I migliori ristoranti di Torino. Arriva il Salone del Libro 2014 e come ogni anno si scatenerà la caccia al ristorante. Perché con la cultura, Tremonti docet, non si mangia, ma in compenso i convegni sull'editoria digitale e i seminari sulla semantica fanno venire una gran fame. E allora eccoci qui con una lista di ristoranti che abbiamo selezionato apposta per l'occasione (con la consulenza del noto mangiatore di formaggi Stefano Cravero*) per trovare i migliori ravioli del plin e il miglior Ruché.
1) Scannabue – San Salvario
Foto di Sandra Salerno, dal profilo Scannabue
Aristarco Scannabue, celebre grammatico e critico, tra i suoi propositi aveva quello di "scannare gli scrittoracci moderni", nonché "la stucchevole poesia bucolica, l'erudizione accademica e il bigottismo religioso”. Quale miglior occasione, dunque, di questo Salone del libro (Paese ospite il Vaticano, madrina Susanna Tamaro), per assaggiare una splendida tartare di fassona, un Brandacujun (stoccafisso e patate) o un tonno di coniglio (carne macerata nell’olio per giorni). Non mancano agnolotti e tajarin, stinco e brasato. Si chiude in bellezza con tarte tatin e San Simone (basta Amaro del Capo e Braulio). Non illudetevi, però: i grandi classici sono un doveroso riferimento ed una proposta da riscoprire, ma chef Paolo e la sua squadra sapranno stupirvi con continue novità, reinterpretazioni anche azzardate e con un occhio molto ben aperto verso la Francia, anche in cantina.
Voto: 9
Da non perdere: il brandacujun, ma attenti ai fuori menu che sono sempre eccezionali
Scannabue, largo Saluzzo 25/H. Torino. Tel. 011.6696693
2) Antiche sere – San Paolo
Un tuffo nel passato, tra tendine di pizzo, piastrelle, insegne retrò, un magnifico bancone e la cortesia della famiglia Rota (mamma Anna Maria e il figlio Daniele). Cosa chiedere di più a una trattoria? Tra i primi, agnolotti al sugo d'arrosto (9 euro), gnocchi alla salsiccia e poi peperoni con la bagna caoda, petto d'anatra arrosto e soufflé al moscato con lo zabaione. Il posto è piccolo, conviene prenotare. Se avete già incontrato troppa gente che conoscete nei corridoi del Salone, trovate una scusa per scappare e reglatevi una passeggiata nei dintorni del ristorante: scoprirete, nascosto dietro al proverbiale grigiore torinese, un antico e vivacissimo quartiere operaio nato, cresciuto e morto intorno agli stabilimenti Lancia. Oggi la fabbrica non c'è più, ma grazie all'intraprendenza di vecchi e nuovi residenti, San Paolo è sulla strada di una rapida e molto interessante resurrezione.
Voto: 8.5
Da non perdere: stinco di maiale al forno
3) Mare Nostrum – Vanchiglia
Pesce, come suggerisce il nome, e di ottimo livello, a cominciare dai crudi. Qualche esempio di piatto: fregola sarda cotta come un risotto con canocchie, scampi, gamberi rosa liguri e asparagi, aglio, basilico e grattugiata di bottarga di muggine di Cabras; Gnocchetti con cozze di Arborea e vongole nostrane; Scialatielli con calamari in crema di pane. La qualità della materia prima è certificata: il pesce arriva dai mercati di Torino, Manfredonia, Genova, Marsala, Mazara del Vallo e Catanzaro. Le olive dalla Sicilia o dalla Liguria, il sale da Trapani, i capperi da Pantelleria e le mandorle da Noto.
Voto: 8,5
Da non perdere: gli assaggi di antipasti, freschissimi e ogni volta diversi. Fidatevi di chi ve li propone.
Mare Nostrum, via Matteo Pescatore 16, Torino. Tel. 011 839 4543
4) Consorzio – Centro
Aperto nel 2008, informale e caldo, con quei tavoli di legno, il Consorzio gode da sempre di ottima stampa. Complice una gran furbizia nel vendersi, ma anche un'ottima qualità. Nella carta c'è battuta al coltello, salsiccia di Bra e agnolotto gobbo di Asti, ma anche piatti non piemontesi, come il passatello romagnolo. Nella carta dei vini, 250 etichette quasi tutte di vino naturale.
