Masterchef 11 seconda puntata: tra tradizioni e scivoloni (e graditi ospiti: Sarah Cicolini di SantoPalato e Diego Rossi di Trippa)

masterchef 11 seconda puntata
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Masterchef 11 seconda puntata. Siamo arrivati alla seconda serata ad eliminazione di Masterchef 11. La scorsa volta i concorrenti hanno dato prova di non sapersi destreggiare nell’uso del sale, questa settimana hanno avuto il loro bel da fare tra tradizioni e rivisitazioni. Chi ha dovuto togliersi il grembiule e lasciare per sempre l’ambita cucina?

Mistery Box

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Non è tutto oro quel che luccica, potremmo dire. Così come le Mistery Box che accolgono i concorrenti sui banconi della cucina di Masterchef. Scrigni dorati che celano, al loro interno, 10 condimenti provenienti da tutto il mondo. Salse poco conosciute, come il chimichurri o il mole, tra le quali gli aspiranti chef dovranno sceglierne una da inserire in un loro piatto, che sia in grado di esaltarne le specifiche caratteristiche. Una mistery ghiotta, non solo per le salse, perché i migliori della prova potranno volare in balconata e non rischiare l’eliminazione all’invention test. Chi realizzerà il piatto in grado di far viaggiare i giudici e portarli diretti alla salvezza? La maggior parte dei concorrenti sceglie la salsa ponzu, giapponese, sicuramente più nota rispetto ad altre. Bruno va e viene dalla dispensa a suo piacimento, come avvenuto già la scorsa puntata, beccandosi un ennesimo richiamo di Barbieri. Da casa ci si chiede se sia una reale sordità la sua, dopo decenni di rock and roll, o invece una furbizia connaturata alla sua indole da silver fox.

I migliori della prova sono: Rita, che decide di uscire dal focolare domestico per entrare, finalmente, nella cucina di Masterchef, il suo impiattamento è ancora legato a doppio filo (del cordone ombelicale) ai gusti dei suoi figli, ma sul sapore inizia a entrare nell’ottica di una cucina di alto profilo; Mime, che stupisce i giudici con un viaggio nelle sue terre d’origine grazie al piatto colazione a Kyoto; Carmine, che si conferma il brutto anatroccolo in piena fase di trasformazione in cigno dei fornelli; Dalia, che finge stupore per la nomina dopo aver tentato, guadagnandosi una critica da Cannavacciuolo, di mostrarsi professionista utilizzando la sac a poche al posto del cucchiaio; Tracy, con un baccalà alla norvegese marinato nel burro; Elena, con una carne panata da acquolina in bocca; Lia, che dà prova nuovamente di essere sicura di sé con una besciamella al cocco che fa impazzire i giudici per l’originalità. Tranne Carmine, sono tutte donne le migliori della prima prova. Gli uomini, al momento, sembrano troppo impegnati a fonarsi il ciuffo per entrare a pieno ritmo nella competizione. Tra questi migliori selezionati in prima battuta, però, solo Mime, Carmine, Tracy e Lia salgono in balconata. Il successo del piatto di quest’ultima fa storcere il naso a Tina, che non manca di indirizzare frecciatine nei confronti dell’avversaria. Ma, è proprio il caso di dirlo, realizzando solo piatti senza infamia e senza lode sarebbe meglio pensare alla trave nel proprio occhio, piuttosto che alla pagliuzza in quello degli altri!

Invention Test

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L’invention test di questa settimana parte con la presentazione di due piatti realizzati da due chef, entrambi rinomati per aver dato vita a delle vere e proprie trattorie moderne in grado di riproporre in chiave innovativa la cucina storica italiana: Sarah Cicolini e Diego Rossi. La chef Sarah Cicolini, che conosciamo molto bene, è abruzzese di origini ma romana di adozione. Proprietaria di Santo Palato è stata in grado di riportare in auge, nella Capitale, la tradizione del quinto quarto. Una scelta etica che nasce dal desiderio di un consumo più consapevole e sostenibile della carne, senza prediligere unicamente i tagli nobili, ma dando nuova vita a interiora e scarti con ricette belle e buone. A Masterchef porta i suoi rigatoni con la Pajata, piatto romanesco che metterà a dura prova i concorrenti. Lo chef Diego Rossi, proprietario di Trippa e della recente apertura Alla Concorrenza, ha un pedigree stellato e diversi riconoscimenti all’attivo. La sua idea di cucina parte dalla scelta di materie prime di eccellenza, che in una trattoria moderna possono essere utilizzate in ricette tradizionali con un tocco di innovazione e modernità. A Masterchef porta il suo rinomato vitello tonnato, una rivisitazione del classico piatto con un tocco glamour e accattivante.

