Habesha Bologna, il gusto di mangiare con le mani nel nuovo ristorante etiope

habesha bologna

Habesha Bologna. Quando si entra da Habesha si lasciano fuori dalla porta quelle che per noi sono buone maniere e ci si immerge nelle tradizioni di un altro Paese che ha codici propri di comportamento. Perché se si va a mangiare in un ristorante etiope, oltre che una cucina diversa dalla nostra, si può sperimentare il piacere di mangiare con le mani. Prende il nome dall’etnia di provenienza di Girmanesh il nome di questo baretto leggermente fuori dal centro ma da provare se si ha la curiosità di assaggiare sapori nuovi per il nostro palato. Germana, così si fa chiamare dagli amici italiani, ha alle spalle studi alberghieri e ha deciso di portare in Bolognina la cucina e gli usi del suo paese. Inaugurato qualche mese fa, questo locale spartano ma accogliente, si sta facendo conoscere soprattutto grazie al passaparola.

habesha bologna

Il menu è ricco ed è diviso tra piatti adatti ai vegetariani e proposte in cui è presente della carne. Se si va in compagnia è preferibile prendere un misto (15 euro) – ascoltando anche i consigli della padrona di casa –  che sarà portato in tavola in un grande recipiente contenuto dentro un cesto di paglia colorata.

Habesha Bologna Birra St George

Il segreto di questa cucina è tutto nella injera, una specie di piadina o di crêpe spugnosa che, oltre a essere gustosa (la injera arrotolata è servita anche come antipasto più o meno piccante) serve anche per portare il cibo alla bocca. Non essendoci le posate infatti si afferrano le pietanze nel piatto di portata con questo pane fermentato finché il fondo non è tornato lucido in una maniera che ricorda la nostra scarpetta che qui diventa obbligatoria. Lo zighni è di sicuro uno dei piatti etiopi più conosciuti che consiste in carne di manzo o agnello stufata con cipolla, pomodoro, peperoncino, burro speziato e spezie (12 euro) ma da provare c’è anche il doro wet ovvero bocconcini di pollo conditi con aglio, curcuma, zenzero fresco, peperoncino, cipolla, specie e uova sode (10 euro) oppure il derek tips, carne di manzo o agnello croccante con cipolla, peperoncino verde e rosmarino (12 euro).

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I sapori sono adatti anche al nostro gusto, non bisogna lasciarsi spaventare dagli ingredienti (il peperoncino su tutti): se proprio la lingua prende fuoco allora il pasto si può annaffiare con una bottiglia di St George, una birra chiara etiope importata direttamente da Girmanesh (3,50 euro). Il menu tuttavia registra la presenza di bibite, birra e vino di marchi a noi conosciuti.

Habesha a Bologna - Girmanesh

Nella tradizione etiope non esiste il dolce a chiusura del pasto ma il caffè sì. In questo caso si può scegliere un espresso a cui siamo abituati oppure si accetta di partecipare a un rito in cui i chicchi sono tostati e si inganna l’attesa giocando a una dama particolare o sgranocchiando popcorn e assaporando un mix di arachidi, semi e legumi. La procedura è abbastanza lenta, consigliata magari per cena se ci si può permettere di attardarsi un po’ di più, e consolida quel senso di convivialità iniziato mangiando insieme con le mani. Non è un caso infatti che in Etiopia si dica che se non hai tre ore di tempo non accettare un invito a prendere il caffè.

Habesha, via Ferrarese 113, tel. 051 485 2332 – orari: 7-24 – pagina Fb