Nel tempio del chilometro zero e della denominazione d'origine, da Eataly Roma, c'è un piccolo tabernacolo che sfugge ai dogmi dello slow e pare invece consacrato alle contraddizioni della globalizzazione. Ci soffermiamo un po' straniti di fronte al carretto delle spezie, un banco che si trova di fianco al reparto frutta e verdura. Sotto il tendone a righe, che ricorda tanto un mercatino rionale, una trentina di vasi espongono spezie, erbe aromatiche secche, vari tipi di frutta disidratata e alcuni tipi di tè da comprare sfusi, a peso. Lo stupore arriva quando si leggono le etichette: passi che il tè Gunpowder venga dalla Cina o quello di Ceylon dallo Sri Lanka (da dove se no?), ma perché il mandarino essiccato è taiwanese o l'unico origano disponibile è turco?
La papaya viene dalla Thailandia. Il mandarino è kumquat e arriva essiccato da Taiwan, mentre anche le fragoline sono thai.
Altre stranezze succedono pochi passi oltre. Se si gira attorno al carretto, si arriva all'angolo delle erbe aromatiche. Ebbene, quelle rinomate di Provenza vengono ovviamente dalla Francia, come recita diligente il cartellino. Ma perché l'origano, italico almeno quanto il basilico, viene dalla Turchia? E perché deve costare quasi 2 euro all'etto?
L'erba cipollina è nostrana (chissà da quale coltivazione bio-eco-dinamica-con doppia esposizione proviene, visto che costa 4,60 euro all'etto), mentre il timo è coltivato in Egitto.
Per i pistacchi, almeno, si può scegliere: quelli già sgusciati sono gli ormai arci quotati pistacchi di Bronte, Sicilia, che non possono mancare in alcun negozio-tavola che vanti la minima attenzione al territorio. Quelli tostati e ancora dentro al proprio guscio, invece, sono arrivati dall'Iran.
Non così fortunato, chi volesse dare un tocco piccante ai propri piatti comprando un po' del buon vecchio peperoncino. In qualsiasi forma sia venduto, viene da molto molto lontano: intero dal Malawi, macinato e frantumato dall'India. È vero che tutte le strade portano a Roma, ma non era più semplice e sostenibile farsi recapitare quello calabrese o, che so, siciliano? Nel frigo pochi metri più in là, il peperoncino fresco viene da Latina. Quello secco ha dovuto viaggiare di più.
L'unica variante nostrana di peperoncino è il condimento pronto per prepararsi due spaghi aglio olio: "Viene miscelata qui, per questo scriviamo 'Italia'", ci spiegano gentili gli addetti al carretto.
Lo stesso, deve essere capitato alle miscele Tandori (Masala) e Curry (di Madras), che di nostrano nel sapore, nel nome e nella storia hanno ben poco, ma sorpresa: quelle di Eataly vengono prodotte in Italia.