Voto: 8
Da non perdere: battuta al coltello (nella foto il "maialino incavolato")
Consorzio, via Monte di Pietà 23, tel 0112767661
5) La grande muraglia
Un classico nome da ristorante cinese di terza categoria, e per di più con un indirizzo piuttosto lontano dal centro. A che pro, dunque? Chi ha avuto la fortuna di mangiare in Cina almeno una volta nella vita, non si pentirà di aver affrontato un lungo e pericoloso viaggio (15 minuti in taxi o in alternativa metro + autobus dal Lingotto) per ritrovarsi nella grande e pacchiana sala di questo ristorante familiare. Se siete incerti sulle ordinazioni date un'occhiata ai tavoloni rotondi attorno ai quali rumorose famiglie cinesi celebrano quasi ogni sera eventi e festività non meglio identificati: ci troverete medusa, interiora, zuppe piccanti, e l'immancabile anatra declinata in varie forme. Scegliete quel che volete, ma non rinunciate agli incredibili ravioli della casa. Non abbiate paura di lanciarvi, siate coraggiosi e scoprirete che Torino ha ben più di un semplice plin da offrirvi.
Prezzi: decisamente moderati, 20-25 euro.
Da non perdere: la marmitta mongola con carne, pesce e verdure. Preferibilmente nella versione piccante, ma solo se avete con voi una maglietta di ricambio.
Voto: 8
La Grande Muraglia, corso Emilia 2, Torino. Tel. 011-5539420
6) Magorabin – Vanchiglia
Un ristorante di cucina "alta" e purtroppo un po' ingessato. Anche i prezzi sono doverosamente alti, come la qualità delle materie prime e l'abilità dello chef Marcello Trentini. Per capirsi, tra le entrée (18 euro) abbiamo Animelle, Vichyssoise e Caviale affumicato o Lingua, Gamberi e Mandarino. Tra i primi (16 euro), tortelli di trippa, mentuccia e ricotta salata, Agnolotti d'oca e cotto di fichi. E tra i secondi, ribollita di piccione (24 euro) e branzino, cardi e bagna caoda leggera (24). Ci sono anche (convenienti) menu degustazioni, a partire da 40 euro.
Voto: 7,5
Da non perdere: l’oyster steak tartare
Magorabin, corso San Maurizio 61- Torino. tel. 011 812 6808
7) La maison de Chez Rinòo (Brunilde)
Una mini trattoria in pieno centro, piena di paccottiglia e gestita con ruvida veemenza da Brunilde. Atmosfera caotica e calorosa, si mangia in semplicità. Da evitare se non avete senso dell'umorismo: l'accoglienza a dir poco scontrosa della padrona di casa (vedi diluvio di lamentele su Tripadvisor) è un'infallibile cinta muraria che da anni preserva la genuinità del locale dalla temuta invasione di fighetti, hipster e cialtroni culinari di ogni sorta. Solidarizzare con i camerieri, a loro volta maltrattati dalla proprietaria, può essere una buona carta d'ingresso, ma non azzardatevi a dire che aspettate altra gente: qui ci si siede, si mangia e si va via. Cosa mangiare? Tutto, dolci compresi. Se non avete mai avuto una nonna piemontese, qui mangerete quel che vi siete persi durante l'infanzia, esattamente come la vostra (purtroppo) inesistente parente lo avrebbe cucinato.
Prezzi: decisamente moderati, sotto i 20 euro.
Voto: 7,5
Da non perdere: gli zuccherini sotto alcol a fine pasto, eventualmente anche a portar via nel caso dobbiate presenziarei ad un convegno sull'editoria digitale.
