Classifiche, odi et amo

RIFLESSIONI DI UNA NOTTE DI MEZZ’AUTUNNO

Le classifiche, tutte le classifiche, sono delle sòle, come si dice a Trastevere. Anche la nostra non è da meno. Nel senso che agisce su un terreno molto opinabile, che oscilla sui gusti personali e sulle infinite variabili di una cucina che non solo cambia nel tempo, ma spesso è diversa da un giorno all’altro. Per non parlare del servizio e dell’ambiente, fondamentali nell’esperienza gastronomica. In più, va detto, le classifiche creano aspettative. Se entro in un’osteria al buio, mi godrò, eventualmente, l’esperienza piacevole e la bella sorpresa. Se entro nel ristorante insignito da questa o altre guide con un premio o un buon posto in classifica, mi aspetterò meraviglie. E si sa che le aspettative si accoppiano volentieri con le delusioni, generando frustrazione e risentimento. E allora perché tenere in piedi la top 20 di Puntarella? Perché è un gioco, sia pure molto serio, un tentativo di mettere qualche punto fermo in un panorama complesso come quello della ristorazione romana. Tanto più difficile in quel segmento che piace a noi di Puntarella: quello di prezzo medio e di qualità medio-alta, che esclude le eccellenze (già recensite e conosciute altrove) e le bettole.
Detto questo, questa classifica si nutre anche delle vostre segnalazioni, dei vostri umori e malumori, degli entusiasmi e delle delusioni. E dei vostri rilievi. Così è arrivato il momento di rimettere qualche casella al suo posto. Tocca, per cominciare, scalzare Danilo dalla prima posizione. Ferma restando la qualità del locale, ci sono alcuni elementi che sono diventati con il tempo troppo fastidiosi per lasciarlo in vetta alla cima: un servizio rigido e a tratti scortese e l’assenza di ricevuta fiscale. Su quest’ultimo punto si è deciso di non transigere più.
No ricevuta no party.
Altro ristorante che perde posizioni e, anzi, esce dalla top è l’Anatra Grassa. Ha cominciato bene la nuova gestione, ma si è un po’ perso. Sono arrivate molte critiche negative e una seconda visita ha confermato la piacevolezza del posto, ma anche una cucina non sempre all’altezza. Qualche posto in meno anche per Le Tre Zucche, causa disfunzioni del servizio, talvolta in affanno. Così come si conferma un posto piacevole ma con un servizio pessimo l’Osteria Chiana, dove giovani pulzelle lanciano rispostacce e quasi ti invitano a uscire.Tra le new entry, poche per ora, visto che le novità positive non si sprecano in città, segnaliamo l’Osteria di Monteverde, una piacevole osteria di quartiere, e l‘Osteria dell’Arco, che ha saputo conquistarsi un suo spazio. Settembrini, con la sua cucina divertente e solida e con la rivoluzione completata dell’acquisizione del Bar Giolitti, sale al primo posto, più per mancanza di concorrenti all’altezza che per nuovi meriti: ottimo (ma non fatevi troppe aspettative).