La drink list sull’emergenza climatica del Barber Shop di Roma

La drink list sull’emergenza climatica del Barber Shop di Roma. E sì, non avremmo potuto dirlo meglio, in modo più lucido e diretto, come nasce il lavoro di questi ragazzi che sfocia in un’idea brillante e un po’ pazza.

The Barber Shop da poco ha festeggiato 5 anni dalla sua apertura. Eravamo e saremo un circolo culturale e un bar notturno aperto dalle 10 di sera alle 5 del mattino, nato all’interno del movimento romano degli speakeasy. In questi anni siamo riusciti a creare un’atmosfera dinamica, internazionale, una piccola casa per noi e per i nostri clienti. Abbiamo lavorato tanto sui drink tradizionali, mettendoci del nostro. Ma poi abbiamo sentito il bisogno di un cambiamento forte” racconta Joy Napolitano, proprietario del locale di Monti insieme a Matteo Siena. Prima “semplicemente” barman, oggi motore che ha saputo dare il via, insieme a Federico Diddi e Michelangelo Bruno, a questa piccola ma significativa rivoluzione.

In tutto l’ambiente del food e della ristorazione, quello dei bar è indubbiamente il mondo che ha saputo guardare alla sostenibilità in modo più creativo e reattivo: “Zero Waste e Plastic Free sono concetti che al Barber abbiamo incorporato da anni” conferma Joy. Ma in questo caso si è andati oltre, costruendo una narrazione che sapesse rappresentare attraverso una drink list l’emergenza climatica nella quale siamo immersi e soprattutto, la distruzione degli ecosistemi più complessi e fragili dell’universo.  “A causa delle attività dell’uomo il cambiamento climatico sta modificando tutti gli ecosistemi. Solo negli ultimi cinquant’anni le specie in natura sono diminuite del 60%”. Sono tra le prime parole che si leggono in questo menu, uscito ufficialmente il 14 febbraio scorso.

Per questo la drink list si chiama Habitat e nasce su ispirazione di “Our Planet” il documentario uscito nell’aprile del 2019 su Netflix. Negli 8 episodi che compongono la serie, guidati dalla voce del documentarista e naturalista David Attenborough, si compie un viaggio intorno al mondo alla scoperta degli habitat più fragili del pianeta e delle specie rare che li abitano. Dalle giungle tropicali ai mari ghiacciati, dalle foreste alle paludi. Un’opera unica nel suo genere che ha richiesto 5 anni di riprese. Sembra incredibile che questi ragazzi l’abbiano studiata e ristudiata per farci dei drink.

Ma come siamo arrivati a questo? Da Joy, amante dei documentari, nasce l’idea, il desiderio di fare qualcosa che parli chiaro. Federico e Michelangelo raccolgono la suggestione e insieme lavorano per diversi mesi sulla creazione di 12 drink (11+1) organizzati in quattro categorie: Giungle, Foreste, Oceani, Mondi Congelati. Ogni drink avrà il compito di raccontare un episodio, ogni ingrediente parla di un pezzo della storia, legandosi anche ai numerosi viaggi di Federico in giro per il mondo. Per cogliere pienamente in senso della sfida, si sceglie di utilizzare per ciascun drink solo 3 ingredienti (è il sottotitolo del menu) e di recuperare tutti gli scarti dei cocktail.

Da questo impegno faraonico nasce ad esempio Silverback (categoria Giungle), con Cachaca Magnifica, Olio extra Vergine di Oliva alla Clorofilla e Sherry fino infuso ai germogli di banano, che racconta l’habitat minacciato dei gorilla di montagna (il Silverback è una specie di gorilla con una striscia di pelo argenteo sulla schiena), il mondo ai limiti delle foreste di banano dove questi animali si rifugiano.

Poi c’è Fire for Life (categoria Foreste), creato da Michelangelo. Il nome, va da sé, richiama i numerosi incendi che hanno deturpato l’Amazzonia, la Siberia e l’Australia. C’è quindi l’affumicato ma c’è anche un cordial di polline e resina che restituisce un sentore fresco e vegetale, “per ricordare gli alberi che per difendersi dopo l’incendio gettano le basi per una rinascita germogliando”.

Poi Ocean Pollution (categoria Oceani), che riproduce un’istantanea di inquinamento marino grazie al Mezcal al nero di seppia che ricorda il petrolio (prima c’era l’isomalto che sembrava una plastica, ma risultava un elemento quasi inutile se non a livello estetico), la Tequila Altos Plato e Mare, un infuso nato da acque toniche d’avanzo.

Ultima categoria: Mondi congelati, la più difficile perché quella più a corto di ingredienti. Tra i titoli c’è anche Supertramp N.2, con Gin VII Hills, Acqua Perrier, Martini Cordial&Berries. Sono le bacche mangiate da Christopher McCandless, l’Alexander Supertramp di Into The Wild. Una vecchia conoscenza, perché Supertramp è anche un omaggio alla storia del Barber, un drink riadattato da una proposta con lo stesso nome che Joy realizza da anni. Infine c’è il dodicesimo drink, che ha quasi una storia a sé: si chiama Khleb, come il pane in russo, per questo è fatto con il pane fermentato e la vodka. L’ultimo ad arrivare sul banco e assente dalla prima versione del menu, magari sarà il primo che ordinerete. I drink escono tutti allo stesso prezzo, 12 euro, anche se hanno costi e preparazioni impegnative.

Dopo questo racconto viene la voglia di chiedersi se chiunque può recepire tutto il lavoro e lo sforzo fatto da Joy, Michelangelo e Federico. “Per me sì, ce lo confermano le persone” dice Federico. “Da diversi mesi testiamo le reazioni sui nostri clienti, e la risposta è sempre stata positiva. Poi se hai voglia di saperne di più, noi siamo pronti a raccontare. Altrimenti abbiamo lasciato anche i grandi classici del Barber alla fine delle drink list, per un’esperienza meno invasiva.”

[Foto di Andrea Di Lorenzo]

The Barber Shop Speakeasy, Via Iside 2/4/6 Roma. Tel. 3487975289, Facebook