Junk food e Truss, perché sul cibo spazzatura ha ragione lei e torto Boris Johnson Starete pensando: siete impazziti? Ma come vi viene in mente di lanciarci improvvisamente in un’apologia del cibo spazzatura, proprio voi che siete gli alfieri del mangiar bene, che da oltre dieci anni ci guidate a cercare i migliori ristoranti e odiate le finte trattorie autentiche, quelle davvero spazzatura, i mcdonald’s e i truffatori del cibo? Un colpo di calore estivo? No, vi spieghiamo con calma, partendo da Liz Truss.
Se non sapete chi è Liz Truss, siete giustificati. E’ un fenomeno recente della politica, ma se ne sentirà parlare molto, ben presto. Perché è candidata alla successione di Boris Johnson, in Gran Bretagna. Si parla di lei, ora, perché si è lanciata in una battaglia molto liberale.
A proposito di junk food e Truss, leggiamo dal Corriere della Sera: “La politica sposata da Boris Johnson di limitare il consumo di cibi con eccessive quantità di sale, zucchero e grassi non piace a Truss, che la considera un’irruzione nella sfera privata dei cittadini. Se diventerà premier, ha precisato, non imporrà imposte su pietanze poco sane o limiti sulla vendita e la promozione di biscotti, patatine, fast food e bevande gassate. «Queste tasse sono finite», ha detto.
E dunque. Boris il pazzo, mentre partecipava a festini e party di varia natura in pieno lockdown, faceva la morale ai cittadini britannici su come si deve mangiare e bere. Ma non si limitava a certi discorsetti retorici, perché manovrando la leva fiscale, l’ormai ex premier inglese ha messo mano al solito vecchio caro strumento, le tasse. Tassando quelli che a suo parere sono i cibi più dannosi per la salute. I soliti: la roba gassata, zuccherata, salata, etc.
Bene? Male. Non perché noi si sia a favore di grassi idrogenati, merendine e soft drink. Affatto. Di solito, ne stiamo alla larga. Preferiamo il più possibile prodotti di qualità, non troppo dannosi per la salute. E questo insegniamo ai nostri figli. Ma ciò non toglie che quello di mangiarsi un hamburger o di bersi una Coca cola resta un diritto inalienabile di ogni cittadino. Così come quello di bersi una bottiglia di vino, che com’è noto è cancerogena e dà dipendenza. O di mangiarsi insaccati, che con i loro nitriti e nitrati sono fortemente indiziati di essere cancerogeni.
Tassare questi ingredienti non è la strada giusta per indirizzare la popolazione verso una corretta alimentazione. Lo si fa con l’educazione, la cultura. Di modo che ognuno abbia la consapevolezza di cosa mangia e cosa beve. E possa limitarsi, volendo. Ma possa, una volta ogni tanto, decidere di affogare la tristezza di una giornata solitaria dentro un maritozzo con la panna o un cartoccio di patatine fritte.