Grillo vino naturale o Tavernello?

Che vino sono i nostri politici? Bersani un Chianti classico, Berlusconi un Cabernet Sauvignon.  Il giochino un po' scemo ma divertente è stato architettato da Josè Rallo, volto e voce di Donnafugata, e forse ci può dire qualcosa di utile sulla politica, mentre si avvicinano pericolosamente le elezioni 2013. Sull'Huffington Post l'imprenditrice emula Sideways, provando a paragonare il carattere e le qualità delle persone (dei politici) con i vini. Bello, ma quando arriva a Grillo

Su Bersani il discorso è chiaro: Chianti classico, perché è un vino "dal cuore antico, riconoscibile, un rosso in equilibrio tra struttura e morbidezza".
Monti sarebbe un Brunello di Montalcino oppure un Riesling della Mosella, "germanico come il suo carattere freddo e calcolatore".
Su Berlusconi cominciano i primi dubbi: lui è "un Cabernet Sauvignon affinato in barrique: seduttore, muscolare, longevo".
A Vendola, invece, tocca un Pinot nero, "sensibile, raffinato, alla ricerca della perfezione come il sognatore che è in lui". Rallo, ma che sta' a dì?
Però è su Grillo che si fa un salto sulla sedia. Perché il comico passato a miglior vita (nel senso della politica) sarebbe "un vino naturale, prodotto in anfora e senza additivi, figlio di una filosofia produttiva che si contrappone all'enologia classica". Eh no, il vino naturale non ce lo facciamo scippare così. A meno che non si voglia attribuirgli l'accezione negativa del vino naturale, una parodia di naturalezza, che alla fine costa il doppio del dovuto e all'assaggio è pieno di "puzzette". Non basta ossigenarlo, questo vino-Grillo (si scherza, naturalmente, e ognuno in politica, come in enologia, la può pensare come vuole).
Qualcuno ha suggerito delle varianti. Le più credibili ci sembrano queste: Bersani-Lambrusco, Grillo-Tavernello. E Monti-Ruché, perché, citiamo un commento "al naso Monti come il Ruché dà una sensazione, in bocca ne dà una completamente diversa"