Nossiter: vino naturale, povera Roma

Terza puntata dell'intervista-confessione-lezione di Jonathan Nossiter, nostro (e non solo nostro) guru per il vino naturale e il cinema. Dove si racconta che i vini naturali non si trovano anche a causa di una rete di ristoratori corrotti, cinici o pigri. Dove si fanno i nomi di tre ristoranti romani ben forniti e di due ottime enoteche. E dove si consigliano quattro cantine di produttori di Cesanese del Piglio. Dove, infine, si dimostra perché è opportuno, piacevole e necessario bere vini naturali.
Qui la prima puntata. Qui la seconda.

Jonathan Nossiter con il figlio Noah (foto della moglie, Paula Prandini)

Perché i vini naturali non sfondano?
Per colpa dei ristoratori pigri o corrotti o cinici. O tutte e tre insieme

I ristoratori si arrabbieranno, ma corriamo il rischio
Se vai a Firenze, la metà dei vini della carta sono Antinori e Frescobaldi. A Roma la situazione è grave. Con qualche eccezione.

Per esempio?
Da Cesare, al Casaletto. Ha una carta meravigliosa perché non ha una carta: la carta è lui. Le sue scelte sono all'antica: ti consiglia vini naturali quando chiedi di mangiare e quando ti manifesti come persona. Poi Settembrini e Primo al Pigneto. Ma in generale la situazione è pessima. Anche dove si mangia magari bene, si beve male. Prendi l'Osteria di Monteverde.

Che noi siamo stati tra i primi a lanciare.
Anche a me piace, posto carino, gestori simpaticissimi, buon cibo a buon prezzo.  Ma la carta dei vini è molto deludente. Hanno capito l'importanza del cibo biologico, ma non fanno lo stesso sforzo per il vino. Naturalmente credo nella buona fede assoluta dell'Osteria di Monteverde: la mancanza dei vini naturali nella carta potrebbe essere una scelta perché non sono convinti della qualità dei vini oppure perché le notizie di questo movimento non gli sono ancora arrivate.

Roma segue la tendenza generale o è peggio?
In generale Roma mi sembra peggio di altre città, come Milano, Bologna, Parma. C'è una rete di ristoratori corrotta o cinica o pigra che non vuole uscire dal facile.

Ristoranti a parte dove compriamo una buona bottiglia di vino naturale?
All'enoteca Bulzoni, ai Parioli, una delle migliori al mondo. E da Vigneron, al Pigneto.

Dicci qualche vino naturale laziale da comprare.
Non quelli industriali di Casal Del Giglio. Del Lazio ammiro Le Coste, ma amo il Cesanese del Piglio. Un territorio con un bel passato un po' dimenticato, un presente interessante e con un futuro senza limite. Ci sono quattro cantine che seguo: La Civitella e La Visciola sono vini naturali ma anche buonissimi e tra poco arriverano anche loro al naturale Terre del Cesanese del brilliante Pierluca Proietti e Le Vigne Nuove di Massimi Berrucci.

Concludendo, perché comprare un vino naturale?
Perché non fa male alla salute. Perché il giorno dopo non ti viene il mal di testa. Perché solo un vino naturale può esprimere la totalità della bellezza di un territorio, che è il motivo per amare il vino. Perché è un atto di cittadinanza. Perché è un piacere profondo. Perché ti fa viaggiare nel tempo. Perché è un atto di resistenza civile, politica e ambientale.

 

 

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2 Commenti

  1. Come mai i vini naturali in italia non sfondano perchè pago meno i vini base di Folliard, di Fanny Sabre, di Bruno Shuller compresi i costi di importazione, che la maggior parte dei vini base di un produttore naturale italiano. Perchè ogni volta che vado a Troyes mi fermo a cena in una enoteca che ha solo vini naturali e ci sono tanti e tanti vini che costano meno di dieci euro, ogni volta che vado mi porto via due casse di "campioni". E incredibilmente non mi è mai capitato un vino mediocre. Se penso ai vini naturali italiani vendibili a scaffale sotto i dieci euro (massimo 6,5 euro tasse incluse alla cantina), mi vengono in mente tanti difetti e mediocrità.

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