Lettera aperta ad Alemanno

Turisti in piazza Venezia
Turisti in piazza Venezia in cerca di un ristorante

Caro sindaco della città di Roma
(incidentalmente e provvisoriamente Gianni Alemanno),
questa nostra è per sottoporle la questione di piazza Venezia.

Piazza di un certo rilievo turistico, ancor prima che per il balconcino dell'illustre suo antenato (Benito), per la presenza della macchina per scrivere (alias, Altare della Patria). Insomma, per le più svariate ragioni, la piazza è una delle porte d'ingresso della città, la piazza per eccellenza dove ogni turista che si rispetti non può passare. Talvolta questi uomini e donni d'altri mondi si fermano smarriti da tanta bellezza e vagano come in trance, ammaliati dalla stupefacente fluidità delle automobili, sempre sul punto di schiantarsi e di abbattare qualche pedone e sempre, o quasi, pronte a infilarsi nel giusto pertugio per procedere incolumi.
Spesso, stanchi ma paghi, i suddetti turisti si fermano e decidono di cedere al fascino del cibo italiano, memori di letture che magnificavano le arti gastronomiche del Bel paese. Allora si guardano intorno e non senza perplessità decidono di accomodarsi nelle seggioline di plastica del Bar Brasile. Chiedono un menu e si vedono servire un panozzo non dico rancido ma certo non esattamente il pane di Roscioli, con qualche fogliolina di insalata che non ha mai conosciuto la clorofilla.
Alcuni, i più arditi, decidono di sedersi nel baretto ad angolo con via del Plebiscito. Dopo aver ordinato un piatto di pasta alla cassa sotto il quadro di Romano Mussolini, caro sindaco, le famigliuole tedesche e francesi si siedono nel vicolo di fianco e gustano una carbonara riscaldata. Non di rado beneficati dall'inteso odore di urina che proviene da dietro l'edicola, sentina di incontinenti. Alcuni, i più arditi, si avventurano al bar Castellino, una sorta di supermercato del caffè, con pochissimi punti in contatto con Babington.
In definitiva, caro sindaco, chi avesse la sventura di soffrire di improvvisi crampi allo stomaco nei dintorni della piazza, e decidesse di fare uno spuntino, potrebbe non avere un'immagine propriamente splendida di Roma e dei suoi esercizi commerciali. E allora ci chiediamo e le chiediamo: ma non sarebbe opportuno, e necessario, pretendere una qualità minima a chi vuole una licenza o vuole continuare a stare nella piazza-vetrina della città più bella (o quasi) del mondo? Sappiamo che lei è uomo decisionista e concreto, come ha dimostrato sulla questione stupri accendendo prontamente le luci del Colosseo in segno di solidarietà e di sdegno, e siamo sicuri che prenderà in considerazione la nostra umile missiva.
Virgola, punto e virgola e a capo.

Distinti saluti

Puntarella Rossa