Slawka Scarso e il marketing del vino, 10 errori da evitare quando si comunicano vino e turismo online

Cover_MarketingVino-Marketing del vino, il libro di Slawka G. Scarso. Una guida facile da leggere e utile per promuovere il vino e il turismo enogastronomico. L'ha scritta Slawka G. Scarso, sommelier, autrice di altri volumi noti (come "Il vino in Italia" e "Il Vino a Roma"), nonché collaboratrice di Puntarella Rossa. Qui trovate il suo sito e qui un estratto del libro. E questo è un pezzo scritto per i nostri lettori sui dieci errori da evitare.

Comunicare la propria attività enogastronomica online è oggi indispensabile. Tantissimi produttori di vino e ristoratori sono già presenti online. Trattandosi di aziende a conduzione familiare, o comunque di piccole dimensioni, il più delle volte sono costrette a fare tutto da sé, a volte indovinando, a volte sbagliando. Ecco di seguito dieci errori che andrebbero sempre evitati.

  1. «Io sui social network non ci vado, non ho tempo». Potete pensare di non avere tempo ma il fatto è che sui social network già ci siete. Come? Attraverso quello che dicono i vostri clienti di voi – anche per questo una presenza strutturata diventa essenziale, sia per valorizzare i giudizi positivi che per monitorare gli eventuali giudizi negativi.
  2. «Ormai tutti usano Facebook, a che serve avere un sito?». Il sito serve, oggi come ieri. Il sito internet deve essere il punto di riferimento di tutta la comunicazione, online e offline, non solo perché non tutti hanno un account su Facebook ma anche perché passata la moda di un social network, il sito resta. E in più se pubblichiamo una notizia sul nostro sito web sarà più facile da visualizzare anche a distanza di mesi. Quello che pubblichiamo su Facebook, o peggio ancora su Twitter, scorre invece alla velocità di un «mi piace».
  3. «Finalmente posso parlare di me stesso (e solo di me stesso)». Ultimamente si parla tanto di storytelling, del fatto che un’azienda deve essere in grado di raccontarsi all’esterno, ai consumatori e non solo. Benissimo. Non bisogna eccedere però nel protagonismo. Piuttosto, raccontiamo anche il nostro territorio, gli altri prodotti tipici, il nostro quartiere (nel caso dei ristoranti). Facciamoci ambasciatori di ciò che ci circonda senza trasformare la pagina Facebook in una rassegna stampa: diventiamo guide locali con una conoscenza da insider che nessun altro può avere.
  4. «Aggiungo tutti gli amici dei miei amici così tutti vedranno la mia pubblicità». Facebook ci suggerisce i contatti da aggiungere sulla base degli «amici» in comune. Ora, aggiungere tanto per fare numero è uno sforzo inutile. Facebook mostrerà i vostri aggiornamenti a quella persona per un po’ di tempo, ma se poi non interagite, scomparirete dalle rispettive timeline. Come fare allora? Semplice: iniziate a creare un rapporto. Basta un’azione semplice come presentarsi, dire chi siete, come siete arrivati al profilo di quella persona, perché vi farebbe piacere aggiungerla. Rendete personale il contatto ricordandovi che dall’altra parte del computer c’è una persona vera che così avrà più interesse a seguirvi e a commentare o mettere mi piace ai vostri contenuti.
  5. «Ora taggo tutti, così tutti sapranno che ho cenato da Tizio». Taggare tutti per promuovere un evento o una ricetta o un vino o semplicemente per far sapere che avete bevuto o mangiato quella certa cosa è una pratica assai diffusa ma è probabilmente uno dei vizi più fastidiosi dei social network. Come sempre, infastidire non è mai un esercizio produttivo di comunicazione. La regola è semplice: se quella persona non è raffigurata nella foto, o non era presente alla cena, non la taggate. Pubblicate foto belle e tutti le vedranno e le condivideranno – e grazie ai filtri di Instagram ci vuole poco a rendere le proprie foto più attraenti.
  6. slawka-per-ludo«Acquisto un bel pacchetto di fan così aumento la visibilità della mia pagina su Facebook». Può sembrare un buon trucco per raggiungere presto un numero di fan elevato ma, come in tanti altri ambiti, anche sui social network non conta la quantità quanto la qualità. Meglio avere qualche centinaio di contatti che ci segue davvero, che condivide i nostri contenuti e magari invita gli amici a diventare nostri fan, che averne migliaia finti o comunque non interessati ai nostri vini o alla nostra cucina. Pubblicate contenuti interessanti, curiosi, utili, e i contatti aumenteranno da sé.
  7. «Faccio tradurre il sito in inglese dalla maestra delle medie di mio figlio. È bravissima». Le traduzioni vanno fatte fare da professionisti, a meno che non si voglia dare un’immagine poco seria. Questo vale ancora di più per le aziende che producono vino e puntano a esportare i propri prodotti, ma anche i ristoranti ne dovrebbero tener conto. I professionisti, poi, traducono solo nella propria lingua madre. Un italiano, anche laureato con lode in lettere straniere, non sarà in grado di tradurre verso l’inglese.
  8. «Il sito web con Flash è più animato, più bello». Avere un sito non ottimizzato per gli smartphone è un altro errore da evitare. Il termine tecnico è responsive, che sta a indicare un sito che cambia il layout in base allo strumento con cui ci colleghiamo. I siti in flash, per intenderci, non si aprono con uno smartphone e al tempo stesso sempre più gente usa questi prodotti, soprattutto quando viaggia e vuole trovare informazioni utili sul luogo dove si trova. Tanto vale attrezzarsi. Il rischio è che non riuscendo ad aprire il nostro sito per verificare se siamo aperti, il cliente potenziale vada dal nostro concorrente. 1353405563-0108-vino-sommelier_big
  9. «Mi hanno criticato online. Ora gli faccio vedere io». Le critiche possono arrivare. Chi lavora tutti i giorni con il pubblico, come i ristoratori, lo sa bene. E arrivano anche sui social network. Cosa fare? Innanzitutto non bisogna mai agire d’impulso ma essere cortesi, proprio come si farebbe al ristorante o durante una degustazione – non vi mettereste mai a fare una scenata davanti agli altri clienti, vero? Ecco, la stessa cosa vale online. Il problema ma anche la potenzialità dei social network è il fatto che la nostra risposta all’eventuale critica non verrà letta solo da chi ci sta criticando, ma anche dagli altri clienti (presenti e futuri).
  10. «Tutti quelli che vanno su Tripadvisor non capiscono nulla di cibo o turismo enogastronomico». I social network raccolgono tutti, sono una vera e propria piazza virtuale. Tra questi ci saranno le persone intenzionate a criticarci soltanto – magari il titolare del ristorante accanto – e i nostri parenti che invece ci riempiranno di complimenti. Chi usa i social network alla ricerca di consigli su dove cenare o bere però è più preparato di quanto possiamo immaginare – sa bene che se una persona ha pubblicato solo due recensioni in cui critica aspramente un ristorante, non sarà affidabile. Solitamente gli utenti di Tripadvisor e simili hanno imparato a eliminare le recensioni agli estremi e guardare nel mezzo. Stimoliamo dunque i nostri clienti a recensirci sui social network così che anche se ci dovessero essere delle critiche fatte dai nostri concorrenti, si perderanno nella massa.