Cerea 2013, il ritorno di Viniveri

 viniveri2013-e1358336910249Se non ne potete più di sentir parlare di vini naturali, è il momento di berli. Magari facendo un salto a Cerea 2013, la manifestazione organizzata da Viniveri, una delle quattro associazioni che riunisce i produttori di questi vini. In contemporanea c'è Villa Favorita, organizzata da Vinnatur, e naturalmente Vinitaly, che anche quest'anno ha al suo interno la sezione Vivit, dedicata ai vini naturali. Noi saremo a Cerea e al Vinitaly. E come preparazione alle gran bevute che ci (e vi) aspettano, pubblichiamo stralci dall'introduzione di un bel libro che sarà presentato a Cerea, Custodi di identità, con i ritratti dei protagonisti della manifestazione.

viniveri 2013

"Uno dei grandi esperti di vino naturale in Italia, Sandro Sangiorgi, con riferimento alla situazione italiana, invita tutti, produttori e consumatori, “a evitare che la questione naturale resti confinata a un’ideologia…Di fatto la definizione stessa di “vino naturale” resta a oggi alquanto complessa. Gli stessi viticoltori che abbiamo incontrato sono stati i primi a dimostrarsi scettici davanti alle  etichette e alle categorie predefinite. Nel caso del vino naturale, infatti, non esiste ancora un criterio univoco per identificarlo né un disciplinare per certificarlo:i produttori del Consorzio declinano il “naturale” ogni volta in modo differente, affrancandosi spesso da certificazioni e  marchi, pur rientrandoci di diritto in termini geografici(es. marchi DOCG, DOC, ecc.) o rispettandone ampiamente il disciplinare previsto (es. biologico e biodinamico). I motivi dietro questa scelta sono legati per lo più al dispendio di tempo da dedicare a pratiche burocratiche richieste per la certificazione, tanto più quando, come riportato nelle interviste, la legislazione attuale in materia ha maglie molto più larghe rispetto alle regole che si sono autoimposti i  vignaioli del Consorzio.  Pertanto, diventa difficile parlare di vini “naturali”, non potendo definire puntualmente questa naturalità. Alice Feiring, una delle massime esperte nel settore e una delle più grandi ambasciatrici del vino naturale, agli estremisti che definiscono questo come il risultato della semplice fermentazione dell’uva fa notare che è comunque fondamentale l’intervento dell’uomo. E non è la sola a farlo. Al contrario, secondo la Feiring, il vino naturale è un  vino “da cui non è stato tolto né aggiunto nulla.
Nella letteratura del settore c’è chi anzi preferisce parlare di vini naturali come vini “autentici”, come fa il wine writer Jamie Goode, secondo cui “in realtà non ci sono vini naturali o innaturali, ma c’è, piuttosto, una naturalità  del vino […] che tiene conto di tanti aspetti della coltivazione, della raccolta e della produzione della materia prima, l’uva". Gli uomini e le donne che abbiamo intervistato spesso preferiscono parlare di artigianalità del vino: si considerano dunque artigiani, contadini e vignaioli piuttosto che imprenditori agricoli e semplici vitivinicoltori. Ambasciatori, magari, di una tradizione passata per altri in secondo piano. Il contadino, secondo loro, diviene dunque custode del territorio non solo perle generazioni future,ma anche per il territorio stesso.Se è vero che sta crescendo una sorta di moda attorno al vino naturale, resta comunque la necessità di fare chiarezza sui metodi, soprattutto quando, dietro a questa etichetta, ci sono stati produttori che hanno teso a giustificare un vino difettato come vino “naturale”, una cattiva abitudine contro cui il Consorzio si batte fortemente. Coerentemente, dall’altra parte  dell’Oceano, Goode, nella sua definizione di vino “autentico”, inserisce tra i criteri fondamentali di viticoltura sostenibile, metodi naturali, senso del luogo, giusta maturità delle uve,  attenzione per l’ambiente, ma anche assenza di difetti.
…Il vino naturale è uno stile di vita, un modo di interpretare non solo la vigna, la natura e la cantina, ma tutta la vita in generale… Per Augusto Cappellano, ad esempio,  “la possibilità di condividere con altriimprenditori glistessi valori e la stessafilosofia di vino e di vita ha rappresentato […] l’uscita dall’isolamento, la consapevolezza della validità del proprio impegno personale, la voglia di proseguire sul percorso intrapreso”
…. Paolo Vodopivec ricorda che il Consorzio “non deve essere solo promotore di eventi come quello di Cerea, ma anche baluardo e difesa di certi  valori, dando possibilità anche ai piccoli produttori che condividono appieno questo pensiero di avere una maggiore visibilità. Il Consorzio deve porsi come interlocutore con le istituzioni  e con le altre associazioni di prodotti naturali, sviluppando progetti di ricerca per dare un fondamento alla naturalità”.custodi_identità
In modo simile, il tema della ricerca e del confronto tornano anche  in Giovanna Morganti (Podere Le Boncie), secondo cui il compito principale del Consorzio è di tipo culturale: “Poche informazioni ma corrette, di apertura. Nessuna regola, nessuna legge  ti protegge finché non c’è un salto culturale. Sull’agricoltura naturale per esempio non c’è ricerca. I piccoli produttori che non possono fare marketing che possibilità hanno di sopravvivere?”. E proprio in quest’ottica vale la pena menzionare il pensiero di Ferrandes, tra gli ultimi membri del gruppo, che ha ad esempio auspicato la creazione di un marchio comune.
…Dalle interviste è emerso che il “cliente-tipo” – che spesso si trova all’estero – è solitamente caratterizzato da una propensione alla spesa più generosa, un’esigenza di ritorno alla naturalità che è il risultato,magari, di una risposta alla società frenetica di oggi, nonché unamaggiore sensibilità verso il tema dell’etica e della naturalità dei prodotti. Il tema della responsabilità sociale è emerso chiaramente dalle interviste, rivestendo un ruolo guida tra tutti i vignaioli del Consorzio, i quali, a volte inconsapevolmente,mettono in atto comportamenti etici e in linea con le necessità indotte dallo sviluppo sostenibile.
Uno dei tratti comuni a tutti i vignaioli che abbiamo intervistato riguarda l’adozione di metodi “non interventisti” in vigna, dove ci si è ormai allontanati dall’uso di fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi, pur acconsentendo il rame e lo zolfo, che sono comunque considerati meri trattamenti di copertura. In cantina le aggiunte di anidride solforosa sono pressoché nulle, le filtrazioni sono anch’esse ridotte al minimo e gli unici lieviti ammessi sono quelli indigeni, quelli cioè presenti nell’uva stessa. In ogni caso, la temperatura non è regolata in alcun modo perché il rispetto delle tradizioni più antiche è la chiave della loro filosofia produttiva. Il risultato, dunque, è fedele nel gusto, nel colore e nelsapore a “come si faceva una volta”. …
I vignaioli del Consorzio sono ben consapevoli dell’importanza di certi aspetti, ma  “l’originalità” dei metodi produttivi (come anche la perseveranza nei loro caratteri) ha portato spesso a un rapporto di incomprensione con altri contadini e alla quasi totale assenza
di supporto da parte delle istituzioni locali. Il senso di isolamento nella scelta di fare vini  naturali è confermata anche dal fatto che una percentuale significativa delle loro bottiglie è rivenduta all’estero. In un contesto simile, il Consorzio potrebbe servire come strumento  privilegiato per intendersi con la molteplicità di soggetti che ruotano intorno al mondo del  vino, promuovendo così la filosofia del “naturale”.
Alcune pratiche agronomiche possono mettere una forte pressione su tutte le componenti ambientali, provocando l’impoverimento di molte risorse naturali. Per questo motivo, la terra, l’aria, l’acqua e l’energia rappresentano un fattore strategico per una condotta
imprenditoriale che sia socialmente responsabile. L’attenzione alla sostenibilità ambientale da parte dei soci del Consorzio si manifesta attraverso una particolare cura dei vigneti (oggi vessillo della conservazione del paesaggio naturale e della lotta biologica),sfruttando appieno le caratteristiche morfologiche e climatiche del territorio e non utilizzando sostanze chimiche. Infine, le risorse umane sono le persone coinvolte nella creazione del prodotto, tra cui i lavoratori (sia stabili che stagionali), gli appaltatori e i fornitori lungo tutta la catena di produzione. Trattandosi di aziende a conduzione per lo più familiare, le risorse umane del Consorzio Viniveri coincidono principalmente con i membri della famiglia, salvo nei  periodi in cui c’èmaggiore necessità di mano d’opera (potatura e vendemmia) e per questo si richiede l’ausilio di persone esterne o degli amici più stretti"….

