Kanpai Milano, l’autentica cucina giapponese in Porta Venezia

Kanpai Milano tel. 02 38269862. A Milano il giapponese piace sempre di più. E ha sempre meno a che fare con il sushi. Lo conferma la cucina di questo ristorante in Porta Venezia, che siamo tornati a trovare a poco più di un anno dall’apertura scoprendo una carta ricca di nuovi spunti, alcuni alquanto originali, sicuramente merito della giovane cuoca Jun, originaria di Tokyo. E sembra davvero di trovarsi nel cuore della capitale del Paese del Sol Levante per le architetture spoglie e molto urban delle tre sale e, a sorpresa, per la voce registrata che, nei bagni, recita le fermate della metropolitana, riportate su pannelli luminosi.

Ispirato alle izakaya, locali informali dove si beve sakè accompagnato da cibi tradizionali, Kanpai ha un’ottima carta di drink. Sakè, appunto, selezionati tra più di 20 diverse prefetture, con altrettante peculiarità (a partire da 7 euro al calice). Naturalmente vini, compresi i modaioli orange (bianchi macerati). E cocktail, firmati da Samuele Lissoni, di cui abbiamo amato molto la versione ricca di umami del suo Bloody Mary e il Road to Tokyo, gin al basilico, vermouth dry allo shiso, succo fresco di lime e sciroppo di pimento (da 8 a 12 euro).

Dimenticate il sushi, dicevamo. E osate qualche piatto “strong”. Come Natto per vincere (5 euro): il natto è forse il cibo più incomprensibile per gli occidentali, fagioli di soia fermentati avvolti da un velo vischioso (occhio che fa i fili) con un sentore forte, dolce e acidulo, che ricorda lontanamente i più intensi tra i nostri formaggi erborinati. Un assaggio non per tutti, ma se ve la sentite lo troverete ingentilito dal contorno di avocado e dal condimento all’extravergine e semi di sesamo.

Curioso anche lo Yakimochi, mochi fritto da raccogliere in un foglio di alga nori, passare della salsa della chef, a base di soia, e gustare in un boccone: che i mochi, si sa, al morso “attaccano” un po’.

Chi vuole andare sul sicuro può scegliere il Karaage (9 euro), una frittura di cosce di pollo disossate con zenzero, sakè e salsa di soia: piatto semplice ma indovinato nella scelta del taglio di carne, che resta più umido e succulento di quanto avrebbe fatto il petto di pollo.

Kanpai Soba sono tagliolini freddi di grano saraceno da intingere nella loro salsa sukiyaki (12 euro), molto tipici. Chi preferisce il riso trova finalmente, nel Ryukyu Kobachi (12 euro) e nel Pescatore Don (20 euro), l’abbinamento con il pesce crudo, che varia secondo il pescato del giorno e si può gustare anche in purezza, nel più classico dei Sashimi (18 euro).

Nasunagi (12 euro) è un’altra ciotola di riso ma in versione veg, con melanzane morbide, golosamente unte, e shichimi, mix di sette spezie giapponesi. Signature e molto ricca la ricetta del Sugomori vegetariano (11 euro), dove il riso si accompagna a un uovo marinato e a guarnizioni green in più cotture, dal fritto all’umido.

La Tartare di manzo 3 salse (13 euro) è forse il piatto che ha convinto meno: seppure il rib eye correttamente battuto al coltello sia di ottima qualità, la porzione è piccina e le salse (mayo giapponese con yogurt e menta, nero di seppia e peperoni) sperdute nel piatto.

I dessert orientali (che qui cambiano secondo la fantasia della chef e costano 8 euro) devono piacere, e si devono capire. Noi siamo rimasti un po’ perplessi sia di fronte al Mochi annegato in una rovente salsa al caramello che al Flan che sembrava più un semifreddo, con una crema di fagioli rossi che ricorda le nostrane di marroni. Forse, meglio concludere con un buon whisky jap, da scegliere tra infinite referenze (da 7 a 25 euro per il ricercato Komagatake).

Kanpai, via Melzo 12, tel. 02 38269862, Sito