Sciopero dei supermercati, se dilaga la protesta siamo nei guai

Sciopero dei supermercati, se dilaga la protesta siamo nei guai, Su Twitter un cassiere scrive a Walter Ricciardi, membro italiano del comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l’emergenza coronavirus, «Non siamo angeli come gli infermieri, siamo cassieri e scaffalisti in un supermercato. Stiamo rischiando la vita perché costretti. Cerchiamo di farci piacere ciò che facciamo sperando possiate trovare pane, latte e farina ogni giorno. Se vi manca il cumino state a casa mannaggia a voi». Messaggio ironico e costruttivo, che però rende bene l’idea dello stato d’animo dei lavoratori dei supermercati. Preoccupati, ansiosi, arrabbiati. Come dimostra lo sciopero che è stato indetto a Roma e nel Lazio sabato sera: molti ipermercati della Capitale hanno chiuso un’ora prima.

Subito si è messa in moto la macchina della trattativa, perché questo è un settore che in questo momento è da considerare vitale per la sopravvivenza degli italiani e non ci si possono permettere scioperi e chiusure, che rischiano di scatenare il panico. Così i sindacalisti di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno cominciato a trattare. E il garante Giuseppe Santoro Passarelli, dell’Authority degli scioperi, ha cominciato a monitorare la situazione.

La richieste di molti lavoratori è che i supermercati chiudano alle 18, considerando che i mezzi pubblici, con una nuova ordinanza locale, finiscono le loro corse non più tardi delle 21. Ma dietro c’è anche l’irrequietezza per le condizioni di lavoro, sempre più dure e con scarse garanzie sanitarie. Non saranno angeli,  ma stanno davanti al pubblico per molte ore al giorno, spesso senza mascherine e senza le protezioni necessarie. Quanto basta per sentirsi inquieti e protestare duramente.