L’Antica Focacceria, Roma e la mafia

"Le vere capitali della mafia? Milano, per la finanza. E Roma, per il potere". Vincenzo Conticello di mafia se ne intende. Siciliano, è tra i fondatori dell'associazione Addio Pizzo. E sulla Capitale non parla per sentito dire: per aprire la sua Focacceria, ci racconta, ha dovuto aspettare tre anni. Da pochi giorni ha inaugurato finalmente a Roma, in pieno centro, a piazza della Torretta, la nuova sede dell’Antica Focacceria S. Francesco. Locale nato a Palermo nel lontano 1834, anno in cui i Principi di Cattolica cedono al cuoco di corte Antonino Alaimo la cappella del Palazzo S. Francesco. Sulle pareti del locale la scritta: "Nel 1848 Ruggero Settimo festeggia la sua elezione a capo del governo con sfincione e marsala della Focacceria". Ci passano Garibaldi e i Mille, i Reali d'Italia, Spagna e Belgio, ma anche Pirandello e Crispi. Lo stile della sede romana è fedele a quello di Palermo: tavoli di marmo della cava di Bellolampo, sequestrata per mafia e ora gestita in maniera pulita dallo Stato; tavoli in ghisa delle fonde di Oretea; sedie in ferro battuto, frutto di maestranze siciliane. Ma soprattutto un menu popolare siciliano classico e storico, dalla pasta ch'i sarde, ai cazzilli, alle panelle, al pane ca meusa (milza), alla focaccia maritata e schietta, alla caponata, e ancora lo sfincione, le cassate, i cannoli, la torta setteveli. Senza dimenticare i vini siciliani. Vincenzo Conticello, titolare, noto per la sua lotta antiracket, ci racconta la storia travagliata dell'apertura.Oggetto sconosciuto

Quando e come è iniziata la  sua lotta contro il racket?
"Inizia a Palermo a seguito della mia denuncia, nel momento in cui la mafia dopo un anno di attentati anonimi si fa viva di persona. Viene un loro emissario a richiedermi il pizzo. In un primo momento mi rifiuto, poi denuncio. I carabinieri, intelligentemente, non lo arrestano, ma da quel momento in poi seguono le piste, intercettano le chiamate telefoniche, le automobili, facendo un lavoro di intelligence e dopo quasi quattro mesi e mezzo li arrestano tutti. Compreso il capo, il boss Franco Spadaro. Da quel momento si mette in moto un meccanismo molto nuovo per Palermo, perché la denuncia era una cosa sconosciuta a tutti. Ero convinto che tanti altri avessero denunciato e invece i magistrati mi dissero: guardi che, dopo Libero Grassi, lei è il primo ad aver fatto un gesto del genere. E' disposto ad andare in tribunale e a confermare quello che sta dicendo? Io ero pronto".

Cosa ha significato per lei questa scelta?
"La mia vita è cambiata. Ho cominciato a impegnarmi a favore della divulgazione della legalità, per aiutare piccoli negozianti e i ragazzi a percepire la mafiosità. E quindi a capire e non trovarsi nei guai. Insieme alle associazioni Libera, Addio Pizzo, Libero Futuro, Rita Atria, e Ammazzateci Tutti e ancora Le Armi della Cultura, abbiamo messo in moto una sorta di piccolo mercato itinerante, che è cominciato a Roma a Piazza Campo de’ Fiori, il 30 Marzo del 2008. Da allora ogni anno siamo presenti in diverse piazze d’Italia. La mafia non è solo un problema del Sud. In certe parti del Nord ha sede l’organizzazione finanziaria mafiosa più grande del mondo, gestita principalmente dai calabresi. Lì, la famosa linea sottile tra il bene e il male lì sparisce completamente".

E Roma? Sappiamo che il progetto di aprire questa sede era nato già tre anni fa, come mai tutto questo tempo?
"Roma non è da meno. Roma, capitale di tutti i popoli, è anche la capitale degli affari di Palazzo e quindi della mafia. Roma è la città del governo: tra politica e mafia molto spesso non c’è linea di confine. La maggior parte dei mafiosi hanno sempre avuto, almeno negli ultimi cinquant’anni, interessi di partito e politici in questa città. E' qui che sono nate le prime alleanze che hanno portato i legislatori a emanare leggi che favorivano appalti, carcerazioni preventive o indulti. Molti mafiosi sono venuti a fare il soggiorno forzato qui nella Capitale, per essere più vicini al centro del potere e del comando. Nella mia esperienza romana ho avuto contatti immediati con questo meccanismo: qui il pizzo invece di chiedertelo durante, te lo chiedono prima, facendoti pagare anche l’accesso al locale, chiedendoti delle cifre folli e addirittura senza nessuna fattura e tutto in contanti. Al mio rifiuto, ho dovuto aspettare tre anni per potere aprire questo locale".

Avete già in mente eventi  di sensibilizzazione qui su Roma?

"Sì, faremo presto, la piazza dei mercati Pizzo Free, allestiremo qui in questa sede, dei banchetti in cui distribuiremo, come facciamo già a Palermo, i pizzini della legalità con cui si potranno comprare le nostre specialità. Parte dell'incasso ottenuto sarà devoluto all'Associazione antimafie Rita Atria".

La focacceria

"Come a vuoli? Schietta o maritata? Assa, trasi ca cià cuonsu" (Come la preferisce? Nubile o sposata? Si accomodi che gliela preparo") è la frase tradizionale con cui a Palermo si ordina la facaccia con la milza. Se la volete schietta, la condiranno solo con il caciocavallo, se la volete maritata aggiungeranno la ricotta.

I banconi straripano di specialità siciliane, arancine alla carne o al burro, sarde a beccafico, panelle e crocchè.

Non mancano i dolci tipici, cassate e cannoli, a base di ricotta.
 
 
 

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