The Corner Townhouse, hotel, ristorante e bistrot (bistreet) a Roma Un aperitivo o una cena gourmet sulla splendida terrazza liberty. Un pasto più sbarazzino nel bistrot sottostante (che prende il posto di Papageno). E, volendo, un riposino nelle stanze dell'hotel. The Corner fa dell'eclettismo (con abbondante uso di gergo anglofilo) la sua parola d'ordine: oltre ad autodefinirsi "boutique hotel" è anche ristorante, bistreet, emporio, club per soft dj set e lounge garden. Abbiamo visitato il ristorante, guidato da Fabio Baldassarre, e il bistrot, entrambi con pregi e difetti.
Baldassare, nato in provincia dell'Aquila nel 1971, ha preso la sua prima stella Michelin all'ormai scomparso Altro Mastai, a Roma, per poi rimanere a lungo da Unico, a Milano. Da qualche mese si è sdoppiato: oltre a The Corner (di cui è socio), cura la cucina (nella stagione estiva) del ristorante Opson dell’hotel cinque stelle “Imperiale” di Taormina. Troppa roba per potersi permettere di continuare a gestire anche il Carlyle di Brera, mollato a giugno, dopo appena due mesi. Al suo fianco al The Corner c'è il giovane Daniele Maragnani (Qb e Gli Ulivi).
La terrazza-giardino (lounge garden), innanzitutto, davvero splendida. La zona che vedete nella foto d'apertura è quella dell'aperitivo, con gazebo a mosaico, statue e poltroncine. Cocktail serviti con finger food da gentili pulzelle che fanno la spola con l'hotel. A dirigere il tutto è Valeria Sebastiani che ha messo in carta cocktail come il Tenente Sheridan (Biancosarti, China, succo di lime, sciroppo tè nero ai frutti rossi, lamponi, soda), The Martini Corner (Gin, Lillet, Vermouth del Professore, bitter al mandarino), Pasquino (Bourbon, vermouth, fiori di sambuco, vin santo, Angostura, bitter all'arancia), Tommy's wife (Tequila, Orange Curacao, succo lime, fiori di sambuco). Da mangiare: burrata, polpette e bocconcini di baccalà e patate.
La sala ristorante è in un'altra ala più appartata della terrazza: poltrone rosa, divani, tavolini di ferro, grandi vetrate, rampicanti e una libreria (spiccano un Andreotti d'annata, un Mereghetti e gli immancabili pacchi di pasta, un po' dozzinali per un locale cosí curato).
Baldassarre (chef socievole che ama stare in sala e salutare i clienti) ha messo in carta ricette tradizionali rivisitate. Tra gli antipasti troviamo tartare di spigola e chips di grano arso (18 euro); pralina di baccalà con granella di pistacchio e cialda di gnocco fritto (16); crocchetta di melanzane, pesce spada e menta (14); carpaccio di manzo marinato alla grappa e scaglie di raschera dop (15); polpette di bollito panata ai cereali, verdure in agrodolce e pure di patate al limone (13).
Tra i primi troviamo tonnarelli cacio e pepe e friggitelli (13 euro), tagliolini con datterini marinati e frutti di mare (16); paccheri con seppioline al peperoncino, fiori di zucca e pane di rafano (16); spaghetti ajo & ojo peperoncino su battuta di gamberi rossi al lime (20), riso al salto con burrata di pomodorini, polvere di capperi (14).
Tra i secondi ecco la tartare di manzo (18 euro), il filetto di vitello (24), il pollo rosticciato alla cacciatora con caponata di peperoni e patate cremose (18), il trancio di spigola arrostito (25), insalata di astice alla catalana di mango (35) e il baccalà Giraldo alla puttanesca (28). Nei dolci (tutti a 8 euro), il tiramisù, la cheese cake e la mousse al cioccolato con ciliege marinate al Porto e meringa al limone.
Polpette di bollito e crocchette di melanzane si conquistano un giudizio più che positivo. Qualche perplessità sul pacchero, slegato dal condimento, con un fiore di zucca poco presente e poco sale. Molto meglio il pollo rosticciato alla cacciatora, nulla a che vedere con i polletti tristi un po' ospedalieri che si trovano in giro. Niente di straordinario i dolci, per i quali forse serviva un po' di coraggio in più. La cucina di Baldassarre resta un po' nel limbo (che è il suo pregio e il suo difetto) tra l'ambizione e il solido ancoraggio alla realtà. I prezzi sono alti ma senza eccessi, commisurati alla qualità delle materie prime ma soprattutto alla splendida location.
I voti di Puntarella Rossa
Cucina: 6,5
Ambiente: 8
Servizio: 6/7
Bonus: la terrazza, naturalmente, e la cucina a vista dove lo chef e i suoi aiuti vengono a elaborare piatti
Malus: una certa affettazione nel servizio, sin troppo premuroso
Bistreet
Il bistreet (ovvero bistrot da strada) prende il posto del Papageno, locale trendy che aveva avuto una buona fortuna negli scorsi mesi. Pochi tavoli all'interno davanti a una cucina a vista e qualche tavolino all'esterno. Un posto carino dove si sta bene che sconta un eccesso di disinvoltura: per dirne due, niente tovaglie né tovagliette o passanti (piatti appoggiati direttamente sul tavolino) e cameriere che svolazza spruzzando nuvole Amuchina a due passi dalla tua tartare. Per il resto, la cucina e il servizio sono un po' traballanti: buona la cacio e pepe, scondita e in una ciotola calda l'insalata, freddo il soufflè.
Hotel
Via di San Saba, 3 – 00153 Roma
T. 06.45597350 – 06.45597370
Ristorante
Viale Aventino, 121 – 00153 Roma
T. 06.45597350
Bistreet
Viale Aventino, 123 – 00153 Roma
T. 06.5742149