Starbucks a Montmartre, è rivolta

A Montmartre è rivolta contro Starbucks, come ci racconta il Corriere di oggi (e Le Figaro dell'altro ieri). I nostalgici della Parigi tradizionale, quella di Aznavour e di Amélie, innalzano striscioni e marciano contro l'arrivo dell'azienda americana di caffetterie. Ci sarebbe da chiedersi perché Starbucks, presente praticamente in tutto il mondo, è totalmente assente in Italia. Forse paura di concorrere con la patria del caffè per eccellenza dove, come notava l'ad della società Howard Schultz a nessuno piace prendere il caffè in un bicchiere di carta. O forse altro. Ma ci sarebbe anche da chiedersi cosa succederebbe in caso di sbarco di Starbucks a Trastevere (Roma), a Brera (Milano) o a Chiaia (Napoli). Probabilmente nulla.

I tempi sono cambiati (purtroppo o per fortuna?) da quando un giovane Carlìn Petrini, nel 1986, organizzò una manifestazione di protesta contro la nascita di McDonald's in piazza di Spagna. Da quel movimento nacque Slow Food. Ma è anche vero che il Mc Donald's a piazza di Spagna è nato comunque e prospera. E ce ne sono altri cinque solo a Roma, compresa Fontana di Trevi. E' anche vero che in piena (ex) Dolce Vita, in via Veneto, impazza l'hamburger di Hard Rock Cafè. E allora? Cosa ci dice il movimento francese anti Starbucks? Inutile passatismo antimodernista, sciovinismo d'Oltralpe di chi non si rassegna alla mondializzazione? O giusto tentativo di difendere le tradizioni locali? A noi l'arrivo degli Starbucks in Italia non scandalizzerebbe affatto (se non altro per poter usare il wifi…). Le catene, non solo di ristorazione, sono sempre l'anticamera dell'omologazione, ma demonizzarle è stupide. Si era a Parigi in questi giorni e un salto dai (molti) Starbucks di Saint-Germain des Près e dintorni lo si è fatto: senza rinunciare al piacere di ingurgitare decine di croissant a chilometro zero e numerose porzioni di foie gras.