Gnocchi blues, da Elvis al Degre

NUOVA RUBRICA / LO SBARCO SU ALIAS ULTRASUONI / MANIFESTO

Piatti al Vinile

Gnocco blues, da Elvis al Degre

Puntarella Rossa oggi è ancora più rossa, quasi paonazza. Perché è lieta di annunciarvi lo sbarco su Alias Ultrasuoni, supplemento del sabato del manifesto, con una rubrica nuova di zecca: Piatti al Vinile. Due puntate romane e una milanese, una promozione, una stroncatura e un ristorante open air. Che dire? Ricordare che anche il Gambero Rosso uscì come allegato sul manifesto, il 16 dicembre del 1986? Sarebbe troppo. Noi qui si è umili artigiani della forchetta e della penna. Però ci siamo e ci divertiamo come pazzi. Que viva Puntarella!

1 / PROMOSSO / MILANO

Zucca e Melone

Via Gian Giacomo Mora, 3 Milano tel. 02-89455850 – Chiusura domenica
Sito: www.ristorantezuccaemelone.it
I libelli in distribuzione gratuita all’ingresso insospettiscono. Benessere in movimento, Feldenkrais, psicodinamica, l’amore nell’I ching, Barbara Alberti e l’amore di coppia. Oibò e che saranno mai questi “progetti evolutivi per il nuovo millennio”? Falso allarme, per fortuna. Per fortuna qua c’è del benessere stanziale, senza alcuna “consapevolezza di schemi motori”. La gentilissima Miriam (o è Cristina? Comunque, quella che non smette mai di sorridere) ti dà il benvenuto con la raspadura, nel senso del formaggio lodigiano, ti coccola con lo gnocco fritto e il culatello piacentino, ti nutre con i tortelli di zucca, ti delizia con la tartare di filetto di scottona al coltello e ti congeda sazio e nient’affatto disperato. Una cena da far invidia a Lucio Licinio Lucullo e a Elvis Presley, pace all’anima sua, che nel suo finale triste y solitario ingurgitava 94 mila calorie al giorno e non proprio pregiate: maxi panini al burro d’arachidi e pancetta fritta, ma anche scoiattoli alla brace e zampe di pollo fritte. Dei pericoli del mangiar troppo sa bene Ricky Gianco, lodigiano doc come la raspadura, che ancora rimpiange l’ingordigia giovanile: “Eravamo a Cannes con una ragazza e al gioco si era aggiunta una sua amica. Ci preparavamo a una notte di fuoco, ma non funzionai. Avevo mangiato troppe ostriche”.
Inconvenienti di cui tener conto. Anche se da Zucca e Melone, con i suoi soffitti a volta, le pareti con mattoncini a vista o dipinte di colori vivaci, si respira la pace raffinata di chi sa cosa vuol dire stare bene. A creare l’atmosfera ci ha pensato Valter Pisati, interior designer, all’insegna, parole sue, di una “raffinata semplicità”. Un mix provenzale di ruralità e modernità.
La stessa dei camerieri, che ti servono con gentilezza e competenza. E se chiedi com’è fatta la tartare e perché non abbia l’uovo, non ti trovi di fronte al classico occhio bovino del cameriere che arranca tra i neuroni alla ricerca di una risposta plausibile. Qui non solo te lo spiegano, ma si offrono anche per variazioni. E quando, a fine pasto, l’amica Micaela, satolla come non mai, chiede di raccattare i suoi avanzi e di infilarli in una doggy bag, il cameriere non batte ciglio.
Il conto è commisurato alla qualità. Se consideriamo un primo (14,5), un secondo (16.5) e un dolce (5.5), fanno 36.5. Ai quali aggiungiamo 2 euro di coperto e 1,5 di acqua microfiltrata: 40 netti. Vino escluso.
Bonus La pasta è tutta fatta in casa e, su richiesta, anche senza glutine.
Malus Quel di più che rende a tratti l’atmosfera un po’ dolciastra e manierata.
I VOTI DI PUNTARELLA
CUCINA 8
SERVIZIO 8
AMBIENTE 7

