Ristoratore denuncia recensore, la giusta rivolta contro la diffamazione. Da anni raccontiamo come il sistema delle recensioni, quelle di Tripadvisor ma anche quelle di Google, sia pericoloso e pericolosamente ingiusto. Da una parte ci sono i locali, i ristoranti, i bar, con il massimo della trasparenza, nomi, cognomi, insegne, chef, camerieri. Dall’altra c’è una massa di recensori anonimi, dietro i quali spesso si nascondono pazzi, ignoranti e concorrenti sleali. La cosa peggiore è che nella percezione collettiva, invece, i giudizi di chicchessia sono considerati equi e degni di nota.
L’ultimo caso è interessante in quest’ottica. Il titolare del ristorante «Chi Burdlaz» di Marina centro a Rimini ha querelato per diffamazione aggravata un cliente tedesco che aveva pubblicato online una recensione negativa, aggiungendo che non gli era stato rilasciato uno scontrino fiscale. Circostanza falsa, visto che il titolare ha potuto agevolmente rintracciare il pagamento, che era stato tracciato perché fatto con carta di credito.
Il cliente si era lamentato dei tempi lunghi di attesa e aveva perfino chiesto il licenziamento di un cameriere. A parte la scarsa attenzione al rispetto dei lavoratori – non si può giudicare una persona da un singolo evento e addirittura chiedere di cacciarlo – ci sta una critica a voce se il servizio non è gradito.
Non ci sta che poi si scrivono cose che vanno a diffamare ingiustamente un locale. I social, facebook, Tripadvisor e company, non collaborano nell’identificazione dei clienti (che sono denaro, per loro, e quindi non si toccano, altro che privacy) ma ci sono le banche. E così l’incauto commentatore è stato identificato. La querela è già depositata alla procura della Repubblica presso il tribunale di Rimini ed il pubblico ministero al quale verrà assegnato il fascicolo assegnerà le indagini alla polizia postale.
Cosa ci insegna questo caso? Che dobbiamo fare attenzione a quello che scriviamo. Che nascondersi all’ombra dell’anonimato è un atto di vigliaccheria, se si scrivono cose ingiuste. Che giudicare il lavoro di qualcun altro è un compito arduo, che richiedere prudenza e temperanza, competenza e conoscenza. E’ giusto che l’operato dei ristoratori sia controllato dall’opinione pubblica, ma sarebbe molto più giusto se venisse abolito l’anonimato.
Se Google, Tripadvisor e gli altri social consentissero giudizi su un locale soltanto a fronte di un’identificazione chiara. Altrimenti, di fronte agli shit storm gratuiti, alle diffamazioni, alle offese, alle dichiarazioni false, il ristoratore può poco. E a subirne le conseguenze poi sono quelli che leggeranno le false recensioni prendendole per vere.