Olio di palma, Report attacca e le aziende fanno dietrofront

Olio di palma a Report. La nuova rubrica di Sabrina Giannini a Report, il programma di Milena Gabanelli su Raitre, dopo pizza e caffè, fa un'altra vittima: l'olio di palma. Controverso grasso usato in molti biscotti e crackers entra nel mirino di Report, con un reportage che parte dal Borneo, Indonesia. Il programma sorvola discutibilmente sulla questione centrale: l'olio di palma fa davvero male come si dice? (E non tutti sono d'accordo) E in che dosi? La Giannini preferisce raccontare solo un aspetto della questione, peraltro importantissima: ovvero gli effetti dell'estrazione dell'olio di palma, la deforestazione e l'estinzione degli oranghi. Ecco dieci cose che abbiamo appreso da Report. 

Qui il nostro elenco di biscotti e merendine che non contengono olio di palma

1) Expo

Molte aziende che usano olio di palma sono "sponsor di Expo". 

2) Le etichette

Da gennaio non si può più scrivere sulle etichette solo grasso o olio vegetale, ma è obbligatorio specificare che è stato usato olio di palma. Unico particolare, non è obbligatorio scrivere quanto ne è stato usato.

3) La Nutella

Secondo Greenpeace, nella Nutella c'è il 31 per cento di olio di palma. E lo zucchero è il primo ingrediente. 

4) La deforestazione

La Giannini esplora un'azienda malese, la Sime Darby e ci spiega i danni. La deforestazione delle torbiere, con conseguente emissione di grandi quantità di anidride carbonica

5) Gli oranghi

Effetto collaterale della deforestazione: il rischio di estinzione per gli oranghi.

6) La certificazione

La Giannini racconta il furbo sistema di certificazione dell'olio di palma "sostenibile": a certificarlo sono le stesse aziende che lo producono.

7) Le aziende
Le nuove normative sulle etichette stanno convincendo molte aziende a correre ai ripari. Misura, Ferrero e Buitoni hanno scritto a Report, annunciando una riconversione e una fuga dall'olio di palma

8) La produzione 

Malesia e Indonesia producono da sole il 90 per cento dell'olio di palma consumato nel mondo.

La rivista Strade non è convinta dell'esattezza scientifica del servizio: qui trovate tutte le critiche