
Valerio M. Visintin / Mangiare a Milano
C’è una sorta di piazza metafisica, che s’apre nel ventre titanico del palazzo della Regione come fauci di balena. Si trattiene il respiro, transitando in fretta in quest’antro spettrale, finché non si avvistano, con istintiva gratitudine, i tavoli e i nivei ombrelloni del Milano Bakery Cosmopolitan Brio. Inaugurato nel cuore dell’estate, s’è fatto largo sulle pagine dei giornali cartacei e internettiani in virtù del nome chilometrico (nuovo record cittadino) e di una parete infittita di piantine e verzure, che i maestri del marketing hanno ribattezzato “orto verticale”. Ma il locale persuade addirittura a prescindere da questo paio di incontestabili benemerenze, infilando felicemente tutte le fasi della giornata, dalla prima colazione al bicchiere della buona notte.
Ben tre volte ho sfidato le ombre eterne del mausoleo formigoniano per testare il Milano Bakery. Ho incontrato le ottime brioche della mattina, il gelo modernista e patinato dell’arredo interno, l’accoglienza salottiera della padrona di casa (la squillante Giannina Loi), il garbo temperato del servizio e la cucina di Alessandro Salamone, che lavora a vista nel consueto acquario vitreo.
Il menu della cena è saggiamente circoscritto a una ventina di voci, su per giù. L’attitudine è personale e ambiziosa, moderata da un’impronta lombarda che, a tratti, si intravvede in filigrana. Talvolta, il compromesso non riesce con disinvoltura (è il caso dell’inutile blocchetto di panettone rinsecchito che sostiene un eccellente foie gras gelato), in altri casi l’esecuzione scricchiola (il risotto basilico-ricotta e quello al quartirolo sono gustosi, ma entrambi oltre il limite di cottura).
Nel complesso, però, si procede su livelli inediti per questa fascia di prezzo. E si trova persino il tempo di divertirsi, scegliendo piatti fantasiosi come la crema di pomodori verdi con uovo croccante.
“Ci porta il conto?”, domandiamo al fine, occhieggiando con preoccupazione la torva passeggiata che ci attende. Rincuorati da una cifra umana (meno di 30 euro a testa, bere a parte), ci facciamo forza e ripartiamo a occhi socchiusi, sognando orti orizzontali.
MILANO BAKERY COSMOPOLITAN BRIO
Via Melchiorre Gioia 35
02.66.98.93.21
Chiuso domenica a cena
Conto sui 30 euro, bere a parte
da Google risultati della ricerca : Circa 735.000 risultati (0,21 secondi)
Ho qui letto, in qualche passaggio inerente alla diatriba tra i critici gastronomici, circa la facoltà data ai lettori, infine, di poter giudicare. Giudicare le tesi contrapposte, giudicare gli esiti delle recensioni, delle "incursioni" nel ristorante sottoposto a critica. Ebbene, mi avvalgo di questo dono, la critica ai critici, concesso ai lettori, ai frequentatori di Puntarella Rossa. Ecco, ma tutto qui Milano Bakery? Stile avvincente nella descrizione del luogo, di alcune realizzazioni architettoniche del locale, eccellente pennellata su questo luogo. Ma, delle briosche, devo accontentarmi soltanto del fatto che siano ottime? Certo, mi rincuora saperlo affermato in questo contesto ma, a mio modesto parere, anche la brioche ha un suo mondo… Speditiva la restante descrizione dei cibi sottoposti a giudizio, buoni o non buoni, divertenti nel caso della crema di pomodori verdi con uova croccanti. Mi si dirà: vuoi sapere di più??? Vacci in questo luogo! Ehm, non so, forse ho delle aspettative errate, pretendo troppo. Perdonatemi ma, mi ritengo un pò assolto per quel che ho affermato fin qui, sono lettore….
Ben più che assolto, caro Gufo. Sono per il non luogo a procedere. Poiché ritengo le sue osservazioni ben più che legittime. È soltanto questione di punti di vista. Io, per esempio, come lettore mi annoio quando mi imbatto in racconti dei piatti circostanziati e minuziosi come autopsie. In linea di massima, preferisco qualche pennellata che mi anticipi il clima gastronomico e umano del locale. E a questo mio gusto personale mi attengo quando passo dall’altra parte dello schermo.
Grazie Visintin per la sua cortese elegante risposta. Rimango comunque convinto che, sempre ed a beneficio di ogni nuova generazione, sia necessario combattere l'analfabetismo gastronomico con le stesse modalità e la grazia del compianto Maestro Manzi.
La location purtroppo la conosco bene… sto parlando della zona in cui sorge il locale, non del locale in sè. Della cucina anch'io vorrei sapere di più anche se il riso 'oltre il limite di cottura' è abbastanza inquietante.
Francamente, gentile Andrea, non lo trovo così inquietante. È un dettaglio che ho sottolineato, perché in effetti si tratta di un errore. Ma la cottura imperfetta del risotto, al netto dei gusti personali, è una circostanza nella quale mi imbatto frequentemente girando per ristoranti. E non soltanto in quelli milanesi. E non soltanto in quelli di fascia media e medio-bassa. Tirando le somme, comunque, in questo locale ho mangiato più che discretamente.