta, scanzonata, disimpegnata, ma mai banale o casuale. Vale la pena provarlo. Anche sui vini vale la stessa logica del breve. Pochissime etichette, ben scelte, naturali. Le contiamo: quattro bollicine (Gatti, Al di là dal fiume), tre macerati (Giuseppe Calabrese, Pedrotti, Weingut Mann), tre bianchi (Ricci e Vigna Petrussi) e cinque rossi (Walter Massa e Pizzo Coca). Prezzi a partire da 23 euro a bottiglia. Il minimo necessario, ma anche qui: niente di scontato, niente di banale.

Cucina Franca, via Friuli 78. Chiuso lunedì. Aperto la sera e nel weekend anche a pranzo. Prenotazioni qui

Ai fiori blu – Dateo

ai fiori blu milano insegna verticale

Ne abbiamo già parlato e possiamo in qualche modo accomunarlo a Cucina Franca, nella diversità. Anche qui menu corto, cortiletto, sala che ammicca alle cucine anni ’70, originalità e piatti non banali: rafano e cervella fritta, tarassaco e sambuco. Menu corto, prezzi corti. Qualche esempio di piatti: spinaci, nespole, peperoncino e olive (8 euro), porri gratinati, pomodoro e pecorino (10 euro), fettucine, mela, porri, senape (12). Qui la carta dei vini, anche qui naturale, è più ampia, anche al calice:  Podere Cipolla, Els Vinyerons, Alessandro Viola, Macchion dei Lupi, Domaine Rocault, Dirupi, Il Mortellito, Alex Foillard.

Ai Fiori blu, via Modena 26. Chiuso mercoledì. Aperto solo la sera e nel weekend anche a pranzo. Prenotazioni al 02 99253066

Eggs – Solferino

Carbonara classica Eggs Milano Solferino Dove mangiare a Brera

È il gemello di Eggs Roma, nato a marzo in via Solferino. Qui siamo dalle parti di un ristorante vero, con menu completo. Niente minimalismo hipster, ma un concept originale e divertente: tutto intorno all’uovo. La chef Barbara Agosti è ben nota (è stata anche a Masterchef, come ospite) e si diverte a lavorare le uova con ricette anche originali, come il Gioco dell’Ova, lo Strapazzo e l’Ovosodo. C’è un posto speciale per la Carbonara, che è declinata in dieci varianti, a cominciare dalla Classica. Per scoprirla da ottobre 2024 ci sarà uno speciale menu degustazione dedicato al piatto. La carta dei vini ha una netta preferenza per le etichette naturali e artigianali, senza estremismi.

Via Solferino 35, aperto pranzo e cena, tutti i giorni. Prenotazioni qui 

Faak – Farini

Faak Cibo e Vino a Ribellione Naturale. Nuovi ristoranti a Milano maggio 2024

Valerio M. Visintin ha ironizzato, come fa spesso, e non ha tutti i torti. La brava chef Viviana Varese ha calcato la mano sul marketing e sulle parole d’ordine, promettendo rivoluzioni immaginarie e ribellioni improbabili, con grande spreco di poster e merchandising. Però continuiamo a ritenere Faak un posto divertente, dove si mangia e si beve bene, fuori dalla logica del ristorante formale. Ne avevamo parlato più approfonditamente qui.

Faak – Via Arnaldo da Brescia 5. Prenotazioni qui

Ultramarino – Porta Venezia 

Ultramarino Milano

A volte la forza di un posto lo fa l’atmosfera. Ultramarino non si differenzia granché dalle mille aperture dei mesi scorsi in tema di enoteche e wine bar. Però si sta bene. Sarà il dehors su via Lambro, a due passi dalla movida di via Melzo, sarà l’approccio più “marino”, sarà quest’aria divertente e rilassata. Sarà più dura d’inverno, visto le dimensioni ridotte, però per ora ci si siede fuori e si sta bene. Tra i piatti, insalata di puntarelle (7 euro), il toast Bikini con le acciughe (7), bresaola di tonno (14), carpaccio di spada (15).

Ultramarino, via Lambro 9, tel: 331 430 2882

Varrone Pizza – De Angeli

Varrone Pizza a Milano

A proposito di atmosfera, qui non ci siamo proprio. È tutto molto rosso, molto glamour, molto design. Dove siamo finiti? Però poi mangi la pizza e quell’impasto polish (grani antichi macinati a pietra, lievitati 48 ore) ti fa ricredere. Se riesci a non guardare il neon  “Excellence or nothing” e i colori lussureggianti più adatti ad altri locali, allora è una pizza da provare.

Varrone Pizza, via Faruffini 15, prenotazioni qui

Quelle che ci hanno convinto meno o poco

Nobuya Milano

L’Osteria di Brera, molto pubblicizzata, e nient’altro che la solita apertura a base di polpo, colori bianco/azzurro e doppio tovagliato. Creda a Porta Romana ha un’aria sbarazzina e modaiola, ammicca alla “gastronomia popolare”, ma poi è piuttosto deludente. Per non parlare del vino, poco e di scarsa qualità.  Gloria (non quello di Melilli sui Navigli ma quello di Brera) è inutilmente sfarzoso e pomposo, con vini dai ricarichi decisamente pensati. Lionello col cappello: il pizzaiolo napoletano ha aperto a Milano e, cappello a parte, la pizza non è male, il locale è molto grande e un po’ triste, le ordinazioni macchinose. Il giapponese Nobuya non è affatto male, ma è uno di quei posti con grandi ambizioni che vanno testati sul lungo periodo: ripasseremo.

Le migliori nuove aperture a Milano nel 2024