Via San Francesco da Paola 9. Tel. 011-8125125
8) Bel Deuit – Superga
Perfetto per una gita fuori porta e per dimenticarsi di Susanna Tamaro. Ambiente ultrafamiliare, piemontese fino al midollo (anzi fino al tajarin), propone piatti che un moderno fooder potrebbe definire "comfort food". A noi piace definirli piatti buoni, semplici e gustosi: tra gli altri, ravioli ripieni di borragine con agretti e toumin dal mel, cosciotto di maiale con mele caramellate e patate, faraona in salsa di Nocciola delle Langhe e torta gianduia con crema Chantilly. Parlare piemontese con i camerieri non è obbligatorio, ma aiuta.
Voto: 7
Da non perdere: gnocchi di patate con fonduta di raschera e castelmagno (sperando che fuori non faccia troppo caldo)
(nella foto lumache di Cherasco alla piemontese)
Bel Deuit, via Superga 58, Baldissero Torinese. tel 011 9431719
9) Vitel etonné – piazza Castello
Un'osteria piccola, informale, che propone naturalmente vitello tonnato (vedi calembour del titolo), a 10 euro e molti piatti tipici. Da segnalare l'antipasto con salame cotto e acciughe. L'accoglienza, calorosa, è di Luisa Pandolfi. In cucina si usa carne di Fassone, le verdure dei contadini, i formaggi di alpeggio della Valle di Susa e le antiche farine locali per il pane e la polenta. Tra i piatti, rognone, minestrone di trippa, baccalà mantecato con polenta. Prezzi sui 30 euro.
Voto: 7
Da non perdere: vitel tonnè, naturalmente
Vitel Etonné, via San Francesco da Paola 4 Tel. 011-8124621
10) Lo sbarco – San Salvario
ÔÇïNel vorticoso mondo del Salone del Libro, tra cocktail di presentazione, feste di case editrici e cene di rappresentanza, può sorgere improvvisa l'urgenza di sentirsi a casa. Non preoccupatevi, una soluzione c'è: allo Sbarco troverete un tavolo, una caraffa di rosso e un menu fatto di due primi e due secondi preparati con quel che Stefano ha trovato al mercato di Piazza Madama Cristina la mattina stessa. Cose di stagione cucinate come le cucinereste a casa (ammesso che siate in grado di preparare un ottimo sugo di salsiccia o delle squisite rolatine di pollo alla birra, ovviamente). Il pane viene da dietro l'angolo, i dolci sono preparati dalla mamma di Stefano. Se la vostra non è proprio fame ma voglia di eccetera eccetera, chiedete semplicemente una birra e un tagliere di affettati e formaggi: dopo pochi minuti supplicherete i gestori di portarvi dell'altro caprino. Per la cronaca, lo Sbarco non è un ristorante bensì un locale dove potrete all'occorrenza tirar tardi rischiando di incontrare alcuni dei celeberrimi personaggi del quartiere: il poeta Guido Catalano, il satanista progressista Max McMorte o la Banda Kadabra al completo. Se vi piace il genere poliziesco e avete un po' di fortuna, potrete assistere alla retata di San Salvario del sabato sera comodamente seduti al vostro tavolo.
Prezzi: decisamente moderati, sotto i 20 euro.
Da non perdere: il salame di cioccolato (ma se arrivate tardi sarà già finito), l'amaro qualunque (il nome è foriero di gag di ogni genere al momento dell'ordinazione, ma si tratta di un ottimo digestivo realizzato dalla distilleria Bordiga apposta per il locale)
(nella foto i poeti Guido Catalano e Arsenio Bravuomo allo Sbarco)
Voto: 7
Lo Sbarco, via Silvio Pellico 0. Tel. 3385812159
* Stefano Cravero lavora come montatore cinematografico con il solo fine di sostenere economicamente la propria sfrenata passione per il foie gras e per i vini di denominazione AOC Puligny-Montrachet. Nel 2009 ha adottato a distanza una vacca normanna di nome Volcane, seguita nel 2012 da Bicyclette. Entrambe risiedono nel comune di Camembert. Nonostante i benpensanti lo disprezzino per l'uso smodato di proteine animali che caratterizza la sua dieta quotidiana, a tutt'oggi la scienza non è riuscita a spiegare come il suo colesterolo possa essere perfettamente nella norma. Per quanto riguarda la sua filmografia, c'è il sempre valido imdb.