Dove mangiare a New York 2015. Nel 2014 avevamo fatto una breve guida, con alcune cose utili da sapere su New York. Visto il gradimento, la aggiorniamo con qualche novità. Non abbiamo la pretesa di raccontarvi i migliori ristoranti di New York, ma di darvi qualche dritta giusta sì. Perché la città è grande, le guide troppe, i siti generici. E allora ecco poche cose, ma chiare, che avremmo voluto sapere quando siamo arrivati e che nessuno ci ha detto. Cose utili, suggerimenti, curiosità, consigli per mangiare bene, vivere bene e godersi al meglio questa straordinaria città che è New York.
1 The tip
Se leggete che un hamburger, poniamo, costa 8 dollari, ecco, non costa affatto 8 dollari. Perché dovete aggiungerci la voce tax (equivale alla nostra Iva) e soprattutto il Tip, ovvero la mancia. Fonte di smisurati equivoci, visto che la mancia è volontaria ma anche no. Nessuno vi obbliga, ma se non la date si incazzano. Perché è una voce di introito che costituisce un’integrazione necessaria, e per così dire istituzionale, per i camerieri, sottopagati (se pagati). A quanto ammonta il tip? Bella domanda. Dipende dai posti. In alcuni ristoranti c’è una voce già prevista (per esempio, 15 per cento). In altri, tre voci (per esempio 15, 18, 22), a secondo della soddisfazione del cliente e delle sue possibilità economiche. In altri ancora si lascia al buon cuore del cliente. Non lasciarla si può ma è a vostro rischio e pericolo: se la vostra coscienza non si ribella, potrebbero essere gli altri a ribellarsi e a chiedervi conto. Ricordate che la mancia si dà, in quella misura, ai camerieri. Per il servizio al banco, c’è di solito un salvadanaio o bicchiere nel quale lasciare uno o più dollari. E il taxi? Calcolare uno o due dollari ogni dieci. A domanda, il taxista risponderà: “You decide“. Consiglio di Puntarella: premiare i più gentili e professionali, punire gli svogliati e scortesi (che non mancano affatto).
2 Pancake e bacon
Se avete mangiato i pancake in Italia e non li avete apprezzati non possiamo darvi torto. Per qualche ragione misteriosa esportare le prelibatezze produce spesso brutte copie (come mangiare la piadina romagnola all’estero, con buona pace di Samuele Bersani, o la carbonara in Australia). A New York vi potete ricredere. Sappiate che a colazione i pancake sono un must: arriveranno di solito troppo abbondanti (tre o quattro), rigorosamente con lo sciroppo d’acero. Consiglio di Puntarella: provateli con lo sciroppo d’acero ma anche con il bacon. Straordinari. Perché il pancake è un prodotto ibrido, né dolce né salato. E quando sarete tornati, fateveli da soli, che è meglio (qui una ricetta)
3 Nathan’s hotdog
Se andata a Coney Island (andateci, è straordinariamente bella, divertente, ma anche malinconica), non potete non imbattervi in Nathan’s hotdog. Siccome siete ragazzi intelligenti, avete già capito che la specialità è l’hot dog: decisamente buono. Se avete voglia di accoppiarci delle patatine fritte, rinunciate: sono fritte in un olio che sembra un combustibile fossile, si digeriscono dopo un paio di settimane. Quanto alla birra, se vi servite non nella sede originale, ma in quella lungo il viale, rispettate le transenne: è vietato bere all’aperto (potreste turbare i bambini e la morale bacchettona americana). Del resto, stranezze americane, è vietato bere all’aperto ovunque e questa è la ragione dell’ipocrita cartone che nasconde le bottiglie da cui bevono senza tetto e non solo.