Diversi concorrenti dichiarano di non aver mai assaggiato nessuna delle due preparazioni. Se per la pajata questa cosa ha un senso, sul vitello tonnato noi millennials storciamo il naso chiedendoci che razza di infanzia anni ’90 abbiano avuto. La prova, in ogni caso, inizia col piede sbagliato: i partecipanti decidono cosa preparare tra le due ricette, ma viene loro assegnata, a tradimento, proprio quella che avevano scartato. Dovranno quindi preparare il piatto con cui hanno meno confidenza, sempre nei canonici 45 minuti. Il panico si propaga e non solo per lo scherzetto malefico. Anna la nutrizionista alla sola idea di dover assemblare un piatto che contiene maionese, olio e carne (“grasso su grasso su grasso” per dirla con le sue stesse parole) sta iperventilando. Dichiara di rifiutarsi di usare la maionese (signora mia, per carità) per realizzare una versione light utilizzando il tonno e una salsa di vitello. Il nome del piatto richiamerà il contenuto calorico dello stesso, in una continua (e molto noiosa) schermaglia con Cannavacciuolo sulle sue visioni salutiste, che di salutare sembrano avere ben poco. Bruno, vecchia volpe, aveva capito da subito le intenzioni malevole dei giudici e quindi ha finto di scegliere la pajata per poter, poi, cucinare il vitello tonnato. L’udito quindi funziona… almeno quando serve. Mery, che si aggiudica la nomina come migliore della prova, cucina un’ottima rivisitazione di vitello tonnato pensando alla madre, romana, che non le ha mai fatto i rigatoni con la pajata ma il vitello tonnato sì. Tina mantiene il ruolo di finta svampita e fa il compitino, presentando delle polpette di vitello sciape, riacchiappate dalle salse. A suo dire una scelta voluta, anche se Barbieri non sembra convinto quanto lei delle sue intenzioni. Dalia presenta una pajata passabile ma con il solito atteggiamento impostato e militaresco, come se invece di stare ai fornelli stesse salvando la vita di qualcuno, che secondo Barbieri le impedisce di cucinare bene. Nicholas sembra combattere più che per il grembiule per un ruolo da tronista, con un piatto non all’altezza ma l’attitude impeccabile alla Mariano di Vaio. Rita, che in questa puntata è davvero agguer-rita, se la cava, così come Andrea, Pietro e Elena. Polone, che già si sfregava le mani all’idea di cucinare finalmente un bel piatto di pasta alla romana, ha dovuto ripiegare sul vitello tonnato. Questo, però, gli vale numerosi complimenti per lo sforzo ben riuscito. Nicky e Andrea Letizia non sono all’altezza, realizzano due piatti di pajata dove le interiora sono relegate a una sorta di decorazione. Federico, che usa metà del tempo a disposizione per perfezionare le sue pose alla Zoolander piuttosto che per cucinare come si deve, soffia l’idea della besciamella di cocco dalla ricetta della mistery box di Lia. Dichiara di essere molto sicuro di sé (come se non ce ne fossimo accorti), ma il plagio viene subito sottolineato dai giudici. Lui non ci sta a farsi dare del copione e tra uno sguardo penetrante e l’altro ribadisce di aver solo preso ispirazione e di star realizzando la sua idea originalissima di pajata. La strenua difesa non gli risparmia il posto tra i peggiori, che una pajata al sapore di cocco potrebbe suonare come una bestemmia in qualsiasi emisfero, non solo a Trastevere. Alla fine della prova è proprio la pajata, e in generale la scarsa confidenza con il quinto quarto, a decretare i peggiori: Nicky, Andrea Letizia e Federico. Quest’ultimo si salva subito, però, esibendosi in un affascinante pianto di commozione a favore di camera. È quindi la coppia a scoppiare con l’uscita definitiva di Andrea Letizia, che non ha mai brillato in nessuna preparazione durante le prove precedenti, come da lei stessa ammesso all’inizio della puntata. Il vantaggio di Mery e il destino di Nicky e Federico si scoprono, però, allo skill test finale.

