Le dieci parole del food più fastidiose di sempre. Che ne direste di un'apericena? Una robetta leggera, qualche stuzzichino, tutta roba sfiziosa assai, lo fanno in un gastropub qui vicino. Se siete a dieta, andate di insalatona, altrimenti un pesciolino e vi passa la paura. E poi via, con un caffettino finale. Il conto? Un autografo e l'aperisfizio è servito.
Apericena
"Che ne dici di un'apericena?". La proposta indecente affiora dalle labbra a boccuccia di lui proprio mentre eri sul punto di innamorarti. Solo anni di yoga e di meditazione orientale riescono a non farti perdere l'equilibrio. Abbozzi un sorriso, ti puntelli sul tavolo con la forza dell'abitudine e bofonchi un "Perché no?". Poi non ce la fai. Non resisti e ti parte la brocca. "E cosa vorresti mangiare? Linguine con il gambero rosso e crodino? Olivette ammuffite? Salatini pullulanti di microbi? Carote annerite? Eh? Sentiamo". "Ma no", prova a replicare lui. "Era così, una cosa meno impegnativa". "Ah – ti infervori tu – meno impegnativa?!? Perché tu da me vuoi cose poco impegnative? L'avevo capito, sai. Vuoi fare il 3×2, come al supermercato: con i soldi dell'aperitivo svolti pure la cena. E non ti devi sorbire le mie chiacchiere. Dai, avanti, facciamocelo questo Camparino con lasagne surgelate. Facciamocela quest'ultima cena. Anzi ultima apericena. Coglione".
Aperipiscina
E' l'ultima novità del vocabolario dei gastroscemi. Arrivato insieme all'estate quest'altro mostro a due teste, se non altro allitterante e più piacevole all'udito del suo progenitore. Ma perché non dire semplicemente "aperitivo in piscina"? Perché? Perché? Perché?
Sfizio (anzi, sfizioso assai)
Detto a Napoli, dove ha origine, potrebbe anche passare. Sarebbe un "capriccio", un "divertimento", un "ghiribizzo". Sinonimo di piacere a fondo perduto, non necessario e quindi ancora più allettante, si usa generalmente per nobilitare crocchette, supplì e simili. Ma spesso finisce per abbinarsi a cibi mediocri e volgarotti, fritti in olio di benzina, grassi e unti. Sfiziosi assai.
L'insalatona
Il suffisso "ona" prova disperamente a nobilitare il piatto più triste della storia. Non è una banale insalata, tranquilli, è un'insalatona. Non solo. Pasto preferito dalle impiegate italiane per la pausa pranzo, l'insalatona illude la sedentaria lavoratrice di saziarsi (è "ona") ma allo stesso tempo di mantenersi leggera e non riguadagnare le calorie bruciate con la zumba (è pur sempre un'insalata). Nascondono a se stesse, le impiegate, che il termine insalatona è uno specchietto per le allodole: nella poco elegante terrina di vetro troveranno calorie a non finire sotto forma di tonno, mozzarella, mais, tremendi wurstel e condimenti vari, il tutto abilmente camuffato da abbondanti foglie di lattughe, non di rado pulite in modo approssimativo. L'accrescitivo, poi, spesso giustifica prezzi esorbitanti. Insalatona, postilla per veneti, fa rima con mòna.
Un caffettino?
Il suffisso diminutivo dovrebbe indicare una dimensione ridotta rispetto al sostantivo. Ma qui non ci siamo. Caffettino non sta per caffè ristretto. E' più un vezzeggiativo che un diminutivo. Ha una connotazione affettiva. Echeggia la canzone di Concato: "Il caffettino l'hai bevuto caldo, buono come quello di mammà?". Insomma, una roba svenevole, che però è anche un modo per ridimensionare la portata potenzialmente dannosa dell'ennesimo caffè. "Ce lo prendiamo un caffettino?". Non un caffè, tanta roba, ma un caffettino, una robetta da niente, rapido e indolore. Il senso di colpa se ne va e giù un altro caffettino, magari insieme a un biscottino, a una brioscina (o a un cornettino, se siete romani, o a un grappino, se siete veneti).
Pesciolino
Vedi alla voce caffettino. In questo caso, però, sono certi camerieri dozzinali che lo insinuano tra le proposte del giorno con aria ammiccante. Quando verrà pronunciata quella parola, mettetevi in allarme. Il "pesciolino" in questione potrebbe costare un occhio della testa: si minimizza la portata per depistare dal prezzo.
Gastropub
Se lo sono inventati a Londra nel 1991, che Dio stramaledica gli inglesi. In Italia è arrivato tardi, come al solito, probabilmente per ravvivare le sorti dei classici pub anni Novanta, passata la sbornia Irish. Il prefisso "gastro" si riferisce ovviamente alla parola "gastronomia", ma è inevitabile e disastrosa l'associazione con l'universo semantico che abbraccia gastrite e gastroscopia. Un Maalox, per favore.
Gastrofanatici (e gastroscemi)
Sempre in zona Maalox, un altro neologismo di cui potevamo fare a meno e dal sapore autarchico. Gourmant non bastava? Troppo fanè? E comunque, gastrofanatici sarete voi. Curatevi.
Fantasia di…
Espressione che di fantasia ne denota ben poca, visto che compare da decenni su migliaia di menu. Ormai i clienti dei ristoranti sono smaliziati e sanno che dietro il leggiadro paravento della fantasia si nasconde il più prosaico "un po' di tutto": avessero scritto antipasti a cazzodicane non avrebbe fatto lo stesso effetto, ammettiamolo.
Stuzzichini
Cosa vuoi stuzzicare cosa? L'appetito? Ma perché dovresti stuzzicarlo? Se c'è, lo plachi. Se non c'è, viene mangiando, come dice il detto. E comunque stuzzichini è variante, altrettanto orrida, di sfizi.
Su un letto di…
La romantica, per non dire sensuale, immagine del letto di verzura su cui si adagia mollemente come una Venere di Tiziano un trancio di pesce spada o una tagliata di manzo ha un po' stancato, no? Possiamo gentilmente chiamarlo contorno?