4 Street food
A proposito di hot dog, sapete perché si chiamano così? Wikipedia riporta quattro spiegazioni, ma non è questo che vi volevamo dire. Volevamo dirvi che se passeggiate lungo il viale che costeggia Central Park o in giro per la città, vi succederà di imbattervi in minuscoli baracchini di alluminio dove vendono gli hotdog. Non fate gli snob: sono ottimi. Ma trattate sul prezzo: se i venditori sentono l’odore del turista alzano il prezzo da due a tre dollari
5 Tum tum Tao
Tao è un ristorante thailandese tra i più noti e trendy (ha appena inaugurato la seconda faraonica sede). Si mangia divinamente, con due pecche. La prima è che nonostante abbiate prenotato alle 21, mangerete alle 22.30. Perché vi faranno stazionare nel baretto accanto, trendissimo e affollatissimo, e consumare i loro ottimi cocktail. La seconda è che, come accade in molti locali alla moda di New York, il sottofondo musicale sarà una martellante musica da discoteca, che vi impedirà di parlare e ascoltare e che vi farà sussultare nello stomaco i wontons di lobster. Alla fine della serata, odierete la calma olimpica del gigantesca buddha che troneggia nella grande sala. E siccome la stessa cosa accade in altri ristoranti, informatevi prima.
6 I francesi al top
Sono i re della cucina di New York. I ristoranti più amati e premiati parlano francese, nel menu e nei vini. A partire dal costosissimo e lussuoso Le Bernardin, fino al piccolo bistrot di periferia. Tra gli altri più importanti ristoranti francesi di New York ci sono Elevan Madison, Jean Georges, La Grenouille e Boulay. Il più noto di Soho è il Balthazar, copiatissimo all’estero: basta guardare il nostro Baccano (anche la grafica del menu è identica).
7 Tap water benedetta
Se non sapete l’inglese, la locuzione tap water è da imparare a memoria. Il cameriere vi chiederà se preferite tap water o una bottle. Nel primo caso sarà acqua di rubinetto, buona e gratis, servita a ripetizione dai camerieri. Nel secondo sarà acqua minerale, venduta a peso d’oro o quasi. Tra le più costose, inspiegabilmente, la Ferrarelle.
8 Il vino d’oro
Il vino è ancora considerato negli Stati Uniti come un bene di lusso. E come tale viene venduto. Così, nei ristoranti, troverete carte di vini (moltissimi francesi) dai prezzi esorbitanti: la bottiglia meno costosa spesso si aggira sui 35-40 dollari.
9 Spremuta d’arancia
Metti che siete seduti al Cafè Europa, una delle catene di caffetterie più affidabili e a buon mercato di New York. La gentile cameriera vi servirà abbondante caffè, se lo sceglierete, senza sovrapprezzo. Poi si avvicinerà con la caraffa di spremuta d’arancia e si offrirà di versarlo. Voi direte di sì, entusiasti. E mentre voi, dopo il terzo bicchiere, starete magnificando la civiltà dei newyorkesi che ti offrono la spremuta a volontà, arriverà il conto, con i tre bicchieri di spremuta.
10 Cucina italiana
D’accordo, in molti ristoranti italiani, anche tra i migliori, vi imbatterete in orride storpiature di piatti italiani, non solo dal punto di vista ortografico. Ma l’immigrazione italica di lunga data (fate un salto a Ellis Island) ha piantato radici ben salde a New York. Ricordate Big Night, il fantastico film dei fratelli Tucci? E così non mancano locali che offrono cibo di qualità. Tra i più noti vi segnaliamo Marea, Il Bambino, Babbo, Torrisi. Non mancano i fratelli Rana e Obika. Noi siamo stati al Paiolo, a Williamsburg: niente male. Si mangiano cose come salsiccia e broccoli, polenta e osei e tagliatelle alla bolognese (buone). Menu scritto in perfetto italiano, con un solo inciampo: gli “agnelotti ripieni”.