Tratto dal libro Custodi di identità, Storie di contadini e delle loro vigne. Realizzato dall’INEA con il contributo del Consorzio Viniveri. Il progetto è coordinato da Lucia Briamonte e il gruppo di lavoro era composto da Lucia Briamonte, Raffaella Pergamo, Assunta D’Oronzio, Gabriele Cassani, Slawka Giorgia Scarso, Gabriella Ricciardi, Ester Dini e Francesca Giarè.

 

CEREA VINI VERI

Consorzio Viniveri: “La regola” 

1) I PRINCIPI GENERALI”
Il vignaiolo che intende far parte del Gruppo Viniveri deve applicare le regole, appresso descritte, sull’intero ciclo di produzione e su tutta l’attività aziendale.

2) IL LAVORO IN VIGNA
a) esclusione di diserbanti e/o disseccanti;
b) esclusione di concimi chimici;
c) esclusione di viti modificate geneticamente;
d) introduzione, nei nuovi vigneti, di piante ottenute da selezione massale;
e) coltivazione di vitigni autoctoni;
f) utilizzazione, peri trattamenti inVigna contro lemalattie, di prodotti ammessi dalle norme in vigore in
agricoltura biologica.In ogni caso sono esclusi tutti quelli disintesi, penetranti o sistemici;
g) vendemmia manuale.

3) IL LAVORO IN CANTINA
a) utilizzazione esclusiva di lieviti indigeni presentisull’uva ed in cantina;
b) esclusione dell’apporto di qualsiasi prodotto di nutrimento, sostentamento, condizionamento quali
possono essere le vitamine, gli enzimi e i batteri;
c) esclusione di ognisistema di concentrazione ed essiccazione forzata;
d) utilizzo dell’appassimento naturale dell’uva all’aria,senza alcun procedimento forzato;
e) esclusione di ognimanipolazione tesa ad accelerare e/o rallentare la fermentazione naturale delmosto
e del vino;
f) fermentazione senza controllo della temperatura;
g) esclusione di ogni azione chiarificante e della filtrazione che altera l’equilibrio biologico e naturale
dei vini;
h) la solforosa totale non potràmai essere superiore ad 80mg/l peri vinisecchi e 100mg/l peri vini dolci.