Bar chiusi per coronavirus, fornitori e dipendenti non pagati, danni incalcolabili per la ristorazione

Bar chiusi per coronavirus, fornitori e dipendenti non pagati, danni incalcolabili per la ristorazione. Appena avuto notizia, abbiamo eccepito subito quanto fosse paradossale, e ingiusta, l’ordinanza emessa in Regione Lombardia che prevede la chiusura dei bar e dei locali notturni dopo le 18. Alle parole generiche dell’assessore Giulio Gallera, che parlava di “pub“, è seguita l’ordinanza, che però non ha fugato tutti i dubbi, come scrive ora anche il Gambero Rosso. E soprattutto non ha chiarito il perché di una discriminazione assurda: chiudere i bar e non i ristoranti.

Non si capisce perché prendere di mira solo i possessori di quel tipo di licenza e solo a partire dalle 18. La ratio dovrebbe essere quella di evitare gli assembramenti. Ma davvero si pensa che abbia senso questa distinzione? Che in un bar affollato per la colazione non ci sia nessun rischio? Che in un ristorante dove si mangia a distanza di meno di un metro dai vicini non ci sia rischio. Intendiamoci, non è detto che si debba sbarrare tutto. Ma il punto è: o tutti o nessuno. O c’è un pericolo grave di pandemia e bisogna prendere interventi drastici e collettivi o si decide che si può fare a meno di intervenire.

Quello che è certo è che questa situazione sta già creando e creerà un danno economico gigantesco, difficile da calcolare. Sono molti i locali che hanno bloccato non solo le forniture di cibo e di vino, ma anche i pagamenti. Si può immaginare cosa voglia dire per distributori, agenti e produttori di vino e di cibo? E si può immaginare cosa può significare per dipendenti e collaboratori che verranno lasciati a casa o non pagati? Per i ristoranti non va meglio. Perché è vero che non c’è obbligo di chiusura, per ora, ma il giro di affari si è comunque considerevolmente ridotto. La gente preferisce stare a casa, ordinare dalle app, cucinarsi da solo. Alcuni ristoranti milanesi – da Trippa a Al Mercato a Bon Wei – hanno deciso di stare chiusi. Per “solidarietà”, come Trippa, ma anche perché il clima è tale che quasi non conviene stare aperti in queste condizioni.

Che si farà per aiutare il mercato della ristorazione e dei bar? Quanto durerà? Difficile prevederlo, quel che è certo è che (considerando anche quello che sta succedendo alle fiere di vino) le conseguenze economiche saranno probabilmente drammatiche per molti. L’altra faccia del panico irresponsabile di chi svaligia i supermercati è la paura che spinge tutti a rinchiudersi in casa. Quel lazzaretto che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte voleva evitare e che ora rischia di concretizzarsi.