11 Bagel e Pretzle
Per breakfest e street food, ecco bagel e pretzle. Il primo è una sorta di panino morbido a forma di ciambella. Di solito si mangia con lo schmear, parola tedesca che indica la crema di formaggio. Il segreto è la doppia cottura: in pentola e in forno (qui la ricetta). Quanto ai pretzle, sono gli intrecci di pane di origine germanica fatti con soda caustica o bicarbonato di sodio (che gli dà la caratteristica lucentezza): si mangiano da soli o come accompagnamento a wurstel e altro. Noi li consigliamo con il formaggio dentro: fantastici.
12 Schiavitù
E’ stata abolita, come è noto, da parecchio tempo. Ma qualche traccia culturale sembra ancora affiorare. Provate a scendere alla toilette del ristorante Balthazar, per esempio. Qui vi accoglierà un signore di colore vestito come un maggiordomo o una signora con velo in testa. Dopo aver espletato i vostri bisogni, in autonomia, quando vi avvicinerete al lavandino vi apriranno i rubinetti. Non solo, a mani lavate, vi anticiperanno lesti, quando si tratterà di prendere un fazzoletto per asciugarsi. Stesso servizio in molti palazzi (e non solo hotel), con l’omino che vi apre e vi chiude la porta ogni volta. Alla fine, la faccenda risulta imbarazzante. E per smaltire il senso di colpa, si abbonda in tip, naturalmente.
13 Open table
Il servizio di prenotazione dei ristoranti via internet sta prendendo piede anche in Italia. Ma è nulla in confronto a New York, dove è la norma. Il sito migliore, che copra quasi tutti i più importanti locali della città, è open table. Ci si iscrive rapidamente e si sceglie fascia oraria e giorno. Servizio particolarmente utile, visto che molti dei locali migliori risultano prenotati con settimane d’anticipo.
14 Zagat
La guida ai ristoranti più diffusa di New York, come è noto, è Zagat. Che, anticipando il futuro successo di TripAdvisor e simili, ha dato la parola ai lettori. I signori Zagat hanno esportato la guida in altri Paesi, Roma, compresa, con successo molto minore. Il punto, forse, è la migliore qualità delle recensioni e la minore propensioni alle frodi (come raccontava qui Stefano Bonilli). Fatto sta che lo Zagat New York, ben lungi dall’essere perfetta, è abbastanza attendibile ed è un buon punto di partenza. In alternativa, segnaliamo un sito utile, concorrente di Time Out: New York Magazine.
15 Eataly
Si trova dentro uno dei più bei palazzi di New York, architettonicamente parlando, il Flatiron. Basta un giretto per capire che la solfa è la stessa: stessi cartelli, stessa retorica, prodotti simili. Solo che poi finisce che trovi Rosso Pomodoro (Rosso Pomodoro!) e ti chiedi se davvero la qualità sta qui o se è business, as usual. Comunque sia, un’oasi di cibo italiano in pieno centro a New York.
16 Wash hands
Nei bagni di molti ristoranti c’è un buffo cartello. Recita così: i camerieri, dopo essere andati in bagno, si devono lavare le mani. Ora, il cartello è bizzarro. Perché è piuttosto normale che lo facciano, a meno che non siano delle bestie. Se lo sono devono essere cacciate. O perlomeno l’avvertimento glielo si può dare a voce, senza bisogno di mettere un cartello. Ma forse il senso è un altro e il cartello è un segnale per i clienti: guardate che noi, in questo locale, ci teniamo alla pulizia e i camerieri li facciamo rigare dritti. Mah.
17 Caffè, cappuccino e cannella
Inutile dilungarsi sul beverone chiamato caffè americano. A chi piace piace, a chi no, no. Sul cappuccino (e le sue varianti frappuccini e simili) però c’è da dire una cosa. In molti bar, a partire dagli Starbucks, te lo servono con la cannella sopra, come noi con il cacao. Be careful: se non vi piace, avvertite prima.
18 Internet
New York non è una città ben connessa con il wifi. Sembra strano, ma così è. Perfino in aereoporto, al Jfk, se vuoi navigare devi pagare la connessione. Altrove si fa fatica, salvo pochi spazi pubblici (qualche stazione di metropolitana, Harlem). I rifugi sono due: i punti vendita Apple e gli Starbucks. Puoi entrare, non consumare o non comprare, e navigare senza problemi.
