I Caruso, gelati allegri a Porta Pia

Regola uno: mai giudicare al primo assaggio. A parte i casi senza speranza (che si capiscono già con un’occhiata, senza scomodare il senso del gusto), sono necessarie almeno un paio di volte per inquadrare una gelateria. Non tanto per assaggiare più gusti ma per capire il tipo di prodotto, entrare in un universo di sapori che potrebbe essere diverso da quello a cui siamo abituati. È come conoscere qualcuno, non bisogna affidarsi completamente alla prima impressione, ma spesso è quella che ci mette sulla strada giusta. E allora eccoci ai Caruso, verso Porta Pia.
Con I Caruso siamo ai primi approcci. Non li conoscevo anche se il primo punto vendita è aperto già da tre anni. Si trova in una zona nascosta dietro via XX settembre (il secondo locale è al quartiere africano). In un desolato sabato di agosto, c’era un discreto via vai di persone, tra cui alcuni stranieri. E il lunedì successivo è lo stesso. Qualcuno ci porta un amico, sicuro di fare bella figura, e l’altro compone lodi per il cioccolato. Io incontro un signore alla sua “prima volta” ma che si dichiara già conquistato.

Il posto è carino, l’aspetto generale, con i pozzetti per il gelato, richiama l’idea della vecchia bottega di una volta. C’è parecchio personale, conto almeno cinque persone (tanti per un locale abbastanza piccolo e con un numero limitato di gusti) tra banco e laboratorio, ordinatamente vestiti in divisa bianca con grembiule nero. Sono tutti gentili, giovani e allegri, li si sente ridere e scherzare. A tenerli in riga c'è Anna, tenera e severa come una mamma.

Grazie a una delle due vetrine su strada si può vedere il laboratorio, insolitamente a vista per una gelateria. Sulle pareti si fanno grandi professioni di qualità: “La qualità si vede.” “I gelati sono naturali e genuini al 100%.” “I nostri gelati non contengono grassi idrogenati.” Una tale profusione di affermazioni può essere un’arma a doppio taglio perché induce delle aspettative molto alte.

Un massimo di 15 gusti con un minimo di rotazione: i classici tra cui la “crema fatta come una volta”, lo zabaione imperiale, nocciola (Langhe), pistacchio (Bronte, “ma vero” è specificato) e anche l’intramontabile gianduia, qualche gusto della casa, il non plus ultra (crema con mascarpone), il giocondo (crema con mandorle e nocciole); quattro gusti di frutta che però contengono derivati del latte. Perché qui, mi si dice, si preferisce fare una cosa sola ma farla bene. Quindi non sorbetti, ma gelati alla frutta. Come alternativa, per i senza latte, si propongono i cremolati. La spiegazione non mi convince del tutto (i cremolati sono comunque un’altra cosa), e, per quello che so, i derivati del latte servono essenzialmente a dare struttura, cremosità e spatolabità (se siete curiosi guardate alla voce “gelato” di wikipedia dove si parla di sorbetto e derivati del latte, anche se wiki non è il vangelo…) e nessuno ti dice mai chiaramente cosa (lattosio, caseina, altre proteine, grassi?) e in che forma sono. Un altro cartello spiega che è un gelato “adatto a tutte le stagioni per le temperature intorno ai 14 gradi, 6 in meno di quello industriale”. Attribuisco quindi all’escursione termica con l’estate romana il fatto che si sciolga molto velocemente (vedi foto). Forse a questa specifica stagione non è adatto, però, per dovere di cronaca, sarebbe effettivamente miracoloso visto il caldo che fa. 

Non molto ricercata la scelta dei coni, semplici Norge, mentre invece è possibile scegliere tra panna e panna allo zabaione. Qui si salta il cono piccolo e si comincia direttamente dalla taglia media da 2,50 euro. Un po’ caro il gelato al kg (23€/kg) (e la panna costa 20 €/kg). Ben confezionate le monoporzioni, minicremini denominati “peccati di gola”. Il gelato si può consumare sulle panchine fuori e dentro è gentilmente a disposizione una fontanella per chi vuole un bicchier d’acqua.

Il cioccolato extrafondente non è male ma è un po’ “budinoso” e non extraforte come richiederebbe il nome (non contiene panna, ma latte sì), al contrario il caffè è fortissimo, molto amaro, decisamente da non mangiare da solo. Adatto a chi ama i gusti molto intensi, un po’ carichi e cremosi. Da provare. Questa, almeno, è la “prima impressione”…

p.s.:  nell'adiacente piazza Sallustio, incastonati tra i palazzi, ci sono i resti degli immensi Horti Sallustiani.

Bonus: Laboratorio a vista. Gusti alle creme invitanti. Personale cortese.

Malus: Gusti alla frutta non memorabili. Gelato un po’ caro.

I voti

Gelato: 6+

Servizio: 7

Ambiente: 6,5

I Caruso, via Collina 13/15, via Gadames 26. Sito