
Masterchef 11 terza puntata. Se questa undicesima stagione di Masterchef avesse un nome probabilmente sarebbe “valle di lacrime“. I concorrenti, più che aspiranti chef, sembrano martiri in balia della loro emotività. Basta contrariarli, criticarli o trattare un argomento sensibile per vederli aprire i rubinetti. Riprendendo il concetto biblico, chi riuscirà ad attraversare questa valle di lacrime, fatta di sofferenza ed espiazione, per arrivare al regno dei cieli aka la finalissima?
Mistery Box

La mistery box della terza serata si apre con un concetto: l’essenzialità. Si parte da ingredienti base, semplici, per realizzare un piatto gourmet ma che affondi le sue radici nella tradizione popolare. Sotto la box, infatti, i concorrenti trovane pane, patate e cipolle. La ratio è quella di dar vita a una ricetta speciale valorizzando ingredienti umili. Gli aspiranti chef, infatti, anche in dispensa trovano come materie prime una serie di scarti come le bucce di verdure o le zampe di gallina, solo all’apparenza poveri ma ricchi di potenzialità. Questa morale sottesa alla prova, ben rappresentata dai giudici, scatena (ovviamente) una carica emotiva inarrestabile tra gli aspiranti chef. Lacrime, commozione, ricordi d’infanzia, celebrazione delle storie familiari, racconti di sacrifici e di piatti sguarniti della loro infanzia travagliata. Se i contenuti possono anche suscitare empatianel pubblico, questo piagnisteo costante inizia a sembrare eccessivo (sono lì per cucinare, non per salvare la vita a qualcuno). Tra i piatti migliori ci sono quelli realizzati da Andrea, Tracy e Pietro. Federico, che oggi sembra un incrocio tra Damiano dei Maneskin e Denver della Casa di Carta, fulmina tutti con sguardo truce, troppo convinto (non ne dubitiamo) di vincere. Pietro presenta ai giudici la sua arancina che, ci tiene a ribadirlo, è fimmina. Il campanilismo che accompagna questa preparazione, nell’eterno scontro Palermo-Catania, è talmente destabilizzante per lui da spingerlo a consigliare a Barbieri di mangiarla con le mani, cosa che gli costa un ammimento da parte del giudice. Andrea presenta un minestrone come lo facevano i suoi nonni, con le zampe di gallina e le bucce di parmigiano. Ma è Tracy la vera star della prova con un piatto dal nome “Dignità”. Perché utilizzare ingredienti poveri, come patate e creste di gallo, non significa non dare al piatto il giusto valore. Da qui inizia un elogio del concetto di dignità e rispetto, in una pregevole metafora con la vita, dove le persone non devono mai essere giudicate per le loro umili origini ma apprezzate per i loro valori.
Invention Test

Per ribadire il tema della puntata, le radici, anche per l’invention test i tre giudici presentano piatti dei ricordi: uovo pochè con polpettine al sugo per Cannavacciuolo, Merluzzo con lenticchie per Locatelli e Tagliatelle gratinate con uovo barzotto e aceto balsamico per Barbieri. Tre ricette che richiamano le loro origini e l’essenzialità delle materie prime. Se l’essenziale è, senza dubbio, invisibile agli occhi non si può però dire lo stesso di certi mappazzoni che fanno decisamente infuriare gli chef. Tracy, in quanto vincitrice delle mistery, può scegliere a quali concorrenti assegnare i piatti. Questa sua decisione scatena nella masterclass i primi malumori della puntata. In particolar modo Mery ritiene di aver subito un vero e proprio sopruso vedendosi assegnate le tagliatelle di Barbieri. Reagisce con rabbia, parla di tradimento e minaccia ripercussioni per questa mancanza imperdonabile. Inutile dire che, anche in questo caso, la reazione sembra decisamente sproporzionata rispetto alle richieste della prova. Mery cucina un piatto impresentabile e immangiabile, che attira le critiche dei giudici, ma suscitando in lei totale deresponsabilizzazione: la colpa è di Tracy, che avendole assegnato il piatto sbagliato l’ha fatta deconcentrare. Cucinare, in questa stagione, sembra secondario rispetto alla voglia di ribattere. In ogni caso la prova prosegue, tra una Tina che con la sua attitude svampita carpisce informazioni essenziali e Bruno che oltre a non sentirci inizia a dare primi segni di cedimento anche sulla vista, non riuscendo a replicare in maniera esteticamente soddisfacente il piatto dello chef Cannavacciuolo. I migliori della prova sono Lia, Tina e Christian e ad aggiudicarsi il titolo dell’invention è Lia, con un piatto molto aderente alle aspettative dei giudici. Qui la tensione inizia a salire. Tina e Lia si fronteggiano, infatti, già da qualche serata come due antagoniste di un film di Sergio Leone. Tra i peggiori della prova ci sono Andrea, Bruno e Mery. Incredibilmente ad uscire è Andrea, che era arrivato tra i migliori alla Mistery, a riprova del fatto che a Masterchef passare dalle stelle alle stalle può essere un processo rapido e implacabile.
Esterna

