Decimo Scalo a Caserta, una meraviglia di pizza gourmet

La recensione

Decimo Scalo a Caserta, una meraviglia di pizza gourmet. La pizza gourmet è un po’ come quei romanzi gialli che usano il pretesto di un delitto per parlare del mondo. Quando sono scritti bene, l’intreccio giallo è tanto interessante quanto quello che l’autore ci vuole dire sulla politica, sull’amore, sui soldi. Quando non lo sono, possono essere noiose pappardelle abbinate a intrecci banali. Questo per dire che fare la pizza gourmet, e farla bene, è un doppio impegno, da pizzaioli (il giallo) e da cuochi (il racconto del mondo).

Sono a Caserta per lavoro e faccio da giorni una capa tanta al collega e amico che mi ospita per andare a I Masanielli da Francesco Martucci, guru pluripremiato della pizza in una provincia che ne sta diventando una capitale. Non c’è posto a cena, salvo una fila che non ci sentiamo di fare, e il mio amico mi dice “ci andiamo domani a pranzo, stasera ti porto da Decimo Scalo, da Vittorio Vespignani, che è anche lui molto buono”.

So di cadere bene, anche se non lo conosco, ma non pensavo saremmo caduti così bene.

Decimo Scalo Caserta

Decimo Scalo è un localino piccolo, minimal nei toni semplici del bianco, con delle belle foto di Vittorio e della sua famiglia alle pareti. Sta tutto all’interno, in una stradina di un centro di Caserta che francamente non mi aspettavo così lindo e ordinato. È pieno, lo è molto spesso, soprattutto da quando dopo la pandemia ha deciso di aprire solo la sera.

Ai tavoli c’è Maria Domenica, la moglie di Vittorio, gentile e appassionata. Il mio ospite la conosce bene e ci guida, lasciandoci il piacere di fare tutto, e che piacere.

Quattro pizze in tre, leggere come l’aria ma piene di sostanza.

La prima, che forse non avremmo scelto dal menu (sbagliando), è pura essenza contadina: Sublime, con ricotta di bufala, mozzarella di bufala affumicata, pepe fresco macinato e, aggiunti dopo cottura, salame dolce di suino nero casertano e confettura di pomodoro rosso semi dried.

Segue una classica, impeccabile: Provola a crudo con Pomodoro San Marzano dop e parmigiano vacche rosse 30 mesi e, aggiunti dopo cottura, mozzarella di bufala affumicata e pepe fresco macinato.

La lettura del giallo si fa sempre più appassionante, la trama della pizza è solida e straordinariamente leggera, abbiamo mangiato delle pizze con condimenti importanti e siamo piacevolmente circondati di sapore senza che la digestione ne risenta.

Alla terza pizza Vittorio e Maria calano l’asso e io sono toccato sul vivo e a bocca aperta, come nei migliori gialli di Sherlock Holmes: arriva la Genovese. Per chi non è avvezzo a Napoli e alla sua cucina, la Genovese è un ragù bianco miracoloso, ottenuto dalla cottura lentissima (qui 10 ore), di un fusello di vitello, circondato di carote e cipolle. Le cipolle ovviamente sono le bianche di Alife, paese alle porte di Caserta, saporitissime. In questa versione privata della sua Alifana, Vittorio ha aggiunto delle fettine sottilissime di porchetta, il parmigiano vacche rosse 30 mesi e il formaggio di capra.

Non so descriverla, se non come la Genovese più buona che abbia mai mangiato, e modestamente io stesso la faccio competitiva, seduta su una nuvola di pizza. Un piatto che entra di diritto tra i miei preferiti in assoluto, punto.

Il menu di Vittorio sta per cambiare e se andrete a trovarlo dopo aver letto questa recensione, fatelo, troverete il menu estivo, che non vedo l’ora di provare. Quasi ad annunciarlo, finiamo il tour di pizze con la Asparagina Asparagina, con gli asparagi in due consistenze (in crema e selvatici fritti aggiunti alla fine), la mozzarella di bufala e, dopo cottura, il cacioricotta del Cilento e uno zabaglione salata, che ci sta.

Non abbiamo toccato gli antipasti, anche se un’occhiata ai fritti la prossima volta toccherà darla.

Alla fine vado nella piccola cucina a salutare Vittorio e a fargli i complimenti, è anche lui un ciclista, che pedala la mattina per pensare, e più sale e più pensa. Inutile dire che la cosa me l’ha reso ancora più simpatico e mi ha fatto venire la voglia di tornarci, molto presto. Fatelo anche voi, che Caserta merita ed è pure più vicina di quanto non si pensi.

Nonostante i quattro terzi di pizza e le abbondanti libagioni ho dormito come un bambino e il giorno dopo a pranzo, dopo essermi guadagnato spero l’invito con un po’ di lavoro, sono andato anche a I Masanielli. Il locale è più grande e maturo, nero e legno industriale di chi ha già fatto il salto a brand, i posti non pochi, il servizio inevitabilmente meno familiare. Andiamo secchi sulla pizza a tre cotture, infornata, fritta e finita a vapore, margherita e marinara.

Che le vuoi dire? È tanta, tanta roba. Con il godimento del fritto senza esserlo pienamente, leggera e sostanziosa, benissimo condita. Le merita tutte e vale il viaggio (meglio, molto meglio prenotare prima).

Ma il cuore era rimasto di là.

Decimo Scalo, via Sant’Agostino 10, Caserta. Tel 08231870201

Il sito