2 / BOCCIATO / ROMA

Gianni cacio e pepe

Via Giuseppe Avezzana, 11, Roma – Tel 06 3217268 – Chiuso sabato sera e domenica
Poi, come se fosse inevitabile, arriva il momento in cui la romanità diventa un handicap. Succede all’improvviso. Fino a un attimo prima va tutto alla grande, il mondo procede romanamente, veloce, genuino, sorprendente, furbo. Un attimo dopo è la catastrofe. Il romano si trasforma in romanesco, il veloce cede all’approssimativo, il genuino affoga nel provinciale, il sorprendente sfuma nella cialtroneria e, infine, drammaticamente, il furbo precipita nel paraculo.
C’era una volta, dieci anni fa, un posto “molto romano”. Si chiamava “Gianni cacio e pepe” e gli amici lo chiamavano “da De Gregori” perché Gianni assomigliava come una goccia d’acqua al caro Principe. Lo vedevi passare per i tavoli e ti trovavi a canticchiare Dolce amore del Bahia. Faceva quattro piatti “il Degre”: cacio e pepe, amatriciana, carbonara e gricia. Cioè, faceva anche altro ma non glielo chiedeva nessuno. Era praticamente l’unico della città, tra quelli che non ti rovinano col conto, a tirare la pasta a mano (e che pasta). Ma soprattutto ti faceva mangiare rapidamente, all’aperto e in un bel posto. Pazienza se proprio sotto casa di D’Alema.
Tornarci oggi è uno choc. Il servizio da familiare è diventato casuale, la pasta viene sì tirata a mano, ma contro il cliente, gli ingredienti sono peggiorati in qualità e quantità, la pancetta croccante è carbonizzata e, come in un eco-disastro, chiazze d’olio inquinano la cacio e pepe.
Alzi lo sguardo dal piatto per protestare, e vedi lui il Degre. Dieci anni dopo, stanco e ingrigito, ha seguito anche lui lo stesso declino del ristorante, della cacio e pepe, dell’aceto dei Castelli, della romanità. Il nostro declino. E così ti ritrovi a cantare “Carne umana per colazione”, con il mal di pancia.
Bonus: si spende poco e si incontra spesso Enrico Ghezzi
Malus: si incontra spesso Enrico Ghezzi
I VOTI DI PUNTARELLA
CUCINA 4
SERVIZIO 5,5
AMBIENTE 6,5

3 / PER FAMIGLIE / ROMA

Vivi Bistrot

Parco Villa Doria Pamphili, entrata di via Vitellia 102, Roma. tel 06-5827540
Sito: www.vivibistrot.com
L’hanno fondato due mamme, Daniela e Cristina, e si vede. Perché il Vivi Bistrot è forse il più bucolico e confortevole ristorante per famiglie della Capitale. Immerso nel parco di Monteverde, Villa Doria Pamphili, Vivi Bistrot ha tutte le caratteristiche dell’oasi urbana. Abbandoni il caos turistico di Trastevere, i giganteschi ratti del lungo Tevere ed eccoti sognante, con un filo d’erba tra le labbra, nella Villa del Bel Respiro, come la chiamavano gli antichi. Manca solo un cappello di paglia e il quadretto agreste è completo.
La musica del parco di regola è il silenzio. Ma Villa Doria Pamphili è stata protagonista di una grande stagione musicale, con i giovani musicisti del conservatorio di Santa Cecilia che dagli anni ’90 hanno portato la musica classica en plein air, grazie alla tenacia di un’altra mamma, la pianista Teresa Azzaro.
Prima o poi si dovrà provare un abbinamento parco-musica-cibo che non dia i pessimi risultati di Villa Celimontana. Nel frattempo, a Villa Pamphili le signore propongono prodotti da allevamenti biologici. Niente di romano, a conferma dell’extraterritorialità del parco: hummus, trofie con bottarga di tonno, farro alla provenzale, cous cous con ratatouille di verdure, pollo biologico al curry di Madras, soppressata di polipo su letto di sedano, quiche lorraine, insalate a volontà e, per finire, tarte tatin, brownies, apple crumble e carrot cake.
Prenotando in anticipo si possono avere menù senza glutine per celiaci e menu specifici per i bimbi. Le mamme imprenditrici organizzano anche merende e feste per bambini, nel giardino della Lavanda. A guastare un po’ il clima bucolico arriva il conto, non proprio leggero: i primi costano da 12 a 14 euro, i secondi intorno a 14, le insalate da 10 a 12 e i dolci da 5 a 6.
Bonus: il traffico, questo sconosciuto e le urla dei bambini
Malus: la lotta per l’affollato brunch domenicale e le urla dei bambini.
I VOTI DI PUNTARELLA
CUCINA 6,5
SERVIZIO 6,5
AMBIENTE 8

* Il testo della rubrica è in versione integrale. Su Alias Ultrasuoni troverete una versione light, poche calorie, molto sapore. La rubrica avrà cadenza prima mensile poi, se tutto va bene, quindicinale. Ora tocca a voi: diffondete, sherate, riproducete, riproducetevi, taggate, twitterate, shakerate!
Ah, Puntarella Rossa è anche su Facebook, dove offre consulenze private, consigli personalizzati senza conservanti e a chilometro zero, o quasi. Cercateci!