Roof – Trattoria sul tetto

RISTORANTI ROMANI / QUARTIERE PRATI

Via Crescenzio 86

Tel 0668805550

https://www.trattoriasultetto.it/

Eccola qui la terrazza della primavera, quinto piano di una palazzina borghese tra Castel Sant’Angelo e San Pietro, vista Cupolone. Una parte completamente scoperta, con divani di plastica bianchi e tavolini sotto gli ombrelloni e una parte coperta con design anni ’70, dominata da un arancione caldo e divertente (in perfetta consonanza con l’albergo sottostante, l’Orange Hotel, appunto). Sospesi nel nulla, spazzati dal vento, si può godersi in santa pace un pranzetto defatigante, diversi metri sotto il cielo ma una ventina sopra le auto che scorrono freneticamente su via Crescenzio, quartiere Prati.
La nuova gestione ¬ i proprietari sono Vincenzo e Rocco viola e Riccardo Gandoglia -, è giovane e cordiale e ha preso il via nel settembre del 2009, ridando vita a un locale che rischiava di essere rinchiuso nell’etichetta disdicevole di “ristorante d’albergo”. Di questa categoria, la Trattoria sul tetto ha poco o nulla. Nulla nei prezzi, che si mantengono più che accettabili. E nulla nel formalismo imbalsamato che contraddistingue tanti inutili lounge e simili degli hotel romani e non solo, a parte il prenome Roof, che prosaicamente sarebbe tetto ma fa più newyorkese così.
L’AMBIENTE Molti gli accorgimenti che danno un tocco speciale all’ambiente. Le due parti della terrazza hanno pavimenti diversi: quello coperto è listellato in legno, quello scoperto è in finta erba. Le tovagliette sono in canna di bambù oppure quadrettate, naturalmente d’arancione. I menù sono scritti su vecchi vinili di musica classica (a noi sono toccati purtroppo Chopin e lo svenevole Shumann, già ribattezzato da Nietzsche “Sassone dolciastro”). Le posate, duole dirlo, sono Ikea, che resta comunque un buon esempio di design democratico. In compenso le bottiglie dove viene servita l’acqua sono decorate in perfetto stile Seventies. Sulla terrazza spicca uno splendido frigorifero Smeg, arancione, ca va sans dire.
LA CUCINA Se il locale, come avrete capito, ci è piaciuto molto, la cucina non ci è dispiaciuta. Niente di eccezionale, per carità, ma qui si può trovare un’ampia selezione di buona carne danese e non solo. Non manca la cucina romana consueta. I tonnarelli cacio e pepe non erano male, magari troppo sugosi. E anche i paccheri al sugo di manzo hanno superato la prova, nonostante un eccesso di acqua di cottura restato nel piatto. Tra i dolci molto buono il semifreddo alla nocciola, rituale il tortino di cioccolato che sta al tiramisù, come Edward Hopper sta agli impressionisti (son mode, ragazzi, e voi non potete farci niente).
IL MENU Tra gli antipasti: carpaccio di manzo danese 10 euro, tartare di manzo danese 12, millefoglie di ortaggi alle erbe stagionali 7,5, cicoria e fave con chips di peperoni croccanti 8. Tra i primi: cacio e pepe 8, gricia 9, bigoli alla poveraccia alici, capperi e pomodorini 8. Tra i secondi: fiorentina di manzo danese 38, costata di manzo danese 35, tagliata di manzo 16, abbacchio 16, lombatina di maiale 14, salsiccia alla griglia 12, polpette di manzo con purè di patate 12. Tra i dolci: crostatina ai frutti di bosco 7, creme brulè al caffè Borghetti 7, tiramisù 7.
IL CONTO Antipasto (carpaccio) 10, primo (cacio e pepe) 9, bicchiere di vino 4, dolce 7, caffè 1: totale 31
BONUS La bella terrazza che abbiamo magnificato: sì, sia detto per i fan del Vaticano e per quelli di Antonello Venditti, da qui si vede il Cupolone. Da rimarcare il design anni ’70, la cortesia, il coperto e pane che non si pagano
MALUS Se salisse leggermente di livello anche la cucina, saremmo a cavallo.
I VOTI
Cucina: 6,5
Ambiente: 7,5 Servizio: 7 Prezzi: 7