L’esterna si svolge in Trentino, nella Val di Sole, dove si vuole rendere omaggio a una pratica antica quanto essenziale per i contadini e gli allevatori di questa terra: la fienagione. I menu delle due squadre, quindi, sono incentrati su un elemento specifico quanto inusuale, il fieno. Questo potrà essere usato sia come ingrediente, come nel menu blu, che come tecnica di cottura, come nel menu rosso. Lia, da vincitrice dell’invention test, sceglie immediatamente il menu rosso che prevede gnocchi di patate con ricotta affumicata e cavolo cappuccio, filetto di manzo in crosta di fieno con fonduta e mele, strudel di mele con zabaione. Lia può scegliere, inoltre, il capitano dell’altra squadra. Seleziona Mery, la quale si vede assegnato il menu blu che prevede canederli in zuppa di latte e fieno, salmerino al limone con insalata di casolet e mele e strudel di mele con zabaione. Questa, nella costante che la sta caratterizzando in tutte le prove, prende sul personale la nomina dando di nuovo troppo spazio alla sua emotività. Ogni scelta fatta dai vincitori è, secondo lei, un pretesto per attaccarla sul personale e farle uno sgarbo. Inutile dire che quando Lia sceglie i componenti della sua squadra, separando Mery da Christian (i due sono molti legati), la sua convinzione raggiunge il picco. La squadra blu è composta da Federico, Dalia, Tina, Elena, Pietro, Anna e Nicholas. La rossa capitanata da Lia è composta, invece, da Christian, Carmine, Tracy, Nicky, Mime, Bruno e Polone. La prova inizia e mentre i rossi sono concentrati sulla preparazione delle tre portate, che andranno servite a 24 coltivatori della zona, la blu continua a concentrarsi più sul complotto e sulla scorrettezza di Lia. Mery, che dovrebbe pensare a cucinare e coordinare la propria brigata, perde invece completamente il controllo della situazione. La vincitrice dell’invention ha un ultimo vantaggio, a un’ora dalla fine può “liberarsi” di uno dei suoi concorrenti per rubarne uno alla squadra avversaria. Sceglie di eliminare chi ha considerato un peso durante la preparazione delle portate: Polone che a sua detta non avrebbe seguito le direttive creando un serio problema nella cottura della carne a causa del taglio sbagliato. Sceglie di scambiarlo con Pietro e anche qui la differenza di reazioni emotiva ha il suo peso sull’esito della prova. Se Pietro si carica, mettendosi a totale disposizione nella nuova squadra, nel team blu continuano solo i battibecchi e i malumori per gli sgarri subiti. Lo stesso Polone non analizza la propria esclusione in termini di autocritica, ma incrementa il livello di risentimento del gruppo in cui è finito suo malgrado. In questo clima incentrato, ancora una volta, più sulle dinamiche personali che sulle capacità ai fornelli, la prova si conclude con una sconfitta schiacciante a carico dei blu, con un solo punto contro i 23 ottenuti dalla squadra rossa. Nota positiva dell’esterna: vogliamo parlare delle ironiche scaramucce tra Elena e lo chef Barbieri? Non so a voi, ma a noi è partita la ship!
Pressure Test

Con il grembiule nero si apre il momento dei bilanci sugli errori commessi in esterna. Con 23 a 1 sembrerebbe scontato porre in essere un minimo di autocritica per il proprio operato. Ma anche a poche ore dalla cocente sconfitta i concorrenti sono poco lucidi nell’analizzare le proprie capacità e incapacità. La colpa, di base, è sempre di qualcun altro. In questo caso di Lia che è stata “cattiva” e ha tirato, secondo Tina, un colpo troppo duro per Mery. Quest’ultima non avrebbe, infatti, superato la separazione da Christian a tal punto da invalidare l’intera prova. Ci si chiede, ancora, se si tratti di adulti aspiranti chef o di scolaretti. Possibile ottenere un solo punto a favore solo perché si è stati separati all’esame finale dal proprio compagno di banco? Le competenze e il talento dovrebbero prevalere sui fattori esterni, soprattutto così infantili, permettendo ai concorrenti di realizzare piatti all’altezza del programma. Se neanche una delle portate è riuscita a mettere in discussione un solo voto con la squadra avversaria, forse le motivazioni andrebbero ricercate nelle proprie azioni piuttosto che nelle proprie reazioni alle “ingiustizie subite”. In ogni caso, ora i concorrenti devono sfidarsi al pressure test che prevede una prova classica del programma: la realizzazione di un’omelette a regola d’arte. Nonostante Masterchef replichi spesso tale prova, anche quest’anno diversi concorrenti “non ne hanno mai fatta o mangiata una“. Tina con gli occhi gonfi di pianto manifesta, ancora una volta, il leit motiv della stagione: la sempiterna valle di lacrime. I peggiori della prova sono Nicholas e Polone, ancora nero per essere stato considerato una zavorra in esterna. Sarà forse questo il motivo della mancata riuscita dell’omelette? In ogni caso ad abbandonare la cucina di Masterchef è Nicholas. Lui non è ancora molto convinto che la sua omelette fosse più una frittata, come sottolineato da Barbieri, e ne difende la bavosità, ma esce comunque con una certa sportività e inconsapevolezza.
Winston Churchill diceva “non ho niente da offrire se non sangue, fatica, sudore e lacrime“, a Masterchef 11 non sembrano esserci tutti questi ingredienti, necessari per scendere finalmente in battaglia, ma sicuramente le lacrime non mancano e non mancheranno anche nella prossime puntate.
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