Romeo e Bowerman, oh Romeo perché non ci sei più? Eutanasia di un ristorante E così è chiuso. Sbarrato. Con le lettere di buon servito spedite già da tempo ai molti collaboratori dell’impresa faraonica. Quando aprì, nel 2017, Romeo e Giulietta (e la gelateria Frigo), si gridò al miracolo. Una chef acclamata, molto mediatica e variopinta, Cristina Bowerman, un ambiente originale e vastissimo (duemila metri quadri), la doppia offerta di un ristorante gourmet e di una pizzeria con pizze napoletane e romane.
Il posto è decisamente bello ma anche spesso vuoto, anche per i grandi spazi. Un annetto sulla breccia, un annetto di sopravvivenza. Poi il declino. Problemi familiari con il marito imprenditore Fabio Spada, discussioni tra soci, il ristorante in difficoltà economica (mentre la pizzeria andava meglio) e le porte sbarrate. Senza un annuncio, una spiegazione. La notizia filtrata a Milano e spifferata da Valerio Visintin. Tutto il resto silenzio. Ultimo messaggio pervenuto, sui social di Romeo, il 28 agosto. Un post it con la scritta work in progress e “chiusi per ristrutturazione”. C’è ancora.
Peccato. Ci sarebbe piaciuto saperne di più. Ma è la sorte di molti locali e ristoranti. Bisognerà scrivere, prima o poi, una Spoon River della ristorazione. Capire come e perché i ristoranti aprono e chiudono. Format e utopie, imprese familiari e avventure faraoniche. Tutte inghiottite dal tempo, dal mercato, dalla concorrenza, dalle liti.