Romeo Chef&Baker a Prati / Gran baccalà ma la carbonara e i dolci, che delusione

romeo ristorante prati

di Paolo Manfredi *

L’idea di provare finalmente un ristorante, Romeo Chef&Baker, che nasceva dal connubio tra un grande della gastronomia romana come Roscioli con già all’attivo incursioni di successo nella ristorazione e una chef italo-americana, colta e sofisticata, come Cristina Bowerman, mi incuriosiva da tempo, complice anche una recensione entusiastica di un amico foodie che mi aveva mostrato foto di piccoli capolavori di design commestibile. Alla prima occasione quindi ci sono andato, cercando un posto che mi facesse fare “bella figura”. Le aspettative riposte sono andate purtroppo in parte deluse.

Non dal locale che, piaccia o no, è importante, di rottura, forse più adatto a un bistrot del MAXXI che al pacioso umbertino di Prati ma ha una cifra comunicativa forte.

Il trionfo di salumi e formaggi Made in Roscioli in quel contesto minimal (tranne il bagno, rosso Kelly Lebrock) e di design, illuminato da mille spaghetti luminosi e da grandi bolle colorate, sono una dichiarazione programmatica chiara: innovazione estrema nella qualità.

Il tavolo, prenotato la sera stessa, è all’angolo in fondo alla sala, in un angolo tranquillo ma non intimo, ché l’architettura chiama eleganza sobria e moderna molto più che smancerie. Il servizio è molto cortese, sollecito e attento.

La carta dei vini è abbastanza ampia (sorprende me, lombardo, l’esiguità di vini della mia terra) e con giusti ricarichi. Sulla selezione il sommelier è andato sul sicuro: la tendenza è casual chic (marchi affermati ma non troppo, poche sorprese, né cattive né buone). Alla fine, mangiando carne e pesce, optiamo per un Pinot Nero Franz Haas (32 euro).

La cena comincia con un amuse bouche, offerto dalla casa, semplice ma di grande gusto, dei formaggini freschi con pomodorini confit e olive di Gaeta che resistono poco, soprattutto se mangiati con il mitico pane e l’altrettanto mitica pizza bianca di Roscioli (3 euro il cestino, meritatissimi anche perché non c’è coperto).

Come antipasto ordiniamo del manzo speziato con tabouleh e chutney di frutta (13 euro), una sorta di pastrami molto gustoso, soprattutto in abbinamento ad un delizioso chutney di frutta, anche se purtroppo tagliato in fette troppo sottili per apprezzarne la consistenza, e un ottimo baccalà cotto a bassa temperatura con pomodorini (15 euro), proposta del giorno fuori carta.

Speranzosi ci avviamo dunque ai primi, che regalano la prima delusione. Curiosi, gustosi e un po’ anni 80 gli spaghetti con granchio, salicornia, pomodorini e pepe rosa (15 euro), dove forse il pepe in grani fa un po’ troppo il prepotente con l’erba di mare.

Decisamente deludenti invece gli spaghettoni Cavalieri alla Carbonara (15 euro che richiederebbero un’esecuzione impeccabile). Li abbiamo presi perché la carbonara di Roscioli è un’istituzione e per vedere come in un tempio della nuova cucina italiana si interpretava un piatto così semplice e al contempo misterioso. Gli spaghetti erano più freddi dell’ideale, il che nella carbonara innesca reazioni chimiche antipatiche (i sapori si spengono e l’uovo da spalla diventa impiccio) e soprattutto accompagnati da quattro cubi quattro di guanciale, quasi tutto grasso, troppo grande e per nulla croccante. Dispiace, ma il piatto era proprio sbagliato.

Saltiamo il secondo per l’approssimarsi della prova costume e ci dirigiamo ai dolci, optando per due classici del comfort food, che ancora una volta, sigh, deludono. Molto bello il creme caramel (8 euro) al centro del piatto fondo, ambrato e non bruciato, peccato che al pasticcere sia scappata la mano con l’addensante fino a renderlo decisamente duro. Troppo dolce, fino a risultare stucchevole e piatto, il Latte e Gentilini (8 euro). Forse l’estrema dolcezza è una scelta, perché erano dolcissime anche le friandises.

In sintesi, una bella serata per noi in un locale certamente di rilievo con un conto secondo le aspettative (112 euro) e forse una serata meno felice per la mano dello chef. Capita.

Romeo Chef&Baker, via Silla 26/a, Roma, Tel 06-32110120

* Con questo articolo comincia la sua collaborazione a Puntarella Rossa Paolo Manfredi: 40 anni, milanese, storico di formazione, ha gestito il ristorante di famiglia come chef e sommelier. Ora vive a Roma e si occupa di piccole imprese. Ha tenuto per qualche anno la rubrica "Opinioni di un cuoco" su Affari Italiani.