All’oro

TOP AI PARIOLI

via Eleonora Duse 1/e (Parioli) Tel 06 97996907 Chiusura domenica e sabato a pranzo https://www.ristorantealloro.it/ Brand new restaurant, aperto il 24 aprile 2007, tutto sbrilluccicante d’oro, di bianco e d’avorio, piccolo come uno scrigno, rilassante, costosissimo, paradisiaco. Se non fosse per il prezzo, sopra gli standard di Puntarella, sarebbe in cima alla top 20. Arrivi in via Eleonora Duse, verso la fine, proprio vicino alla gelateria Duse, una delle migliori di Roma, dove ci sono gruppi di pariolini che si dedicano all’ottimo cioccolato bianco e allo zabaione. Entri ed eccoti in un piccolo tempio della ristorazione, con luci morbide, divani bianchi di coccodrilli (senza neanche le lacrime di chi ce li ha messi…) e un lucernaio. In cucina c’è il giovane Riccardo Di Giacinto, classe ’76, per anni al Baby dell’Aldovrandi Palace sotto la direzione di don Alfonso (Iaccarino) e nel curriculum anche uno stage al Bulli di Adrià e un periodo con Paco Guzman. Insieme alla fidanzata Melina e alla cognata Ramona (o viceversa, non è chiaro), ha deciso di mettersi in proprio ed ecco All’Oro. A servirci c’è il sommelier, Stefano Magistri, anche lui ex Baby, che ha qualche difficoltà ad articolare e noi a capire. Quello che è chiaro è il costo della carta dei vini: il più a buon mercato veleggia sopra i 35 euro. Ma lui assicura che da settembre la carta sarà completamente rinnovata. Per aperitivo viene servito un bel Blanquette de Limoux, regione a sud-ovest di Carcassone, lugubre cittadina della Camargue. Il Blanquette non è uno champagne ma qualcosa di simile al nostro spumante. Ottimo comunque. Si parte ed è subito un trionfo di sapori e di bellezza. In omaggio un tiramisù di zucca con spuma di mortadella e amaretti. Il pane è fatto in casa (5 euro), mangiamo un mantecato di baccalà con lardo di Pata Negra e spuma di patate al rosmarino; un’imperdibile tartare di manzo (19), un’ottima quaglia, petto farcito e coscia laccata al ciauscolo, con miele ‘nduia, purè di patate e uovo in tegame (25), uno straordinario maialino da latte cotto ore a 90 gradi, con composta di mele lime candito e salsa alla senape (27). Concludiamo con creme brulèe alla vaniglia con ragout di mele e cannella (10) e un dolce pane e cioccolato. Da bere, un fantastico Cirsium 2004, cesanese di Affile delle Cantine Ciolli (38 euro). Alla fine il conto (compreso caffè a 3 euro e acqua a 2) arriva a 179 euro per due, un bel 90 euro (molti, ma ottimamente spesi) Bonus: il menù degustazione di cinque portate a 55 euro e di sette a 70 (vini esclusi). Sappiatelo prima: i piatti sono di dimensioni ridotte, come spesso accade in ristoranti del genere. Malus: da segnalare sui tavoli i bicchieri dell’acqua inspiegabilmente adagiati: inquietanti. La clientela: vecchie signore incartapecorite e ingioellate, vecchi signori incartapecoriti e orologiati, giovani signori e signore incartapecoriti e ingioiellati. Lo stile tra il minimal e il kitch e i divanetti di coccodrillo lasciano spaesati. I voti di Puntarella Cucina: 9 Ambiente: 7 Servizio: 8 Prezzi: alti