Roma, caldarrostaio preso in castagna

Aggiornato il 28 novembre 2012

Il simpatico venditore di caldarroste di piazza di Spagna, racconta il Corriere di ieri, alla fine di un normale sabato di lavoro aveva in tasca 1070 euro e nessuno scontrino. Pratica normale per i caldarrostai, spesso "avamposti della famiglia Tredicine" (quella dei camion bar). Normale, per una città come Roma che di scontrini e ricevute fiscali non vuole sentirne parlare. Puntarella Rossa ne ha fatto una campagna, "No scontrino no party". Ma non basta la denuncia, bisogna cambiare mentalità. E non si pensi che sono solo le piccole trattorie a non dare regolare ricevuta. Ieri sera si era, per esempio, si era da Obika, noto "mozzarella bar", nella sede di via dei Prefetti. Mangiamo la pizza, chiediamo il conto. Arriva al tavolo il solito, famigerato, "preconto", non fiscale. Diciannove euro non dichiarati. Poi leggiamo le sedi di Obika: Milano, Istanbul, Los Angeles, Ney York, Toronto, Tokyo, Londra. E ci chiediamo: chissà come si regolano altrove e se è soltanto Roma che fa venir voglia di non rispettare le regole… (* in basso la precisazione di Obikà)

Ah, a proposito, lo scorso anno abbiamo preso un cartoccetto di castagne da questo caldarrostaro di piazza Venezia. Sarà stato il gelo oppure il Cinipede Galligeno, la vespa originaria della Cina che sta devastando le castagne, fatto sta che il cartoccio di caldarroste veleggiava verso cifre assurde: il cartoccetto con numero sei castagne costava la bellezza di euro cinque.

* Facendo due conti (a spanna, potremmo sbagliare), un chilo di castagne (ovvero una novantina) costa al mercato tra uno e due euro. Facciamo due euro: a castagna viene 0,02 euro. Le caldarroste di piazza Venezia vengono invece 0,83. Fate voi i conti. Ah, l'ultima cosa: se l'omino delle caldarroste di cui sopra vi chiede cinque euro, basta che mostriate una faccia sbalordita e accenniate ad andarvene: il prezzo scenderà miracolosamente a 3 euro. Senza scontrino, naturalmente.

Aggiornamento con precisazione di Obikà

Ci scrive Nicolò Lubrano di Giunno, di Obikà, per dirci sostanzialmente che nel caso in oggetto la ricevuta fiscale è stata regolarmente emessa, dopo il preconto, ma non è stata portata al tavolo in tempo e consegnata tempestivamente al cliente. Ci fa molto piacere che dunque si sia trattato di un disguido e non di una pratica: finora i ristoratori non hanno mai risposto alle segnalazioni, segno di una prassi costante. Non è questo il caso e ringraziamo Obikà per la pronta verifica. Ce ne fossero di locali che tengono alla loro reputazione fiscale. Di seguito la lettera per esteso:

 
"Buongiorno, in allegato trovate la copia conforme dello scontrino emesso il 5/11/2012 relativo al preconto 9336. La dicitura NON FISCALE è normale in quanto è una copia. Non è possibile emettere due volte la stessa ricevuta in quanto altrimenti verrebbe contabilizzata due volte. Questo documento è ciò che viene emesso a seguito di un controllo da parte della Guardia di Finanza per attestare l'emissione della ricevuta fiscale.
 
E' nostra prassi consegnare il preconto per accertarsi che non ci siano contestazioni da parte del cliente. Una volta verificato ciò, insieme al resto o alla ricevuta del pagamento elettronico, viene consegnata al cliente la ricevuta fiscale. 
 
Nel caso specifico della vostra visita è possibile che vi sia stato un ritardo da parte del nostro staff nel consegnarvi la ricevuta prima che lasciaste il locale. Quanto da voi segnalato è stato comunque motivo per effettuare un'analisi del servizio che offriamo e per migliorare i meccanismi di servizio alla clientela.
 
Alla luce di quanto allegatovi a testimonianza della regolare emissione della ricevuta fiscale relativa al vostro preconto vi chiediamo la cortesia di scrivere una rettifica su quanto pubblicato. Potete immaginare che quanto scritto è lesivo della nostra immagine e nello specifico non corrispondente a realtà.
 
Vi ringraziamo per la cortese disponibilità e restiamo a disposizione per eventuali chiarimenti
 
Nicolò Lubrano di Giunno".