Pizza a Napoli, Monti perde la sobrietà

Mario Monti mangia la pizza di "Umberto" a Napoli e perde la sobrietà. Il presidente del Consiglio, candidato di centro alle politiche del 24 e 25 febbraio, sceglie il bar La Caffettiera di piazza dei Martiri come prima tappa della visita a Napoli. Davanti a una bella pizza appena sfornata e consegnata dal ristorante Umberto, persino lui perde il leggendario aplomb. Addenta e mastica solerte. "Presidente, com'è?" Gli chiedono i giornalisti divertiti da quell'inedito Professore, che una volta tanto rompe le righe del rigore e manifesta un istinto vagamente umano: la fame. Lui neanche risponde, che con la bocca piena non si parla, ci mancherebbe. Volteggia solo in aria la mano chiusa a tulipano, un gesto che venendo dal campione milanese del british control, vale più di cento esclamazioni di Marisa Laurito. Il pizzaiolo poi esce con lui – sempre affianco il fido compagno Andrea Riccardi, che nel gabinetto dei tecnici si occupava di cooperazione internazionale – e sorride mostrando una pizza che ha su scritto a mozzarella (di bufala) il cognome del Premier. Quattro foto e una battuta: "L'abbiamo preparata insieme", scherza con la sua giacca blu scuro. Quell'altro, in casacca bianca, abbozza una risata. La pizza è fatta con pomodori di piennolo e torzelle, oltre che bufala dop tagliata per formare il suo nome.

Non sarà certo il primo ristorante napoletano che dal connubio pizza e politica cerca di spremere pubblicità: ha cominciato Gino Sorbillo, il pizzaiolo di Napoli, che nell'ottobre del 2011 faceva pagare 100 euro la pizza a tutti i parlamentari e 1000 ai ministri (toccò a Ignazio La Russa, spianare la tradizione). Lo stesso Sorbillo, poi, ci ripensa e prepara una bella pizza promozionale per Luca Cordero di Montezemolo. Mal gliene incolse, a Luchino, duramente contestato da un gruppo di studenti all'uscita. 

A novembre del 2011, con il cambio della guardia a Palazzo Chigi dovuto alle dimissioni di Silvio Berlusconi, Sorbillo sfornò una pizza di incoraggiamento al nuovo governo tecnico. Ora Monti punta a bissare: la pizza gli porterà fortuna?