Angelo Gaja: “Alba non sarà la capitale del Barolo”

Angelo Gaja: “Alba non sarà la capitale del Barolo”. Certe volte la lettura dei quotidiani locali dà notizie inaspettate. Succede che da giorni si fa un gran parlare, in zona, della possibilità che Alba diventi una delle città incluse nella denominazione del Barolo. Attualmente sono sette Barolo, La Morra, Monforte, Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto, Novello, Grinzane Cavour. Verduno, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi sono invece interessati solo con porzioni dei loro territori. L’idea era di far rientrare anche Alba. Perché? Per motivi prettamente commerciali, per avvantaggiare Alba e per includere una cittadina già molto nota e frequentata nel tour.

Ma la cosa non è andata giù a un gigante del vino italiano, Angelo Gaja. Che ha preso carta e penna (la immaginiamo una lettera scritta proprio a mano) e ha scritto alla Gazzetta d’Alba. Già la cosa è bizzarra, Gaja che scrive non al Corriere o a Repubblica, ma alla Gazzetta d’Alba, rispettabile ma forse non proprio lettissima. Una lettera dura per denunciare l’ennnesimo tentativo di snaturare una zona di produzione, allargandone a dismisura i confini, per semplici motivi di natura commerciale. Scrive Gaja: ” Non occorre dare ad Alba anche la veste di capitale del Barolo e del Barbaresco, non le compete, sarebbe una falsità. L’anima, il respiro dei grandi vini resta sulle colline”. E ancora: “Se il Barolo, il vino più prestigioso d’Italia, vedesse accolta la richiesta di ampliamento ancorché per una porzione minuscola, ciò costituirebbe un pessimo esempio, giustificherebbe le aspirazioni di decine di altri richiedenti su tutto il territorio nazionale”.

Chiosa Franco Ziliani, altro patriarca del vino italiano (inventore del Franciacorta): “Le parole di le Roi” Angelo Gaja, con un linguaggio e toni da vero saggio che fanno pensare a Bartolo Mascarello, pesano e valgono come un trattato. Come una trattazione esaustiva e definitiva, che annulla ogni replica o confutazione. L’idea era bislacca e senza senso”.