Quel maccheroncino triste

STRONCATURE / VILLA CELIMONTANA

Metti una sera a cena a Villa Celimontana, sotto le luci colorate del parco, con l’arietta fresca che si porta via lo stress, con il vino che entra nel sangue e lo fa circolare più lieve, con la tromba di Enrico Rava che ti abbraccia e ti fa male, quel dolce dolore da mezza estate che ti conforta e ti tiene vivo. Metti una sera a Sicilia…ndo, ristorante sotto il palco, tra camerieri gentili e tavoli nella penombra. Afferri placato e felice il tuo maccheroncino, lo mandi giù degustandolo lentamente e resti con la forchetta a mezz’aria. La musica si ferma, il clima si raggela. Insomma, come dire, il maccheroncino è pessimo. Probabilmente precotto, duro, con un sapore di ferro, le melanzane che si aggrappano sul corpicino rigato come naufraghi sulle zattere, con le formaggio grattuggiato che giace inerte. Insomma, un disastro. Poi provi la tartare di salmone ed è un salmone triste, spento, inutile. Uno vorrebbe anche essere clemente, ma non si capisce perché mettere in piedi un posto straordinario come Villa Celimontana, organizzare concerti bellissimi e poi farti mangiare come nella peggiore delle bettole. Pagando non poco tra l’altro: un antipasto costa 14 euro, un primo 12, un dolce 10. Perché, dico io. Perché?