Bazar a Roma, la Taverna curdo napoletana (curd curd guagliò) apre a Torpignattara

Bazar, soci

Bazar a Roma, la taverna Curdo Napoletana a Torpignattara  Da Napoli al Kurdistan fino ad approdare a Roma. Torpignattara, Roma est. Il quartiere popolare, multietnico, dove convivono comunità bengalesi, latinoamericane, africane, rumene, filippine e cinesi, è spesso decantato come modello di integrazione riuscita. Ma non è propriamente di integrazione che si tratta (qualcosa di simile all’appiattirsi di una cultura minoritaria su un’altra autoctona e dominante?) ma piuttosto di valorizzazione delle diversità, di condivisione e di arricchimento reciproco. E allora non poteva essere che Torpigna a ospitare Bazar, la taverna Curdo Napoletana inaugurata il 31 dicembre scorso, in occasione del Newrozdanno, capodanno che i gestori hanno voluto metà curdo metà italiano.

Torpignattara, murales

Nato come costola del progetto “Curd Curd Guagliò” il Bazar è un ristorante, una sala da tè, un market di prodotti artigianali ma è anche e prima di tutto un punto d’incontro e di sviluppo di relazioni e di dialogo. Se lo sono inventato i quattro soci: Niso, un antropologo ex cuoco del CSOA Ex Snia legato alla rete filocurda romana, Xerip, il “curdo-napoletano” un curdo reduce da un’esperienza di volontariato a Eboli, Claudio, un birraio romano e Rodi, che si occupa dell’importazione dei prodotti curdi.

Il Bazar curdonapoletano

La loro storia inizia nel Kurdistan turco, dove Niso e Xerip si incontrano per la prima volta  nel locale che Xerip aveva aperto nel centro di Diyarbakır-Amed-Amida e, dopo una serie di esperienze e lotte condivise che li ha portati fino ai territori occupati e a Kobane, decidono di unire le forze e di iniziare un percorso comune. Così, nel gennaio del 2017 fondano un’associazione che, con il pretesto della cucina multietnica si propone di promuovere eventi culturali e che si trasformerà presto in un’impresa, e si concretizzerà poi con l’apertura del Bazar di Torpignattara.

Ristorante

Bazar, birre

A prezzi popolari (da 15 a 25 euro a persona, bevande incluse, per un pasto completo) si possono gustare piatti curdi, piatti napoletani e piatti in cui gli ingredienti dell’una e dell’altra tradizione si scambiano senza litigare. “Io imparo da Xerip, lui impara da me, e il fusion viene dal fatto che condividiamo la stessa cucina” ci spiega Niso, scherzando sul fatto che la combinazione dei sapori non deriva tanto da un tentativo programmato di sperimentazione ma dalla quotidianità.
Si può scegliere tra l’antipasto territoriale a 12 euro per due persone, che prevede un mix di salumi abruzzesi, la pizza di scarola, i broccoletti aprilatici di Paternopoli dalla cooperativa Terra Mater, il Provolone del Monaco, e altri latticini di provenienza campana); e quello extraterritoriale a 10 euro per due persone, comprensivo di formaggi curdi, polpette di cous cous, involtini aprax di foglia di vite con riso e spezie e verdure sottaceto.

Bazar, fritti
La supremazia sul menu spetta certamente ai fritti, dove spiccano i felafel, i borek di formaggio, la pizza fritta, la montanarina e la frittatina di pasta (tutti a 6 euro).
Tra i primi pasta e patate (8 euro), fusilli salsiccia e friarielli (9 euro) e, alternativa curdo-vegana, la zuppa di lenticchie rosse, timo e menta (7 euro). Un primo esperimento curdonapoletano? I panini con la parmigiana di melanzane e le polpette curde in salsa di yogurt. E per le tavolate si possono ordinare le “cofane” di pasta, ovvero 500 grammi di pasta al prezzo di quattro piatti. Sul menu dei secondi troverete (a 10 euro) il Kofte con polpette di manzo con spezie alla brace, riso alle mandorle, insalata mista e salse, il Quelisel (12 euro), cioè lo stufato di pecora marinata allo yogurt con uvetta e spezie, oppure Salsiccia e friarielli o il ravulillo, sempre con i friarielli.
La birra però è locale e se ne occupa Claudio, che ne produce due qualità in un piccolo birrificio potentino, una IPA ambrata, la “Pigneta” e una pils che prende il nome dal progetto, la “Curd curd guaglò”, di cui Michele Rech, AKA Zerocalcare ha disegnato l’etichetta.

Market etico e sostenibile

Bazar, interni

Il Bazar Curdo Napoletano è anche market etico e sostenibile: è possibile acquistare alcuni prodotti artigianali realizzati da piccoli produttori come il vino irpino e le marmellate confezionate localmente.

Sala da tè

Tutti i pomeriggi a partire dalle 16 il Bazar assume la forma di una sala da tè, dove si possono provare infusi mediorientali ma anche il caffè curdo, prodotto con semi di pistacchio tostati e rielaborati senza caffeina, variante del più celebre caffè turco, da bere solo se non si va troppo di fretta.

Spazio eventi

Al Bazar c’è spazio anche per eventi dedicati all’incontro e all’interazione delle culture, con un’attenzione speciale perle vicende della resistenza curda. Il prossimo appuntamento sarà martedì 6 marzo per la presentazione di Chi, cosa. Rifugiati, transnazionalismo e frontiere, a cura di Osvaldo Costantini, Aurora Massa e Jvan Yazdani (Mincione Edizioni).

 Bazar