
Uruguay e vino, per la Cnn è la nuova Toscana. Tutti conoscono, se si parla di Sud America, i vini di Cile e Argentina. Prodotti sempre più diffusi sul mercato, molto apprezzati dai consumatori (e spesso molto “legnosi”). Ma per la Cnn c’è un altro Paese sul quale puntare la propria attenzione: l’Uruguay.
Il Cile, spiega l’articolo di Mark Johanson, ha rivitalizzato i vecchi vitigni di Carmenere, producendo tagli bordolesi che rivaleggiano con quelli del Vecchio Mondo, mentre l’Argentina ha sfruttato tutte le potenzialità del Malbec. L’Uruguay, invece, cresce lentamente da anni e sperimenta varietà di uva in via di sparizione nel Paese.
L’articolo cita Bodega Garzon, che ha vigneti vecchi non più di dieci anni, ma ha già raggiunto grandi risultati e premi, da Enthusiast Magazine ai World’s Best Vineyards Academy. (dove si è piazzato al secondo posto).
Perché, direte voi, non si è mai sentito parlare di vini dell’Uruguay? Ci sono ragioni storiche. Il vino qui si produce da 150 anni, ma questo è il secondo Paese più piccolo del Sud America e ha aziende di dimensioni ridotte che fanno fatica a esportare. Il manager di Bodega Garzon, Christian Wylie, spiega che la difficoltà maggiore è spiegare dove sia l’Uruguay, visto che non lo sa nessuno. E dire che, oltre a trovarsi tra Brasile e Argentina, si trova sulla stessa latitudine di grandi nazioni produttrici di vino, dalla Nuova Zelanda all’Australia, dal Cile al Sud Africa.
La vera forza di Bodega Garzon è che si trova a 13 chilometri dall’Oceano Atlantico e i venti fanno la differenza. La moglie del fondatore, che allevava capre, trovava la casa brutta esteticamente e ha pensato di far mettere dei vigneti. E’ arrivata la consulenza dell’enologo italiano Alberto Antonini. E dieci anni dopo ecco i vini decantati da molti primi e dalla Cnn, con vitigni autoctoni ma anche con il Tannat francese, l’Albariño galiziano e il Cabernet Franc.
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