I ristoranti dell'Expo non rispettano il regolamento sugli allergeni. Non solo i menu non proprio economici, quindi: ecco un'altra grave pecca dei ristoranti, bar e affini, presenti nei padiglioni dell'Esposizione Universale di Milano, che espongono in bella vista sulle lavagnette e i cartelli gli ingredienti, senza informazioni dettagliate sui possibili allergeni presenti nei piatti.
Se soffrite di allergie e intolleranze a particolari alimenti e avete intenzione di andare all'Expo, la vostra full immersion tra i padiglioni non sarà una passeggiata. Ci sono solo due due ristoranti che osservano meticolosamente le direttive UE sulle presenze di allergeni negli alimenti “Food information to consumers”: il non proprio economico Identità Expo e Peck (all'interno di Palazzo Italia); solo qui i consumatori possono leggere sul menu gli allergeni contenuti in ciascun piatto, come riportato sulla legge che regolamenta la vendita di cibo. Ad esempio nel menu di Bottura, che ha inaugurato i fornelli dell'Identità Expo il primo maggio, gli allergeni sono indicati sotto ogni singola portata, anche sotto il chilometrico piatto al cotechino intitolato Beautiful Sonic Disco of Love and Hate at the Gate of Hell Painting with Wicked Pools of Glorious Color and Psychedelic Spin-painted Cotechino, not Flame Grilled.
Mentre da Eataly, che ha colonizzato una buona parte dei ristoranti dell'Esposizione Universale (per affidamento diretto), gli ingredienti principali sono scritti su grandi lavagne, ma senza traccia degli allergeni; se volete sapere quali sono presenti nei piatti, dovrete richiedere l'informativa allergeni al personale. Da Illy, Lavazza, il chiosco di Davide Oldani e tanti altri, non c'è alcuna traccia dei possibili allergeni e nessun cartello che invita a richiedere la lista completa degli ingredienti. Non resta che sperare nella disponibilità del personale di spiegare a voce se il cornetto, la pizza o il gelato che desiderate, farà al caso vostro.