19 Pastrami
Se è una vita che sentite dire che il miglior pastrami mai mangiato si trova da Katz’s, se non credete alle leggende metropolitane, al buzz di internet, ai luoghi comuni, ecco, è il momento di crederci. Perché azzannare il panino con le tre fette di pastrami, morbide, gustosissime, è un’esperienza da provare. E anche gironzolare per questo locale ricco di memorabilie e molto, molto, americano.
20 Guide e libri
Di libri e guide su New York ce ne sono a pacchi. Molti inutili, molte ripetitive. Noi ci sentiamo di consigliarne tre. Una pratica e utile, New York Low Cost, di Alice Avallone e Leonardo Staglianò (Bur). La seconda è “New York, ritratto di una città“, di Mario Maffi: guida colta che racconta la storia della città e dei quartieri ed è piena di osservazioni sociologiche interessanti (l’autore insegna Cultura angloamericana a Milano). Infine, la guida del nostro cuore, “New York è una finestra senza tende“, di Paolo Cognetti (Laterza): uno di quei libretti appassionati, che ti fanno amare la città, raccontando aneddoti, storie e persone. Cognetti ha scritto anche una bella guida gastronomica della città (“questa città non fa che mangiare tutto il tempo, perciò bisognerà indagare la natura della sua inestinguibile fame”): Tutte le mie preghiere guardano verso ovest (Edt).
Qualche consiglio non gastronomico, per finire
- andate a vedere il bellissimo e nuovissimo Witney Museum (l’ha fatto Renzo Piano), proprio all’inizio dell’altrettanto bella High Line.
- Non vi perdete Brooklyn: ok Manhattan, ma farsi un giro per le Brownstone (le case di arenaria marroni) di Park Slope e per i localini hipster di Williamsburg vale la pena.
- Se volete sentire jazz e giocare a biliardo in un posto grande e divertente, andate al Fat Cat.
- Per sentire musica dal vivo, non solo jazz, un bel locale è il Bowery Ballroom
Dove mangiare
Solo qualche consiglio, per un primo orientamento.
Diner, a Williamsburg (il nostro quartiere preferito, un misto tra Monti e il Pigneto, se proprio vogliamo fare un parallelo romano), ottimo hamburger e ottimo brunch. Ambiente caldo, disinvolto, confortevole.
Jean George, su Central Park. Se volete esagerare, in un posto bellissimo. Tre stelle michelin, ma a pranzo si mangia il menu degustazione a 38 dollari
Standard hotel: lo straordinario roof garden di Chelsea, perfetto per fare un aperitivo con vista a 360 gradi su New York e sentirsi sul set di Mad Men.
Petrossian, armeno, decor da hotel, ma da provare per lo straordinario brunch e se volete caviale
Burger Joint, dicono sia tra i migliori burger della città e noi possiamo dire che è il migliore mangiato (su una decina). Posto piccolo incredibilmente cozy, nascosto dentro il lussuoso Parker Meridien. Lo trovate quando vedete la lunga fila che esce da dietro una tenda rossa.
Aldea ristorante gourmet spagnolo, con cucina creativa. Costoso, ma andateci a pranzo e avrete un’esperienza diversa a prezzo modico
Blue Ribbon Sushi Izakaya. Di Blue Ribbon ce ne sono tanti, noi consigliamo il Blue Ribbon Sushi Izakaya. Posto cool, dove gli chef giapponesi sono schierati in bella vista dietro un banco: li vedrete all’opera mentre preparano il pesce, uno spettacolo.
Balthazar, a Soho. Famosissimo, è super affollato. Ma vale la pena farci almeno un pranzo, per vedere la straordinaria atmosfera (e non si mangia affatto male)
Lic Market. Se andate a vedere il Moma Ps1 (andateci), questo è il posto che fa per voi. Localino confortevole, disinvolto ma curato.