La guerra alla cena del governo, i ristoranti di Roma resistono al coprifuoco alle 18 tra rabbia e ironia

La guerra alla cena del governo, i ristoranti di Roma resistono al coprifuoco alle 18. Disorientamento, rabbia, ironia. Il mondo della ristorazione reagisce in ordine sparso alle ultime novità da Palazzo Chigi, al dpcm che sancisce il coprifuoco alle 18 per locali, bar e ristoranti e abolisce la cena.

 

I futuristi e le “inventine” 
I futuristi avevano dichiarato guerra alla pastasciutta, abolito il chiaro di luna, contestato i “propagandisti di malinconia”. Ci vorrebbe un po’ dell’inventiva dei Marinetti e dei Maincave per uscire dal buco nero del coprifuoco. I due aprirono persino un ristorante, trasformando i cocktail in polibibite, combattendo la fiacchezza del popolo italiano a suon di “inventine“, beveroni inebrianti e stimolanti, capaci di dare nuova linfa ai tradizionalistii smidollati. Servirebbero come il pane pure oggi, le inventine.

Chiusure e farsa.

Ora c’è poco da inventare, in verità. Ci si può incazzare, come ha fatto il giovane imprenditore Marco Pucciotti, che ha annunciato la chiusura di uno dei suoi locali, Sbanco. (per poi spiegare però che si tratta di “chiusura temporanea” e che è stato “travisato“): “Chiudo perché Non riesco più a vedere un futuro. Ci hanno lasciati soli, senza una guida e senza essere mai stati contattati da nessuno, soli a gestire la cosa con il solo buonsenso, senso civico e responsabilità. Chiudo perché questo governo non mi appartiene”. Si può contestare il decreto, come ha fatto Massimiliano Tonelli, del Gambero Rosso, che parla di “farsa“: “Non si hanno notizie se non assai sporadiche di focolai nei ristoranti, non ci sono link di contagio che fanno risalire ad un pranzo o ad una cena se non marginalmente. Intendiamoci, è verissimo che il ristorante è un luogo potenzialmente a rischio: si sta senza mascherina e in ambienti chiusi. Ma è altrettanto vero che gli operatori hanno lavorato in questi mesi in maniera encomiabile e i clienti sono stati quasi sempre assai disciplinati”. Detto questo, si vocifera di altre chiusure, presto i risultati del coprifuoco saranno visibili a occhio nudo.

I grandi chef
I grandi chef, sempre in prima fila a difendere i loro interessi, sono scesi in campo. Ne prendiamo uno dei più combattivi, Antonello Colonna: “Spero che fra un po’ il governo metta un cartello con scritto che stiamo su scherzi a parte. Far chiudere un ristorante alle 18 non solo non ha senso, ma è anche umiliante. I ristoranti non sono focolai. Noi siamo imprenditori, ogni volta che escono questi decreti mi sono adeguato facendo in modo di non licenziare e non mandare nessuno in cassa integrazione. Noi siamo come i comandanti di una nave, ma ci devono dare una rotta: ma questa rotta ci sta mandando dritto in faccia agli scogli “.

La catena spezzata
Dietro i grandi chef ci sono gli chef, a seguire i cuochi, che poi sono gli chef senza troppa enfasi, poi la brigata di cucina, i lavapiatti, i responsabili di sala, i camerieri. E poi i fornitori di alimenti, i distributori di vino, i produttori. Una catena spezzata in due, che farà fatica a ripartire.

Tre soluzioni
C’è chi è scettico di fronte alle lamentele dei ristoratori, chi non crede a chi piange sempre miseria, a chi versa birra nei tombini in segno di protesta. Eppure i conti sono facili da fare. Non bastano le agevolazioni del governo, sospendere i mutui, consentire la cassa integrazione. Ci sono affitti da pagare, bollette di acqua e luce, debiti da onorare. Le soluzioni sono tre, gettare la spugna, chiudere momentaneamente in cerca di tempi migliori o provare a reinventarsi.

Il pranzo è una cena che non ce l’ha fatta

Ciro Borriello di Mostò reagisce con il disincanto ironico del partenopeo: “Anticipiamo l’orario di cena alle 12, perché in fondo il pranzo è una cena che non ce l’ha fatta”. Già che c’è, invita i clienti a usare la sua enoteca come sede per smart working. Un’altra enoteca, Fafiuché a Monti, la butta sull’ironia, lanciando il nuovo pranzo: “Da domani irripetibile esperimento sociale da Fafiuché, ovvero la vineria a pranzo ! Un vitello tonnato al volo ? Un nebbiolino buttato lì a mezzo pomeriggio ? Una bruschetta Fafiuché contro il calo di zuccheri di tarda mattinata ? Quell’arneis che scendeva così bene all’aperitivo ? Un brasato al barolo per alleggerire il pomeriggio in ufficio ? Eddai, proviamoci!”. Rimessa Roscioli pubblica l’immagine dell’Ultima Cena e annuncia la resistenza: “Fino all’ultimo respiro! Menu fissi e a la carte, cambio gomme e check up completo incluso Torneremo, diavolo se torneremo! I bravi ragazzi di Zia (Antonio Ziantoni e Ida Proietti), ristorante gourmet di grande qualità, non perdono il sorriso, pubblicano una foto con allegria contagiosa e lanciano il pranzo, da mercoledì alla domenica. Anche Alessandro Pipero fa buon viso a cattivo gioco e annuncia in video: “Da domani il pranzo è servito”. Trecca, trattoria romana di recente apertura, annuncia il pranzo con un hashtag significativo: #mesentomaleportameintrattoria. La foto è ancora più significativa: una simpatica nonnetta che fa il dito medio, s’immagina in direzione del governo, o del Covid, chissà. Aprono a pranzo anche Tordomatto, Osteria Fernanda, Epiro, Pianostrada, Moi, Schietto e molti altri.

Se Maometto non va alla montagna (il delivery)
Inutile dire che se Maometto non può andare alla montagna, e sedersi comodamente a un tavolino, è la montagna a provare ad andare da Maometto. Con tutti i problemi del caso, che si sa che il delivery conviene ben poco ai ristoratori, costretti a sobbarcarsi commissioni dal 25 fino al 40 per cento dei vari Just Eat e Deliveroo. C’è chi fa da solo, con la forza del proprio personale, ma il guadagno è limitato. Enoteca Verso aveva cancellato le consegne e ora è pronto a riprenderle. Cesare al Casaletto non sarà da meno e riprenderà a far delivery. Jacopa stava per lanciare una serie di eventi serali e dovrà rimodularsi.

Meglio un uovo oggi che una gallina domani (la colazione)
I dpcm segneranno nuovi stili di vita? Ci si abbofferà a pranzo? Si sdoganerà una boccia di rosso alle 12? Lo scopriremo vivendo, quel poco che ci è ancora concesso, ma intanto i ritmi della città e delle persone sono già cambiati. Si esce poco la sera, compreso quando è festa, come diceva Lucio, e ci si alza presto la mattina. La colazione tornerà a essere un momento chiave? Lo vedremo. Intanto Eggs, che riparte con il delivery serale a pieno regime, inaugura la colazione del sabato e della domenica, con lo slogan “Meglio un uovo oggi che una gallina domani” ( menu breakfast dalle 10 a mezzogiorno nel weekend). E il Caffè Ciampini di  piazza Cola di Rienzo ne approfitta per rilanciare la sua colazione, “la pausa ideale per cominciare la giornata”.  E sia, facciamo il pieno di energia e proviamo a cavarcela anche questa volta.