Skill Test

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Lo skill test di questa serata prevede tre prove di abilità a scaglioni nelle quali i concorrenti si dovranno cimentare. Di volta in volta solo i migliori si salvano e non devono passare all step successivo, gli altri invece si sfidano fino alla fine delle tre prove. Qui viene subito dichiarato il vantaggio di Mery: ha la possibilità di fare una domanda in merito alla preparazione e deve decidere il destino dei due peggiori dell’invention, scegliendo in quale scaglione collocarli, se al secondo o all’ultimo. Mery non ci pensa troppo e posiziona Nicky al secondo turno e Federico all’ultimo, nella speranza che con meno chance di salvezza sia proprio lui ad uscire. Il fil rouge che lega le prove dello skill test è solo uno: il miele. Anche qui torna l’elemento della sostenibilità e della consapevolezza nell’utilizzo degli alimenti, come nel quinto quarto, con un prodotto che in Italia trova la più ampia proposta mondiale, grazie alla biodiversità del territorio e all’abilità dei professionisti del settore.

I Step – Il primo scaglione dello skill test, ideato da Bruno Barbieri, si basa sulla valutazione della tecnica della mantecatura con il miele. Come si poteva immaginare la maggior parte dei concorrenti realizza un risotto, con alti e bassi nei risultati. Tutti sono convinti, senza basi (è evidente), di poter realizzare il piatto della vita e di possedere le conoscenze profonde della mantecatura perfetta. L’obiettivo, però, è molto più lontano dalla loro portata di quanto possano pensare. La maggior parte dei piatti non presenta la corretta mantecatura, oppure il miele, che dovrebbe essere protagonista assoluto, è coperto da altri ingredienti. Gli unici ad andare in balconata sono: Mime, Bruno, Pietro, Tracy, Mery e, inaspettatamente, Tina. Federico e Nicky osservano tutto da bordo campo, sistemandosi a vicenda l’outfit e mettendo in luce la loro primaria preoccupazione in gara: lo stile. Federico, ovviamente, si lascia andare a commenti su quale risotto fenomenale avrebbe cucinato se avesse potuto partecipare già dal primo step, un po’ come i calciatori da divano che avrebbero saputo tirare il rigore meglio del capitano in campo.

II Step – Il secondo scaglione dello skill test, ideato da Locatelli, prevede l’utilizzo del miele in due tecniche complesse: per glassare un alimento e per conservarlo, impedendone l’imbrunimento, grazie alle sue proprietà antiossidanti. Chi non è riuscito a risparmiarsi una seconda prova è ancora scioccato per il mancato riconoscimento (dovuto) ottenuto nella prima, altri si svegliano dal torpore e si rendono conto che si stanno giocando il posto nella masterclass. Come Nicholas che si illumina improvvisamente in merito alla necessità di uscire dalla comfort zone del compitino e iniziare a cucinare per davvero. Questo si dice concentrato, determinato a far vedere quanto lavora bene. Peccato che dia subito prova di mancata comprensione del testo. Gli sfuggono, infatti, le richieste di Locatelli e al momento di conservare un alimento sceglie le patate, le uniche che una volta cotte non avrebbero mostrato alcun annerimento. Rita agguer-rita si dice forte dell’anatra laccata perché sui social un piatto come quello le è valso molti like, peccato che ne presenti una versione bruciacchiata piuttosto che laccata. Forse i filtri di Instagram hanno falsificato le sue stesse aspettative. In questa prova sembrano venire al pettine tutti i nodi dei concorrenti, che mostrano un eccesso di sicurezza nei confronti delle proprie capacità e conoscenze. Peccano di arroganza nell’ascoltare le richieste, i consigli e le direttive dei giudici: da Dalia, convinta di replicare un’anatra perfetta, a Christian con le sue “idee geniali” ma non realizzate in concreto. Al terzo e ultimo step arrivano quelli considerati primi della classe (soprattutto da se stessi): Dalia, Rita, Elena, Nicholas, Christian. A questi si aggiunge Federico che entra, finalmente, in campo a tirare il suo millantato rigore.

III Step – Il terzo scaglione dello skill test è tra i più difficili, unisce la pasticceria (scoglio di tutti i concorrenti) con ingredienti inusuali: idromele, polline e favo crudo. I concorrenti devono realizzare un dolce utilizzando tutti e tre questi elementi killer. Tra disperazione, errori e intoppi riescono comunque tutti a presentare un piatto. I peggiori della prova sono Rita e Nicholas. Contro ogni aspettativa a togliersi il grembiule è Rita, il suo dolce viene ritenuto troppo elementare e perde contro quello di Nicholas.

Si chiude così questa seconda serata di gara, con l’uscita definitiva dalla Masterclass di Andrea Letizia e Rita. Gli altri tornano a casa, frastornati dalle critiche e dalle considerazioni dei giudici soprattutto in merito al loro atteggiamento. Se è vero che si prendono più api con il miele che con l’aceto, in questo caso una lavata di capo “acida” ai concorrenti era d’obbligo. Chissà che non porti a migliori risultati nelle prossime puntate!